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Manifesto-Moratti affronta il premier e minaccia dimissioni

ISTRUZIONE Moratti affronta il premier e minaccia dimissioni Piovono tagli su scuola, università e ricerca. 17mila insegnanti in meno nel triennio 2005-2007 IAIA VANTAGGIATO E' un incontro a so...

27/11/2004
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il manifesto

ISTRUZIONE
Moratti affronta il premier e minaccia dimissioni
Piovono tagli su scuola, università e ricerca. 17mila insegnanti in meno nel triennio 2005-2007
IAIA VANTAGGIATO
E' un incontro a sorpresa tra il presidente del consiglio Silvio Berlusconi e i ministri dell'istruzione e dell'economia Letizia Moratti e Domenico Siniscalco, la causa del ritardo - oltre due ore - con cui ha inizio il Consiglio dei ministri destinato ad approvare l'emendamento fiscale. C'era da aspettarselo. Scuola, università e ricerca risultano essere tra i settori più colpiti da un provvedimento che evidentemente Moratti - nonostante continui a far finta di niente - non riesce a digerire, tanto che ormai da giorni si parla di sue possibili dimissioni.

Letizia Moratti potrà pure continuare a sbraitare - da Tokyo, da Bruxelles o dall'Arizona dove annuncia in Cinemascope l'inaugurazione "del più grande telescopio del mondo" - che nessun taglio colpirà la scuola, che al dicastero di viale Trastevere di blocco del turn-over neanche a parlarne, che nessun docente verrà licenziato e che anzi sempre di più ne verranno assunti, che deve infine sentirsi al sicuro persino la folta e maltrattata schiera del personale tecnico-amministrativo. E potrà pure continuare a invocare a garanzia delle sue incrollabili convinzioni - come ha fatto sulle pagine de La Stampa di ieri - le parole del suo amato premier: "Ricordo che il presidente Berlusconi, alla presentazione del Dpf in Parlamento, disse che la scuola non sarebbe stata toccata. Questo è ciò che conta, tutto il resto fa parte del lavoro preparatorio". Moratti del suo premier si fida, certo, ma non esita a trattenerlo in conciliabolo segreto per mettere a confronto il tessuto dorato delle sue promesse e la realtà plumbea dei conti. Un atteggiamento giudicato "incomprensibile" dal capogruppo Ds in commissione cultura della Camera, Giovanna Grignaffini: "Il ministro dichiara a mezzo stampa che scuola e università non si toccano ma di fatto avrebbe già pronte le dimissioni".

Sta di fatto che grazie al suddetto "lavoro preparatorio" - nel prossimo triennio 2005-2007 - i tagli previsti per gli organici della scuola saranno del 2% rispetto all'anno in corso. Così che la cosidetta "razionalizzazione della scuola" consisterebbe in una riduzione di circa 17mila posti di lavoro del personale docente nel biennio 2006-2007 (un punto percentuale per anno) cui si aggiungerebbe quella del personale non docente. Per il governo, un risparmio assicurato di 500 milioni di euro. "E' una vera dichiarazione di guerra alla scuola pubblica - commenta il segretario della Flc-Cgil, Enrico Panini -, un inno all'ignoranza. La ricetta del nostro governo per il futuro del Paese è meno tasse, più incultura".

Quante alle modalità con cui procedere ai tagli, il buio è totale. Blocco del turn-over? Assolutamente no, si affrettano ad affermare all'unisono Siniscalco e Berlusconi. E il presidente del consiglio non si esime dall'aggiungere: "Se manca un maestro lo reintegreremo". Bontà sua.

Ma allora che si fa? Che l'idea insanamente partorita sia quella di accorpare le classi, aumentare il numero degli alunni, eliminare cattedre improduttive come quelle degli insegnanti di sostegno (che futuro potrebbe mai avere nel mirabolante mondo del lavoro un ragazzo portatore di handicap?) o, ancora, falciare materie desuete?

Queste alcune delle ipotesi. Tra le certezze, i tagli alla "tabella A", quella relativa ai fondi a disposizione dei vari ministeri e necessari a finanziari nuovi provvedimenti. E per viale Trastevere - sempre più in affanno nell'attuare una riforma nata male e povera di risorse - ulteriori tagli di spesa costituirebbero veramente un bel guaio. "Se già erano scarsi i fondi per l'applicazione della riforma (200 milioni di euro stanziati in due anni a fronte degli 8 miliardi promessi) - afferma Alba Sasso dei Ds - con questa manovra non ci sarà più un euro".

Non a caso, a raggelerare l'ardente spirito della "manovra" - ancor prima di opposizione e sindacati - è l'algido comunicato della Ragioneria (il massimo ente contabile dello stato) che segnala: nel triennio 2002-2004 sono stati già tagliati 20mila posti di insegnamento e 9.600 posti di personale non docente. Vale a dire, attenzione: il solo annuncio dei tagli - come ha ricordato con eleganza la Ragioneria - ha determinato "forti tensioni politico-sindacali" poi sfociate nello sciopero del 15 novembre scorso.

Per non parlare di università ed enti di ricerca che non solo verranno colpiti dal blocco delle assunzioni ma che grazie all'emendamento fiscale si vedranno "soffiare" quei 600 milioni di euro loro destinati e dati per certi solo sino a pochi giorni fa.


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