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Manifesto: Nella città della torre la protesta è Normale

ATENEO DI PISA

25/10/2008
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il manifesto

Iaia Vantaggiato
PISA
Una manifestazione «gentile», quella dell'ateneo pisano.
«Gentile» perché con la «gente» cosiddetta comune ha soprattutto avuto a che fare e perché è alla gente (comune) che prima di tutto si è rivolta. Una scommessa riuscita. Prova ne sia la manifestazione del 23 ottobre scorso che ha visto sfilare per le strade della città circa 15mila persone.
La più grande mobilitazione degli ultimi vent'anni, dice qualcuno. Una manifestazione di massa che prescinde dal merito della riforma Gelmini e del decreto Tremonti e che racconta di una protesta più radicata: se in gioco ci sono la scuola, l'università e la ricerca, vuol dire che tutta la società è in gioco.
«Gentile» perché - all'urlo e il furore - antepone la pacata autorevolezza che le deriva da un'antica tradizione. Quella di un'università che crede nel valore di una istruzione pubblica e di qualità.
Altro che studenti facinorosi, ricercatori isterici e docenti in cerca di guai. A Pisa un patto è stato siglato tra personale tecnico-amministrativo, ricercatori precari della ricerca e della didattica e coordinamento degli studenti: uniti nella lotta, come si diceva una volta, e in barba a tutte le sigle.
A occupare e a mobilitarsi, gli studenti pisani, sono stati - in Italia - tra i primi.
E' l'8 ottobre. A piazza dei Cavalieri - complice la meravigliosa scenografia medicea nella quale, come un cammeo, si incasta il palazzo della Normale - oltre 3mila persone sono assiepate. L'assemblea di ateneo è stata convocata e le direttive sono rapide e veloci. Una parte degli studenti va accupare il Polo Carmignani, altri decidono l'occupazione simbolica del centro stampa del Rettorato mentre un corteo spontaneo di migliaia di persone irrompe nelle strade cittadine.
L'accademia ha paura, reagisce. E mentre monta la protesta, la prorettrice convoca un'altra assamblea d'ateneo per il 14 ottobre: Marco Pasquali, il Rettore, se ne fa garante. Ed è sempre una brutta storia quando le istituzioni decidono di cavalcare i movimenti. Incalza il coordinamento che chiede al rettore e al senato accademico di dire di no alla 133. Vaga la risposta: al massimo faremo saltare l'inaugurazione dell'anno accademico.
Niente di che, come è evidente.
Ma Pisa, indomita, insiste. Giurisprudenza, lettere, scienze e scienze politiche occupano.
E' il 9 ottobre. Il coordinamento dei genitori convoca un sit in. Il presidio spontaneo di fronte alla Normale è partecipatissimo. Il corteo che parte, ancora una volta da piazza dei Cavalieri, conta almeno tremila persone.
Altri facinorosi, direbbe il presidente del Consiglio, non fosse che in mezzo al corteo ci sono pericolosissimi terroristi la cui età si aggira intorno ai sette anni, genitori e maestri rimasti ormai «unici». Unici al mondo, è più che ovvio.
«Si alza il livetto emotivo della mobilitazione» - affermano studenti senza nome che ai nomi rinunciano in nome di un'unità di fatto - mentre il polo Carmignani si dà regole di democrazia diretta e partecipata e adotta metodi basati sull'unanimità. Raggiungere l'accordo non è sempre facile ma al Polo Carmignani occupato - due assemblea al giorno, sala stampa, dormitorio organizzato e reintegrazione di una portineria esternalizzata che non fosse per loro non prenderrebbe stipendio - ci provano.
E ci riescono.
Raccontare Pisa non è facile tante sono le voci che da quelle strade «gentili» si levano.
Strepiti pure Berlusconi ma il senso della responsabilità - qui - arriva alto e forte. Nessun blocco della didattica - nonostante le aule e le facoltà occupate - e nessun furto di fotocopiatrici (come qualche giornale ha scritto) ma semplice prestito con tanto di autorizzazione del preside di Facoltà. Poi tavoli di lavoro, in particolare sull'autoformazione, capaci di sviluppare forme di didattica alternative.
Che si faccia un giro, Berlusconi, al Polo Carmignani (parentesi, migliaia di euro in edilizia che neanche I Pilastri della terra di Ken Follet riuscirebbero a giustificare) e poi ci dica cosa lo preoccupa. Forse che, a mobilitarsi in questi giorni, sono stati anche gli studenti della Normale?
Normali studenti, si direbbe a Pisa. Amici e compagni di un polo d'eccellenza cui Berlusconi - evidentemente - non ha mai avuto accesso.


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