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Manifesto: Né volantini, né bacheche

Sergio Romano decreta: «la scuola è una democrazia autoritaria»

18/05/2006
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il manifesto

editoriale
Franco Carlini
In un liceo di Cremona c'è la libera bacheca per gli studenti; quelli di destra strappano i materiali affissi da quelli di sinistra, i quali si lamentano con il preside che decide di non intervenire. Scrivono allora al Corriere della Sera, dove Sergio Romano decreta: «la scuola è una democrazia autoritaria», dunque il preside può decidere come crede e già che c'è sarebbe meglio che proibisse qualsivoglia volantino politico; d'altronde lo Statuto delle studentesse e degli studenti del ministro Berlinguer non contiene alcun «diritto di bacheca» e in ogni caso è un testo demagogico, pensate a studiare che è meglio.
In un colpo solo l'ex ambasciatore ci fa tornare giovani, quando appunto la scuola era impregnata di autoritarismo più che di autorevolezza e la conquista di un minimo spazio di espressione costava fatiche immani. Certamente qualcuno si ribellerebbe se al Corriere abolissero le bacheche sindacali che ovviamente «esulano» dalla missione in senso stretto di un quotidiano, ma che sono un piccolo segno di democrazia.
Che tristezza dunque, quando le persone invecchiano e ai giovani sanno soltanto dire: «ai miei tempi».
Sergio Romano peraltro è in pessima compagnia: al Congresso degli Stati Uniti è stata presentata una legge che impone alla scuole e alle biblioteche pubbliche di bloccare l'accesso ai siti internet che permettono alle persone di creare delle «pagine web o dei profili utente» e che offono forum di discussione, chat room o servizi di e-mail. La proposta di legge si chiama Deleting Online Predators Act, DOPA in sigla.
Da un provvedimento del genere deriverebbe il bando per tutti quei posti della rete come MySpace, Facebook che permettono di andare in rete con le proprie idee e preferenze. Naturalmente anche i blog.
I quali blog scolastici hanno già generato molte controversie, con seguito di cause penali o provvedimenti disciplinari: qualcuno raccontava spiritosamente le lezioni, altri avanzavano critiche; il linguaggio spesso era crudo, com'è tipico dei giovani, ma era pur sempre un esercizio di libertà di pensiero e persino un'occasione per addestrare le nuove generazioni al confronto.
Torna alla mente la storia meravigliosa di Katie Kale, quindicenne americana che citò in giudizio l'intero consiglio scolastico di Sissonville, West Virginia, perché le avevano impedita di indossare a scuola una maglietta anarchica. E vinse la causa, in quell'America liberale che a Sergio Romano evidentemente non piace.


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