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Manifesto-No alla devolution

No alla devolution" Cgil, Cisl, Uil scrivono a Casini. Domani l'incontro Epifani, Pezzotta e Angeletti denunciano anche gli "eccessivi poteri"consegnati al presidente del consiglio nella riforma d...

04/10/2004
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il manifesto

No alla devolution"
Cgil, Cisl, Uil scrivono a Casini. Domani l'incontro
Epifani, Pezzotta e Angeletti denunciano anche gli "eccessivi poteri"consegnati al presidente del consiglio nella riforma di Costituzione della destra
C. C.
L'appuntamento è per domani, Pierferdinando Casini l'ha fissato immediatamente ai segretari di Cgil, Cisl, Uil che in una lettera avevano chiesto un incontro urgente con i presidenti della Camera e del Senato. L'argomento è la devolution, ma anche gli altri aspetti "maggiormente rilevanti e critici" della "riforma" della Costituzione che questa settimana torna in calendario a Montecitorio dopo gli ultimi scontri tra i deputati di maggioranza e opposizione. "La cosa migliore sarebbe che il parlamento si fermasse", ha chiarito ieri Guglielmo Epifani, consonante con la "pausa" richiesta da Savino Pezzotta per "dare spazio a un confronto politico il più ampio possibile e partecipato", di contro al "deficit di democrazia" che segna il procedere parlamentare "a tempi stretti e dibattiti contingentati". Insomma, lasciar perdere il prodotto deforme che si sta confezionando. La consonanza dei tre segretari si articola nella lettera inviata a Pera e Casini sulla denuncia sia della devolution che del premierato assoluto. (Una unità di intenti contraddetta invece su altri piani, ieri, dallo stesso Savino Pezzotta nella risposta a Montezemolo: con la proposta di rispolverare quel Patto per l'Italia che Cisl e Uil avevano concesso con un accordo separato a Berlusconi). Per la devolution i tre leader sindacali si dicono "fortemente preoccupati" dell'attribuzione alle Regioni di competenze su "materie fondamentali" come scuola, sanità, sicurezza: scelta che minaccia "sperequazione territoriale nel godimento di diritti fondamentali, inaccettabile" in un "federalismo cooperativo e solidale"

La segmentazione che si sta costruendo, sottolinea la lettera, contraddirebbe quelle "garanzie di unitarietà del sistema, oggi assicurate dall'attuale Titolo V, che attribuisce alla competenza legislativa esclusiva dello Stato" la determinazione di "livelli e prestazioni", laddove sia in gioco la tutela dell'"unità giuridica e economica", particolarmente per i "diritti e sociali". A proposito del Titolo V - modificato a suo tempo dal governo di centrosinistra - le parole dei dirigenti confederali vanno qui tradotte nel senso: non cadiamo dalla padella nella brace. Perché allo sconquasso attuale certamente quel governo con la sua modifica costituzionale aprì la strada, e i sindacati non mancarono allora di notarlo, discretamente.

Le "sperequazioni" per il passaggio di competenze alle Regioni della "riforma" della destra comporta anche il rischio di trattamenti diseguali per i "dipendenti pubblici" di sanità, scuola, sicurezza, che oggi sono tutelati dal contratto nazionale: una diseguaglianza parallela a quella che colpirebbe i "cittadini" rispetto alla granzia del servizio sanitario nazionale - hanno già scritto in un documento unitario i sindacati della funzione pubblica.

Cgil, Cisl, Uil, denunciano anche il "modello confuso e contraddittorio" delineato per il senato federale. E non risparmiano la "la forma di governo", che "estenderebbe ccessivamente i poteri del presidente del consiglio, con la richiesta di scioglimento della Camera, indebolendo di conseguenza il ruolo di garanzia del Capo dello Stato", compromettendo il cardine del "bilanciamento dei poteri", mentre contemporaneamente manca una scrittura delle "garanzie democratiche".


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