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Manifesto: «No alla chiusura dell'Isfol»: i ricercatori occupano la sede

LAVORO PUBBLICO La manovra cancella l'ente, insieme all'Isae e all'Ispesl: centinaia di contrattisti senza futuro certo

25/05/2010
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il manifesto

Antonio Sciotto
Da ieri la sede dell'Isfol, a Roma, è occupata dai lavoratori. I ricercatori e gli impiegati tecnico-amministrativi protestano contro la manovra del ministro dell'Economia Tremonti, che minaccia seriamente il loro istituto. L'idea sarebbe radicale e drastica: eliminare l'Isfol, così come altri enti specializzati nella ricerca economica e sociale, dallo Ias all'Isae, fino all'Ispesl.
L'Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) ha circa 630 dipendenti, dipende dal ministero del Lavoro e si occupa di svolgere ricerche sul mercato del lavoro, elabora progetti di formazione e di accesso ai fondi europei. Il personale tecnico-amministrativo a tempo indeterminato, se l'istituto venisse sciolto, verrebbe reimpiegato nello stesso ministero del Lavoro, almeno secondo quanto dice la bozza della manovra che circolava ieri in assemblea, tra i lavoratori in occupazione.
Allo stesso modo, i ricercatori a tempo indeterminato, verrebbero messi a lavorare in altri enti. Il problema, manco a dirlo, riguarda chi fa ricerca con contratti a termine: i precari sono ben 268, e per loro al momento non è previsto semplicemente nulla. «Sono già stati stabilizzati 300 ricercatori negli ultimi anni - spiega Enrico Vignoni (Flc Cgil Roma) - Quanto ai precari, erano inseriti in un percorso di stabilizzazione, o comunque avevano avuto un rinnovo del contratto. I 268 scadono a fine 2013, ma con la manovra rischia di saltare tutto». Tra l'altro, se verrà soppresso l'Isfol, questi «contrattini» avranno almeno la possibilità di arrivare al 2013 o avranno problemi addirittura prima?
«È chiaro che quei contratti non li puoi rescindere, comunque il nostro obiettivo non è arrivare al 2013 senza Isfol, ma salvare l'istituto e tenere tutti dentro - spiega il sindacalista - Anche perché gli stessi dipendenti stabili non sono contenti di dover essere reimpiegati altrove, in posti di lavoro dove magari non avranno prospettive. E così è per i ricercatori stabili: chissà dove potrebbero metterli in futuro, a scapito della loro specializzazione».
Per questo motivo, tutto l'istituto è in agitazione e all'assemblea di ieri, come d'altra parte all'occupazione, sta partecipando anche il personale non precario. Inoltre, c'è preoccupazione per le ricerche oggi svolte dall'Isfol: chi le potrà effettuare in futuro? Si prefigura quindi una perdita sul fronte della qualità degli studi economico-sociali, anche in relazione a tutti gli altri istituti coinvolti.
E a proposito, va ricordato ad esempio che l'Ispesl si occupa di salute e sicurezza sul lavoro: tema delicatissimo. Proprio oggi a mezzogiorno, poi, si riuniranno in assemblea i ricercatori e il personale dell'Isae (istituto analisi economiche), con in visita una delegazione dall'Isfol e dagli altri enti in allarme. Tra le ipotesi, anche quella di occupare l'Isae. E poi, sul lungo termine, si sta preparando una manifestazione davanti a Palazzo Chigi.


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