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Manifesto: «No alla manovra» A Cassino stop a lauree ed esami

Lo stato di agitazione a tempo indeterminato dichiarato ieri dalla maggioranza assoluta (96 su 103) dei docenti della facoltà di ingegneria di Cassino è la prima protesta ufficiale del mondo universitario contro i tagli previsti dalla manovra finanziaria.

16/06/2010
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il manifesto

Roberto Ciccarelli

Lo stato di agitazione a tempo indeterminato dichiarato ieri dalla maggioranza assoluta (96 su 103) dei docenti della facoltà di ingegneria di Cassino è la prima protesta ufficiale del mondo universitario contro i tagli previsti dalla manovra finanziaria. I professori ordinari, gli associati e i ricercatori si asterranno per i prossimi mesi dall'insegnamento, dalle lauree, dagli esami di Stato (salvo le prove stabilite dal Ministero dell'università) e dagli esami di profitto.
Una decisione senza precedenti che è stata seguita dalla facoltà di Lettere e filosofia e molto presto potrebbe essere presa anche da altre facoltà di un ateneo che rappresenta un esempio virtuoso. Secondo un rapporto sullo stato della ricerca del 2009, il numero dei docenti e dei ricercatori di questo ateneo laziale è aumentato nell'ultimo decennio del 48 per cento, il numero dei dipartimenti è passato da 10 a 13, quello dei laboratori da 27 a 42, i progetti di ricerca finanziati sono cresciuti dal 12,5 al 25,2 per cento.
«Sono sei anni che dirigo questa facoltà - afferma il Preside di Ingegneria Giovanni Betta - e tutti sanno che il nostro impegno è al di là degli interessi personali. Le misure adottate dalla finanziaria, sommate al taglio del finanziamento agli atenei e a molti aspetti poco condivisibili del disegno di legge Gelmini rappresentano un'ulteriore pesante batosta per l'università». La finanziaria prevede un taglio della retribuzione dei docenti stimato dal governo in 300 milioni di euro per il triennio 2011-2013. Si tratta di un taglio strutturale agli stipendi che, per i ricercatori, produrrà una perdita netta di circa 11 mila euro nel triennio 2011-2013 e di circa 125 mila euro nell'intera vita lavorativa. Per gli associati il taglio sarà di 9 mila euro e di 145 mila a fine carriera. Un ordinario perderà 10 mila euro. Ancora il governo stima che nel triennio 2014-2016 la riduzione complessiva sarà di 543 milioni di euro. Ciò che tuttavia più conta per il preside Betta è la «valenza simbolica» di questo provvedimento. «La Germania ha imposto gli stessi sacrifici, ma ha scelto di rifinanziare la ricerca con somme imponenti. In Italia, invece, l'università viene vista solo come un serbatoio di risorse».
La gravità della situazione non è sfuggita agli studenti dai quali sembrano essere giunte testimonianze di solidarietà. Già due giorni fa i docenti della facoltà ne hanno incontrati 250 in un'assemblea. «Ci dispiace utilizzare l'unica arma in nostro possesso e di creare disagi per i nostri studenti ai quali dedichiamo le nostre energie - precisa il preside Betta - Gli abbiamo spiegato che non ci preoccupiamo di difendere le nostre vacanze e abbiamo assicurato la nostra disponibilità a fare gli esami e le lauree anche in agosto, se occorrerà. Nelle prossime settimane resteremo in facoltà e risolveremo le situazioni più critiche legate alle borse di studio e agli studenti erasmus. Il nostro non è uno sciopero, ma è una sospensione della didattica. È l'unico modo che abbiamo per lanciare un messaggio all'opinione pubblica».
Dell'operato del governo i docenti cassinesi riconoscono il tentativo di provare a valutare la produzione scientifica, premiando «i meritevoli» e penalizzando «chi non fa il proprio dovere», ma giudicano «iniqui» e «penalizzanti» i tagli che dal prossimo anno obbligheranno gli atenei a cancellare il 50 per cento dei contratti dei ricercatori precari.
«Non siamo camionisti e non abbiamo possibilità di bloccare le autostrade - conclude il preside Betta - Abbiamo solo una 500 con la quale stiamo bloccando l'accesso alla nostra facoltà. Speriamo di poterla rimuovere presto».


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