Manifesto-"No Moratti" giorno e notte
"No Moratti" giorno e notte A Roma lezione dei ricercatori davanti a palazzo Chigi. I sindacati fanno un "rave" di 24 ore contro la riforma delle università e minacciano lo sciopero generale. Con 4...
"No Moratti" giorno e notte
A Roma lezione dei ricercatori davanti a palazzo Chigi. I sindacati fanno un "rave" di 24 ore contro la riforma delle università e minacciano lo sciopero generale. Con 47 atenei paralizzati il ministero torna al confronto con i rettori
MATTEO BARTOCCI
ROMA
Prosegue la protesta nelle università italiane, che dopo aver fermato lezioni e laboratori in quasi 50 atenei pubblici, ora prova a stringere d'assedio i palazzi della politica. Nonostante la pioggia battente un centinaio tra ricercatori e studenti delle università romane hanno fatto lezione a piazza Colonna, a due passi da palazzo Chigi. Continuano infatti in tutta Italia le ormai "consuete" iniziative auto-organizzate. Ieri a Milano, dalla Statale a piazza San Babila, c'è stato un amaro "funerale della ricerca di base" inscenato da duecento ricercatori, dottorandi e specializzandi dell'università di Milano. E oggi sarà di nuovo la volta di Potenza, dov'è previsto un corteo unitario dagli studenti medi ai docenti universitari. A Roma intanto l'apice della protesta di questi mesi doveva essere costituito dalla manifestazione "no stop" di 24 ore organizzata dai sindacati confederali e da tutte le associazioni di docenza. La mobilitazione, fin qui carsica ma pressoché unanime in tutti i soggetti degli atenei, tenta così un primo punto di svolta.
Un "rave anti Moratti" piccolo ma ambizioso
Anche se quello di ieri, in una piazzetta vicino al ministero dell'Istruzione di viale Trastevere, non è stato un rumoroso "happening" come speravano gli organizzatori rappresenta comunque un tentativo ambizioso e fin qui inedito: una protesta lunga un giorno e una notte che alla fine porterà a discutere e a prendere la parola pubblicamente molti sindacalisti, alcuni rettori (sono intervenuti ieri, tra gli altri, il Magnifico dell'Aquila e di Potenza), 400 studenti dell'Unione degli universitari, i dottorandi dell'Adi, decine di docenti e ricercatori. Voci plurali dal disagio profondo degli atenei. Dal punto di vista dei numeri l'iniziativa è riuscita a metà. Per tutta la giornata circa duecento persone si sono strette attorno al gazebo bianco allestito dai sindacati. L'unico infastidito dalla manifestazione è stato il parroco della vicina chiesa di San Francesco, accontentato subito con un abbassamento del volume degli altoparlanti. Secondo la Flc-Cgil però ieri a Roma sono arrivate delegazioni da Liguria, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Siena.
Enrico Panini, il segretario generale, è soddisfatto e insieme agli altri leader confederali annuncia nuove proteste: "Questo è solo il punto di arrivo di una mobilitazione che ha già coinvolto tutti gli atenei, un rifiuto secco e irriducibile al disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti. Se il ministro non deciderà finalmente di avviare un confronto serio sulla riforma - prosegue Panini - indiremo a dicembre uno sciopero generale unitario delle università".
I sindacati chiedono inoltre un piano di finanziamento e reclutamento del personale negli atenei e, dopo la loro approvazione definitiva, l'accantonamento delle nuove "lauree a Y". Il presidio proseguirà anche oggi, in un alternarsi di dibattiti, lezioni, giochi, spettacoli e concerti. Per Augusto Palombini, segretario dell'Adi (i dottorandi italiani), l'iniziativa è "un successo, perché si è andati oltre il classico fronte della protesta sindacale". Assenti dalla manifestazione i ricercatori precari. La loro Rete nazionale ha deciso di puntare su lunedì, dove sfilerà con i Cobas e gli studenti nel "no Moratti day" per lo sciopero generale della scuola.
Con i rettori dialogo a porte chiuse
Forse le proteste di questi mesi potrebbero portare la fin qui irriducibile Moratti a rivedere le proprie posizioni. Sono più che consistenti ormai le indiscrezioni su un nuovo tavolo di confronto aperto dal ministro con la Conferenza dei rettori. A quanto sembra la Crui starebbe dialogando su una piattaforma ben definita.
"Il confronto si chiuderà, nel bene o nel male, in tempi rapidissimi", dicono i ben informati. La Crui ha espresso pubblicamente la richiesta di ritirare la legge delega sullo stato giuridico dei docenti sostituendola con una legge ordinaria che non preveda l'abolizione del ruolo dei ricercatori e mantenga la distinzione tra tempo pieno e tempo definito. Accanto al ddl più odiato ci sarebbe poi anche il confronto sui finanziamenti. Si parla di più soldi all'edilizia universitaria, di un progetto che in tre anni porti gli investimenti in ricerca in linea con la media europea, dello sblocco delle assunzioni per il personale tecnico e docente degli atenei. Trattativa in alto mare invece per l'abolizione dell'Irap per le università, reclamata dai rettori dopo la svolta fiscale decisa dal governo.
Giuseppe Valditara (An) sottolinea a chiare lettere un legame tra i "600 milioni di euro possibili in finanziaria per l'università, per la riforma della scuola e per il fondo per la ricerca di base (Firb)" con la riforma dello stato giuridico e la nuova valutazione.
Più soldi in cambio di riforme indigeste? E' presto per parlare di scacco matto alla Moratti o per valutare le mosse della Crui. E' certo però che molti protagonisti della partita vedono come il fumo negli occhi gli atenei paralizzati e un'opposizione al ministro che partita in sordina arruola ogni giorno nuovi sostenitori.