Manifesto-Moratti e i 100.000
Moratti e i 110 mila Tante le firme raccolte contro il decreto sulla scuola. Sabato manifestazione nazionale CINZIA GUBBINI ROMA Tornano a manifestare gli insegnanti, i genitori e gli studenti (...
Moratti e i 110 mila
Tante le firme raccolte contro il decreto sulla scuola. Sabato manifestazione nazionale
CINZIA GUBBINI
ROMA
Tornano a manifestare gli insegnanti, i genitori e gli studenti (dai sei anni in su) che difendono il tempo pieno nelle scuole. Una protesta capillare, che ha coinvolto famiglie di tutti gli strati sociali, scuole di ogni parte d'Italia, uniti nell'opposizione al primo decreto attuativo della riforma Moratti, ormai (quasi) in dirittura d'arrivo. Sabato 17 gennaio, alle 14, partirà da piazza della Repubblica a Roma una manifestazione nazionale per cercare di scongiurare che il Consiglio dei ministri dia semaforo verde al decreto. Alla manifestazione hanno già aderito diverse associazioni (Cisi, Arci, Legambiente), sindacati (Cgil, Cisl, Cobas), partiti (Rifondazione, Verdi), oltre che a tantissime scuole e comitati locali. Lunedì inizierà l'esame del testo da parte delle commissioni cultura del parlamento, e per l'occasione è stato indetto un sit-in a piazza Montecitorio (ore 17) mentre da Bologna, Firenze e altre città arriveranno delegazioni del "Coordinamento per la difesa del tempo pieno" nato spontaneamente diversi mesi fa. In tasca - si fa per dire - porteranno le firme raccolte per chiedere di non cancellare quel particolare modello pedagogico che va sotto il nome di tempo pieno e prolungato: sono già 110 mila. Potrà la ministra Moratti continuare a fare orecchie da mercante di fronte a tutto ciò?
Finora è stato così. Il decreto continua a seguire il suo corso istituzionale come se nulla fosse. Il 19 gennaio scadono i termini per le Commissioni parlamentari, che dovranno dare un parere "non vincolante" al testo. La Conferenza stato-regioni ha dato parere positivo, inserendo una serie di emendamenti che certo non salvano il tempo pieno, e che comunque non è detto saranno accolti dall'esecutivo.
Il testo ridefinisce il primo ciclo di istruzione (elementari e medie) e la scuola dell'infanzia. Gli elementi principali sono la diminuzione del tempo scuola e la personalizzazione dei percorsi di studio, "contrattati" direttamente con le famiglie. Alla scuola elementare tre ore settimanali saranno "opzionali", le famiglie dovranno cioè decidere, in base all'offerta delle scuole, quali attività far seguire ai propri figli. Viene inoltre introdotta la figura del "maestro prevalente", cioè un insegnante che avrà un ruolo preminente rispetto agli altri, tornando indietro di anni rispetto al modello sancito dalla riforma del `90. Viene inoltre introdotto l'anticipo scolastico: alla scuola dell'infanzia potranno essere iscritti i bambini che compiono 3 anni entro il 30 aprile dell'anno riferimento, mentre alla scuola elementare potranno essere iscritti i bambini che ne compiono sei entro la stessa data.
Per quanto riguarda il tempo pieno l'orario viene spezzettato settimanalmente come segue: 27 ore obbligatorie, 3 opzionali, più un massimo di 10 ore di tempo mensa. Gli insegnanti e i genitori contestano che, in questo modo, si uccide il cuore del tempo pieno che non significa soltanto stare per 40 ore a scuola, parcheggiati dai genitori, ma seguire un piano educativo molto preciso che segue una logica lineare, prevede la collaborazione tra gli insegnanti, individua anche nel tempo mensa un momento di apprendimento. Rimane, inoltre, l'abrogazione dell'articolo 130 del Testo unico, che prevede la contitolarità dei docenti. Inoltre viene stabilito che non sarà permesso l'aumento di classi a tempo pieno rispetto a quelle attualmente funzionanti.
Come se non bastasse il decreto è illegittimo sotto diversi profili: "Innanzitutto non è prevista copertura finanziaria - spiega Alba Sasso, deputata dei Ds e componente della commissione Cultura alla camera, che si accinge a valutare il testo - nonostante la legge delega lo preveda espressamente. Inoltre, cosa mai abbastanza sottolineata, il decreto contiene in allegato i programmi scolastici. Una procedura sbagliata, perché i programmi dovrebbero essere varati attraverso dei regolamenti, che permetterebbero una valutazione più approfondita. Stesso discorso per la definzione del monte ore". Lunedì la Commissione ascolterà anche le ragioni del "Coordinamento per la difesa del tempo pieno".