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Manifesto: «Nì» di Cisl e Uil sul 30, «forse» sull'università

SCIOPERI

14/10/2008
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il manifesto

Eleonora Martini
ROMA
Una botta al cerchio e una alla botte. Se sulla scuola Cisl e Uil sono disposti a rompere l'unità sindacale appena faticosamente raggiunta con la Cgil facendo intravedere al governo la possibilità di revocare lo sciopero generale indetto per il 30 ottobre, su università e ricerca i due sindacati confederali giocano tutt'altro ruolo. «Proprio in queste ore - ha spiegato ieri sera al manifesto Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil - stiamo discutendo con Cisl e Uil di categoria l'eventualità di indire uno sciopero generale del settore della conoscenza e una manifestazione nazionale a Roma, dopo il 30 ottobre, contro i tagli ai precari della ricerca e la trasformazione delle università in fondazioni private».
Insomma, Pantaleo non demorde e non sembra demoralizzato dalle dichiarazioni del segretario della Cisl Raffaele Bonanni che domenica si era detto disponibile a «rinunciare volentieri allo sciopero se Palazzo Chigi ci convocasse insieme agli enti locali per discutere come riorganizzare la scuola». Nessun ripensamento nemmeno davanti al dietrofront della Uil che ieri per bocca del suo leader Luigi Angeletti ha sottoscritto: pronti a revocare lo sciopero se il governo, accantonato il metodo di illustrazione a colpi di slide, aprisse un vero tavolo di confronto con i sindacati e «se si trovasse una soluzione sul rinnovo dei contratti di lavoro». D'altra parte, della riforma Gelmini la Uil condivide quasi tutto, come spiega meglio Massimo Di Menna, responsabile scuola del sindacato, tranne l'articolo 4, quello sul maestro unico. Mentre considera addirittura «urgenti» le altre misure, per «evitare che si crei il caos nell'anno scolastico appena iniziato con il nuovo sistema».
«Non è cambiato nulla da quando abbiamo proclamato lo sciopero insieme anche a Gilda e Snals - ribatte Pantaleo - non basta l'apertura di un tavolo di confronto perché è necessario che il governo ritiri tutto il decreto 137, che nel frattempo è arrivato al senato, e anche il decreto 154 con il quale si chiudono gli istituti con meno di 50 alunni (è di ieri l'allarme dell'Uncem per 4 mila comuni montani che rimarrebbero senza scuola, ndr)». Condizioni che Pantaleo reputa «difficilissime» da ottenere perché «è evidente che manca la volontà». Anche la Gilda mette in guardia contro il «grave danno» che produrrebbe la rottura dell'unità fra i sindacati, «al di là delle grandi politiche dei vertici confederali, che ignorano ciò che accade nelle scuole». E l'Unicobas incalza: «Bonanni e Angeletti devono uscire dall'ambiguità: la scuola non è fallita come l'Alitalia e c'è invece chi vorrebbe farla fallire».
E allora, mentre gongolano i Cobas scuola che ieri pomeriggio hanno tenuto un sit-in davanti al Senato e rilanciano «l'unico sciopero generale che viene davvero dal mondo della scuola, quello del 17 ottobre», Pantaleo tiene il punto: «Non so da dove venga questo ripensamento di Cisl e Uil, ma io lavorerò fino alla fine per mantenere l'unità sindacale. Io ragiono nel merito e non vedo alcun cambiamento nel metodo autoritario usato fino ad ora dal governo. Nel frattempo dal mondo delle università pubbliche e della ricerca si apre un altro fronte e se non si ferma il processo di ristrutturazione del sistema pubblico dell'istruzione per noi sarà ancora sciopero generale».


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