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Manifesto: Ministro Gelmini, accettiamo la sfida

Gelmini pensava che l'anno scolastico iniziasse con lei che augura in bocca al lupo come un buon Gesù in mezzo a una folla di bambini

15/09/2009
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il manifesto

Giuseppe Caliceti
Gelmini pensava che l'anno scolastico iniziasse con lei che augura in bocca al lupo come un buon Gesù in mezzo a una folla di bambini. Sbagliato. In Italia non c'è mai stato inizio d'anno con più proteste: in ogni città docenti e genitori degli studenti si sono fatti sentire. Lei lo sapeva già, era corsa ai ripari. Prima facendosi ritrarre da Galli Della Loggia, un ritrattista di corte, come una novella San Sebastiano. Poi, sempre sul Corriere, lanciando addirittura una sfida ai docenti: «Chi fa politica, lasci la scuola». Spiegando che «criticare è legittimo», ma non a scuola. Bene, Gelmini, accettiamo la sfida. Ma con delle regole: la corretta informazione. E ricordandole che ogni protesta non è avvenuta a scuola - l'anno scolastico è iniziato regolarmente - ma fuori, facendo una chiara distinzione tra «ruolo istituzionale» del docente e no, cosa a cui lei non è abituata. Detto questo, quest'anno non sarà come tutti gli altri. La campanella d'inizio è l'avvio di una partita. Durerà almeno un anno - se il prossimo marzo ci saranno con le regionali anche le politiche. Probabilmente tre anni. Due squadre in campo. Da una parte la squadra di Governo capitanata da Gelmini, con i media governativi come centravanti di sfondamento, Rai e Corriere compresi. Lo scopo è ridurre ancor di più i fondi alla scuola, licenziare dopo i prima 60mila ben 150mila persone in tre anni: smantellare la scuola pubblica. Dall'altra parte del campo la squadra del Mondo della Scuola - precari, docenti, studenti, genitori, opposizione, sindacati - che in questo primo giorno di scuola hanno ridato vita al movimento dell'Onda Primaria. Cosa c'è in palio? Il futuro dei nostri figli. Non è colpa loro né dei loro genitori se sono nati quando sono nati. Non è colpa dei loro docenti. Per questo vanno difesi. Perché diritti acquisiti faticosamente in passato in nome dei nostri figli, se non si difendono, verranno fatti saltare in nome di parole come «razionalizzazione»: non sono solo parole, ma le lame dei tagli su pelle e cervello dei nostri figli. Loro sono i San Sebastiano, non Gelmini.
La partita si giocherà su informazione ed intimidazione Se i docenti criticano la riformaccia, saranno «segnalati» dai dirigenti che, se non lo faranno, potranno essere a loro volta «segnalati». Siamo alle liste di proscrizione. Al fascismo. Invece di vergognarsene, Gelmini lo dice: «Se un insegnante vuole far politica deve uscire dalla scuola e farsi eleggere». Intimidire: strategia disperata, che vuole apparire rigorosa. Per questo è importante stare uniti, docenti e genitori degli studenti. Sarà una partita lunga, dura. Si vuole ridurre qualità e diritti. Pensate, nonostante l'Ausl certifichi un tot di numero di ore, per risparmiare, già a un alunno disabile ne vengono assegnate meno della metà con l'insegnante di sostegno di cui ha diritto. Idem per gli studenti stranieri. E con un solo docente che deve gestire tutto, ci sarà meno tempo e attenzione per tutti: compresi gli studenti italiani e non diversamente abili. Come reagire? O si diventa più razzisti, perché una cattiva legge può anche fomentare il razzismo, - «io non voglio bambini diversamente abili o stranieri nella classe di mio figlio perché lui è normale e dopo resta indietro sul programma!». O si cerca di difendere insieme, genitori e docenti, tutti i bambini. E fare di tutto, come dice la nostra Costituzione, per aiutare chi ha situazioni di svantaggio. Ma senza togliere nulla agli altri. Invece, oggi, in Italia, c'è chi vuole mettere i genitori contro i docenti, diversamente abili contro chi non lo è, dirigenti contro genitori, e così via. Un gioco al massacro di tutti contro tutti. E a farne le spese saranno soprattutto bambini e ragazzi. È insopportabile in un paese civile. Stia tranquilla, Gelmini, nessun «docente o dirigente non applicherà la sua riforma». Anzi, anche al di fuori delle aule e dell'orario scolastico, la spiegheremo a tutti i genitori dei nostri studenti. Perché vogliamo che sappiano e capiscano bene come è. Poi saranno loro a scegliere che scuola pubblica vogliono veramente per i loro figli. La sua o, come noi crediamo, un'altra.


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