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Manifesto: Mussi, in più 110 milioni

per il momento c'è un emendamento depositato in Parlamento e una promessa

15/11/2006
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il manifesto

L'annuncio arriva al termine del vertice a Palazzo Chigi con il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Sereni: «Un passo avanti ma non basta»
Eleonora Martini
Roma Per il momento c'è un emendamento depositato in Parlamento e una promessa: 110 milioni di euro in più in Finanziaria per Università e Ricerca. Ne ha dato notizia ieri lo stesso ministro Fabio Mussi al termine di un vertice durato due ore a Palazzo Chigi con il titolare dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, che del finanziamento straordinario aveva già parlato domenica scorsa, non ha potuto partecipare perché impegnato alla Camera dove il dibattito si era fatto rovente.
Dei 110 milioni di euro sottratti ai tagli al settore, 60 vengono dall'emendamento all'articolo 64 della legge Finanziaria che il governo ha presentato lunedì mattina e con il quale si riduce il taglio degli scatti di anzianità sugli stipendi al personale dell'università e degli enti di ricerca. Verranno ripristinati, quindi, i normali scatti di incremento degli stipendi dei dipendenti del Mur ma solo per chi guadagna meno di 53 mila euro all'anno. Il provvedimento, che riguarderà anche altre categorie come i magistrati, è stato presentato assieme ad un altro emendamento con il quale si finanzia un concorso straordinario per ricercatori - nazionale, sembrerebbe, e se fosse così andrebbe nella direzione chiesta dai precari - spostando fondi da altre voci di spesa del Mur.
Per quanto riguarda gli altri 50 milioni di euro, al momento sembrerebbe esserci solo un accordo politico e poca chiarezza sulla copertura finanziaria, problema per altro sollevato anche ieri durante il dibattito a Montecitorio. «Chi sta curando la finanziaria non ha ancora un quadro definitivo di dove si troveranno i soldi», spiegano dal ministero di Padoa-Schioppa.
Soddisfatto Fabio Mussi anche se, dice, «credo che occorra fare ancora un ultimo, definitivo sforzo, per avere una situazione non di abbondanza ma per poter dire "si riparte"». «L'università, la formazione e la ricerca sono scelte strategiche - ha aggiunto il ministro che, sostiene, continuerà a trattare - che sin dal principio sono state centrali nel programma dell'Unione, e a cui certo non rinunciamo». Dello stesso avviso anche Marina Sereni, vicepresidente del gruppo dell'Ulivo alla Camera, che lo ritiene «un passo avanti» e annuncia: «Siamo impegnati a reperire altre risorse».
Segnali apprezzati dai deputati della Rosa nel pugno che per tutta la giornata di ieri, in forma di protesta contro i tagli al settore, si sono astenuti in Aula dal voto sulla finanziaria. «La nostra non è una mossa politicista, non stiamo appoggiando un nostro ministro ma crediamo che la ricerca sia stata troppo penalizzata dall'articolo 53», spiega il Capogruppo Roberto Villetti che, dopo aver riunito i suoi, in serata annuncia: «Confermiamo però l'astensione almeno fino alla riunione dei capigruppo di maggioranza prevista per domani (oggi, ndr), dalla quale ci aspettiamo un impegno più concreto». Per la Rnp le risorse necessarie si possono recuperare, ad esempio, «limitando il finanziamento alle scuole paritarie», o «eliminando le esenzioni Ici alla Chiesa introdotte da Berlusconi ». Misura che, spiega Villetti, «porterebbe da sola circa 500 milioni».
Ma lo sforzo annunciato dal governo non basta: fatti i conti con tutti i vari emendamenti presentati fino a lunedì mattina, secondo una tabella diffusa dal responsabile dell'Università dei Ds Walter Tocci e curata dal professor Giorgio Parisi, «il totale della Ricerca e Università pubblica scende di 232 milioni e con la correzione per l'inflazione, calcolata al 2%, scende di 426 milioni». I contributi alla ricerca privata ammontano invece a +750 milioni di euro.


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