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Manifesto: Oggi la protesta contro i tagli del governo

Precari scuola

15/07/2009
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il manifesto

s. f.
Scendono in piazza oggi i precari della scuola italiana. La mobilitazione - appuntamento questa mattina alle 10,30 davanti al Parlamento - è stata proclamata per dire un sonoro no al piano di tagli del governo ed è frutto dell'auto organizzazione dei vari comitati precari - una quindicina - nati in tutto il territorio nazionale e composti di insegnanti di elementari, medie e superiori. Sono gli insegnanti (abilitati Siss o con concorso) che lavorano sulle cattedre «vacanti», cioè vuote, e assegnate annualmente - da settembre a giugno in genere - a tutti i precari.
«Non c'è un vero e proprio contenitore perchè ci interessano i contenuti», dicono loro. Alla mobilitazione hanno aderito (pur se ognuno con le proprie posizioni) sindacati - Cgil, Cobas, Cub e persino la Cisl scuola che ha firmato la riforma del governo - partiti - dal Pd al Prc e Sinistra e libertà, passando per l'Idv - e società civile.
Tre i punti sostanziali che animano la protesta. Innanzitutto, il ritiro di tutti i tagli previsti dal «piano Gelmini», 8 miliardi di euro circa, che rischiano di dare il colpo di grazia alla scuola italiana. «In ballo non c'è solo il nostro posto di lavoro, ma la qualità della scuola pubblica che non si può avere in classi di 33 alunni», dicono. Non è che un esempio, quello delle classi più numerose, utile però a capire la direzione in cui si vuole andare. Loro un'idea ce lhanno: «Il disservizio che poi legittimerà il ricorso alla privatizzazione».
Secondo: l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari sui posti vacanti e disponibili in organico. Vale a dire, «il riconoscimento del lavoro che ogni anno facciamo su cattedre vacanti ma che esistono».
Infine, il ritiro del progetto di legge Aprea «che introduce la totale aziendalizzazione dell'istruzione, attraverso la trasformazione delle scuole in fondazioni, la fine della libertà d'insegnamento in funzione della chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici e la gerarchizzazione della classe docente con l'introduzione di distinte figure professionali la cui carriera sarebbe costantemente sottoposta alla ricattabilità di dirigenti e finanziatori privati».


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