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Manifesto:Nulla di nuovo sul fronte della formazione

di Mauro Casola Coordinatore naz. unione studenti

26/10/2006
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il manifesto

l'intervento

Per la fascia dei soggetti in formazione, gli ultimi 5 anni sono stati caratterizzati da un movimento di dura opposizione alle logiche di mercificazione delle conoscenze, un modello che vede ancora oggi nella limitazione di accesso ai saperi uno strumento di notevole forza per il mantenimento di uno stato di precarietà e quindi di ricattabilità dei singoli.
Questo stato di forte insicurezza che caratterizza le giovani generazioni richiede una forte inversione di tendenza nelle politiche che riguardano l'autonomia degli individui soprattutto nella fase della prima formazione, fino all'università. Purtroppo denunciamo con forza un'incapacità da parte del governo in carica di valutare l'investimento nelle politiche formative e di innovazione non solo come un mero capitolo di spesa.
E' chiara un'inversione di tendenza a partire dal metodo, dalla ricostruzione di un dialogo con tutte le componenti del movimento studentesco, organizzato e non. Una manovra di simili dimensioni, però, non si concilia con le belle parole spese del programma dell'Unione sulla conoscenza, l'innalzamento dell'obbligo come norma solitaria non può bastare. I disastri provocati da 5 anni del ministro Moratti richiedono atti ben più forti, i tagli alla scuola pubblica sono stati enormi, per non parlare della volontà di annullare ogni pratica di partecipazione diretta degli studenti nel proprio percorso formativo, solo la resistenza delle singole scuole ha evitato il peggio.
Soprattutto il capitolo relativo al diritto allo studio è molto carente, la necessità di costruire autonomia sociale per gli studenti non ha avuto alcuna risposta concreta alle istanze che hanno caratterizzato il movimento degli ultimi anni. I dati Ocse sullo stato della scuola italiana parlano chiaro. E' necessario bloccare le prime forme di precarietà esistenziale degli individui che si basano sulla mercificazione e limitazione di accesso alle conoscenze, questo per fermare un processo che vede nell'impossibilità di un costante autoaggiornamento il primo ostacolo per costruirsi un futuro liberamente.
La risposta che riteniamo più adatta è la costituzione di un reddito per i soggetti in formazione, un sistema integrato simile alle borse di studio senza vincolo di spesa più servizi universalmente garantiti allo status di soggetto in prima formazione, questo per garantire la possibilità di avere gli strumenti per affrontare e governare la propria vita nel mercato del lavoro e scardinare la logica del nozionismo e dei saperi codificabili e abbattere il proliferarsi di un esercito di ricattabili con poche nozioni e senza gli strumenti basilari per l'emancipazione dei singoli.
Rivendichiamo forme universalistiche di protezione sociale collegate alla formazione, un'intuizione che già altri paesi hanno concretizzato nelle politiche del tanto citato learnfare, una necessità per lo sviluppo democratico dell'intera società e per la libertà degli individui. La nostra costituzione pone delle basi molto solide ma dopo oltre sessanta anni l'applicazione degli articoli 3, 33, e 34 sembra ancora un miraggio.
Dobbiamo farci promotori di una nuova stagione di movimento, convinti che un patrimonio importante è stato condiviso negli ultimi anni e che questo autunno dovremo lavorare per non disperderlo, anzi, per concretizzare dei risultati.
Un movimento che non deve limitarsi unicamente ai luoghi fisici della produzione di conoscenza, ma anche a quell'immensa rete virtuale che oggi si batte per la liberalizzazione dei saperi. Quei movimenti che hanno caratterizzato la settimana delle libertà digitali lo scorso inverno e gli stati generali dell'innovazione il 28 di marzo alla Sapienza. La prospettiva è quella di costruire una vera e propria rete della conoscenza, un movimento capace di lottare per abbattere le recinzioni e la mercificazione dei saperi anche tramite la diffusione dell'innovazione tecnologica, delle pratiche di copyleft, creative commons, opensource...
Questo autunno sarà caratterizzato da una grande mobilitazione contro la precarietà il 4 novembre: l'assemblea dell'8 luglio ha tracciato come pilastro di questa data l'abrogazione delle tre leggi simbolo della precarietà (legge 30, Moratti, Bossi Fini) e una riforma radicale del mercato del lavoro. In quella data i soggetti in formazione dovranno già tracciare la rotta per la costruzione di un movimento forte che unisce i produttori di conoscenza. La data del 17 novembre, giornata di mobilitazione studentesca mondiale, potrà essere un ulteriore passo per un nuovo movimento che guarda proprio alla soggettività sociale del mondo della conoscenza, una dimensione che deve ambire ad avere una propria forza in grado di incidere sulle scelte del governo.


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