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Manifesto-Per tre bambini su quattro non c'è posto all'asilo

Per tre bambini su quattro non c'è posto all'asilo L'allarme della Cgil: il governo non investe sull'infanzia, troppo squilibrio tra centro-nord e sud d'Italia ROMA Ben tre domande su quattro di...

27/05/2005
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il manifesto

Per tre bambini su quattro non c'è posto all'asilo
L'allarme della Cgil: il governo non investe sull'infanzia, troppo squilibrio tra centro-nord e sud d'Italia
ROMA
Ben tre domande su quattro di iscrizione di un bimbo all'asilo nido vengono respinte per mancanza di posti, c'è uno squilibrio preoccupante nell'offerto tra centro-nord e sud, e molto vasto è il ricorso ai privati, anche perché l'Italia è uno dei paesi europei che spendono meno per l'infanzia. E' il preoccupante dato che emerge da uno studio dell'Ires Cgil presentato ieri a Roma nell'ambito di un convegno intitolato "Piccoli passi verso grandi diritti", nel quale il sindacato ha anche presentato le proprie proposte per le politiche dell'infanzia. In sintesi: patti territoriali ad hoc, una legge quadro che fissi i livelli essenziali da garantire a tutti i bambini, un unico assessorato che si occupi della materia, una lista unica delle iscrizioni a scuola. Secondo la ricerca, il numero di bambini che frequentano asili pubblici sono in media appena il 6 per cento della popolazione da 0 a 2 anni, con flessioni nelle regioni del Mezzogiorno. Dal censimento 2001 gli iscritti nei nidi, pubblici e privati, risultano essere il 18,7 per cento, un dato che dimostra come il ricorso al privato sia molto elevato. Molto squilibrata la situazione tra centro-nord, dove c'è una copertura migliore, e il sud. Ai primi posti risultano infatti regioni come Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, agli ultimi invece Molise, Basilicata e Calabria. Dagli anni `90 a oggi si è comunque registrata una crescita, da duemila a circa tremila istituti, con un aumento dell'incidenza del numero di posti nido dal 5,8 al 7,4 per cento. Ma la domanda nazionale è più elevata, attorno al 10 per cento, e per questo l'offerta appare insufficiente. Siamo lontani anche dai principi stabiliti dall'Unione europea a Lisbona: raggiungere entro il 1010 il 33 per cento di offerta formativa nella fascia da 0 a 3 anni.

Per questo la Cgil chiede che i servizi siano orientati verso i cittadini-bambini, superando l'ottica per cui spesso la questione è stata affrontata partendo dai bisogni primari delle madri lavoratrici o delle famiglie, o come sostegno al salario. Innanzitutto, il sindacato propone dei Patti territoriali per l'infanzia, uscendo dalla logica dei servizi a domanda individuale e riconoscendo l'asilo nido come servizio educativo essenziale. Poi chiede una legge quadro che fissi i "livelli essenziali" dei diritti da garantire a tutti i bambini, che ogni regione avvii un confronto con i sindacati per inserire le politiche sull'infanzia all'interno di quelle sociali e destinando a queste una quota di risorse. Infine i comuni, che dovrebbero investire nonostante i tagli governativi e attribuire la responsabilità a un unico assessorato, che possa coordinare una lista unica delle iscrizioni alle diverse scuole e i costi per le famiglie.

Secondo il segretario della Cgil Guglielmo Epifani le politiche per l'infanzia degli ultimi cinque anni hanno provocato "guasti profondi", con "programmi di natura ideologica" che sono "falliti dal punto di vista pratico", generando problemi sociali "più gravi di prima". Mentre per il segretario della Flc-Cgil Enrico Panini "siamo di fronte a una vera e propria emergenza", perché "c'è una disattenzione colpevole del governo che si traduce in una riduzione dei fondi, in una mancata generalizzazione della scuola dell'infanzia, in anticipi nelle iscrizioni per la scuola dell'infanzia che avvengono senza adeguate garanzie di qualità".


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