Manifesto-Nessuna sponda a questa destra
PIETRO FOLENA "Nessuna sponda a questa destra" "Dietro le tentazioni bipartisan c'è il retropensiero che sia finita la stagione dei movimenti" Sinistra Ds alla prova "A Atene si è visto che il vo...
PIETRO FOLENA
"Nessuna sponda a questa destra"
"Dietro le tentazioni bipartisan c'è il retropensiero che sia finita la stagione dei movimenti"
Sinistra Ds alla prova "A Atene si è visto che il voto di Montecitorio era in chiave antieuropea. l'Ulivo ha perso l'occasione di collegarsi al resto d'Europa. Finora è stato Berlusconi a condizionare, e non viceversa. Se va avanti così, sul finanziamento dei militari vivremo momenti ancora più difficili"
COSIMO ROSSI
"Mi pare che torni prepotentemente in campo un'idea che sia Rutelli che Fassino avevano già esplicitato a suo tempo: cioè che il centrodestra si può battere solo se si ha una posizione meno frontale". Pietro Folena, deputato Ds di Aprile, ritiene che ci sia in primo luogo questo alla base delle tentazioni bipartisan rilanciate ieri dal presidente della camera Casini dopo l'esperimento fallimentare del voto sugli "aiuti" all'Iraq: "Non condivido in alcun modo questo clima e questa tensione che nasconde, nella sinistra e nell'Ulivo, il retropensiero che sia finita la stagione dei movimenti. E che, dunque, passata l'ondata di piena delle manifestazioni, ora i giunchi si possono rialzare".
Fatto sta che l'effetto è proprio questo: i partiti del centrosinista invocano il timone politico e si dicono pronti a collaborare con la maggioranza in nome dell'"interesse del paese"...
Credo che dietro ci sia un gigantesco equivoco. I movimenti sono tutt'altro che finiti. Se si intendono come piazza, come un corteo ogni quindici giorni, ne vedremo certo meno. Ma la natura di quello che sta accadendo fa difficoltà ad essere compresa. Condivido quello che ha detto Saverio Vertone alla camera: lo stesso ritardo che la sinistra accumulò nei confronti del socialismo reale è stato accumulato negli ultimi anni nei confronti del capitalismo irreale, cioè di questa incredibile deriva dell'occidente capitalista culminata poi nella guerra in Iraq. Invece noto che l'opposizione alle modifiche dell'articolo 18 proposte dal governo e anche il pacifismo più blando dei venti giorni di guerra hanno lasciato il posto con una rapidità sconcertante a un atteggiamento diverso. Secondo quel vecchi convincimento di scuola togliattiana in base al quale la desta la sconfiggi con una politica non dico simile, ma in qualche modo compatibile. Penso sia un'idea che non ha a che vedere con al stretta di oggi. Perciò come minoranza ds abbiamo svolto in questa fase un ruolo di condizionamento, non solo si raccordo con i movimenti. E mi preoccupa che nei Ds si torni invece a praticare sostanzialmente la linea di Pesaro o le illusioni precedenti.
Secondo lo stato maggiore dei Ds, però, con il semestre di presidenza europea si pone una questione per l'Italia più che per il suo governo...
Il problema esiste ed è giusto porlo. L'Italia arriva al semestre nella condizione più difficile: un paese che ha perso prestigio, che ha meno forza economica, che ha compiuto uno strappo politico con Francia e Gemrania (il nucleo duro dei paesi del trattato di Roma) attraverso la lettera degli otto, che si è schierato nettamente sulla guerra. E in un modo che è sbagliato definire ambiguo: perché è stato chiarissimo fin dall'inizio il ruolo da primi della seconda fila dell'impero americano e della sua politica; quindi in aperto contrasto con gli interessi geopolitici e strategici dell'Europa.
Forse per questo nell'Ulivo si pensa ad assumersi qualche responsabilità in vista del semestre.
Esattamente per questo, invece, noi siamo rimasta choccati da quello che è avvenuto in poche ore alla camera. A noi sembrava chiarissimo che il contesto del discorso di Frattini e del voto era in chiave antieuropea. Ci hanno detto che sbagliavamo, che non dovevamo mettere il piede nella buca scavata da Berlusconi. Ma il giorno dopo, ad Atene, si è visto che il piede nella buca lo aveva messo la leadership del centrosinistra. L'Italia è arrivata isolata ad Atena, con l'opposizione che ha perso l'occasione per collegarsi al resto d'Europa, anziché al governo. Finora in Iraq non c'è traccia di aiuto italiano; tra due mesi ci saranno invece i carabinieri sotto comando Usa. Intanto stanno arrivando gli aiuti del volontariato senza appoggio del governo, mentre dal resto dei paesi c'è il ponte aereo. Bé, se il clima bipartisan deve rafforzare questa posizione, oltre a ragioni di decoro nel rapporto con questa destra, c'è anche una ragione di realpolitik che lo deve impedire. Se Berlusconi si ravvedesse, capirei. Potrei non essere d'accordo, ma capirei. Ma qui siamo esattamente nella condizione contraria. E' quel che mi sorprende di più.
Nel nome dell'interesse del paese, la spinta bipartisan da parte dell'Ulivo non potrebbe essere finalizzata proprio a condizionare Berlusconi?
Capisco. Ma mi pare che il condizionamento fino adesso sia stato solo in senso opposto: è stato di Berlusconi nei confronti di chi non lo condivideva e non viceversa. La reazione sbeffeggiante e umiliante al voto parlamentare la dice lunga: è un uomo che non ha senso dello stato, antidemocratico, con un'idea plebiscitaria della politica. Possiamo offrirgli una sponda bipartisan? E dico anche che se per qualche ragione questo centrodesta non reggesse, è del tutto chiaro che si deve tornare a votare: non ci sono altre strade, semestre o non semestre. Anche l'atteggiamento di ieri di Berlusconi nei confronti della magistratura non è accettabile in un paese democratico. Se in un altro paese un capo di governo si permettesse di dire le stesse cose, partirebbe immediatamente la procedura di impeachment. Il problema non sono tanto le sue vicende giudiziaria, quanto come le usa per iniettare dosi massicce di veleno nel sistema politico.
Aprile finora è stato capace - insieme ai movimenti e altri settori del centrosinistra - di condizionare le scelte dei Ds e dell'Ulivo, ma da martedì questa stagione sembra chiusa. Non è il momento di ripensare la vostra strategia?
Ci dicano che linea vogliono e su quella chiedano consenso. Su una linea bipartisan non si è mai chiesto il voto nei congressi ds o nelle assemblee dell'Ulivo. Non nego però che nella nostra esperienza c'è stata una ferita profondissima. Più di una doccia fredda: uno strappo che non è riparato dalla risposta di Fassino. Se dovesse andare avanti un atteggiamento così, un domani, sul decreto che finanzia i carabinieri a Baghdad saremo di fronte a prove politico-parlamentari molto più drammatiche dell'ultima.