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Manifesto-Occupata la Sapienza in lutto

Occupata la Sapienza in lutto All'università di Roma docenti e studenti contro la riforma Moratti. E' la prima manifestazione in vista dello sciopero nazionale del prossimo 17 febbraio TIZ...

06/02/2004
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il manifesto

Occupata la Sapienza in lutto
All'università di Roma docenti e studenti contro la riforma Moratti. E' la prima manifestazione in vista dello sciopero nazionale del prossimo 17 febbraio
TIZIANA BARRUCCI
ROMA
La statua della Minerva coperta a lutto con un drappo nero e un'aula magna stracolma di persone, soprattutto docenti, ma anche tanti studenti, tecnici e personale amministrativo. E' stata molto partecipata la mobilitazione trasversale che si è svolta ieri all'università La Sapienza di Roma contro la riforma Moratti che "aumenta la precarizzazione, penalizza la didattica e favorisce la fuga dei cervelli all'estero". Sui temi del disegno di legge del governo si apre così il terreno - secondo un documento approvato al termine dell'assemblea - a "una discussione in tutte le sedi e gli organi ufficiali, coinvolgendo in modo attivo forze politiche, sindacali e sociali". Dieci giorni di mobilitazione "sciolta", vale a dire in sedi e momenti diversi, in preparazione del prossimo 17 febbraio, quando, in occasione dello sciopero nazionale indetto dai sindacati, i docenti bloccheranno totalmente la didattica e, per la prima volta, forse anche delle discussioni delle tesi di laurea.

L'appuntamento per professori, ricercatori e dottorandi ieri mattina è stato alle 10.00 davanti alle scale del rettorato, lì la prima assemblea con striscioni e slogan, poi, verso le 11.30, tutti nell'aula magna, per un'occupazione simbolica dell'ateneo.

"Il disegno di legge delega sul "riordino dello stato giuridico dei professori universitari" in sostanza va nella direzione contraria alle necessità dell'università di oggi - spiega Antonio Cenedese, professore di ingegneria e consigliere d'amministrazione nell'ateneo romano - Vero è che l'attuale normativa è troppo vecchia e quindi tutti noi sentiamo il bisogno di una nuova regolamentazione, ma questo non significa che la proposta del ministro vada nella giusta direzione". Le critiche che secondo Cenedese vanno mosse di due tipi: da un lato quelle relative ai contenuti, dall'altro quelle sulle procedure d'azione scelte dal governo. "Non si può pensare ad una riforma a costo zero - spiega - lasciando, come spesso accade, gli oneri alle singole università. Senza contare che non possiamo accettare un ulteriore precarizzazione del settore universitario. Teniamo ben presente che il modello di lavoro americano non può funzionare in una realtà come la nostra dove le possibilità occupazionali sono ridottissime. In secondo luogo non nascondo che lascia molti dubbi la scelta dello strumento della legge delega che di fatto ha annullato qualsiasi tipo do confronto e dibattito sull'argomento".

A fare eco a Cenedese è il prorettore della Sapienza, Gianni Orlandi, anche lui tra coloro che hanno partecipato alla mobilitazione di ieri. Elemento positivo, secondo Orlandi, è prima di tutto la rottura del silenzio di tutti questi anni. La mobilitazione è importante perché "ha restituito alla Sapienza il suo ruolo di punto di riferimento". Il disegno di legge Moratti, poi, "ci mette in una situazione di grande preoccupazione per quanto riguarda il futuro della nostra università, perché pare non puntare sul suo valore strategico. Non fa nessun riferimento alla ricerca, e anzi sembra andare in senso contrario. In più tende a far sparire la figura del ricercatore, che in tutti questi anni ha supplito a molte deficienze presenti nella stessa struttura accademica". Insomma, la proposta creerà una precarizzazione tale che i giovani non avranno altra scelta che espatriare. "La tanto discussa fuga di cervelli diverrà una realtà dai numeri consistenti".

La riforma Moratti è il risultato di una mentalità che vede l'università "in termini di un problema di costi da contenere, invece che come fattore di sviluppo culturale ed economico dell'intera società" secondo Enzo D'Arcangelo, del dipartimento di statistica, tra gli organizzatori della manifestazione. "Noi non vogliamo che gli atenei si trasformino in un luogo di lavoro precario finalizzato alla produzione di didattica di basso contenuto scientifico".

La protesta di Roma di ieri non è un caso isolato nel panorama accademico. Alla Federico II di Napoli i professori si sono riuniti in assemblea, mentre il senato accademico dell'università della Calabria ha chiesto ufficialmente il ritiro del disegno di legge. E già da giorni il Cun (comitato universitario nazionale), l'organo che esprime la rappresentanza del mondo accademico, ha istituito un osservatorio per accogliere proposte dai decenti e ha aperto una raccolta di firme da presentare alle forze politiche.


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