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Manifesto/Milano: Tempo pieno e demagogia zen

Noi, quando parliamo della scuola della Costituzione e di diritti lo facciamo avendo ben presente che devono essere fruibili da Bolzano a Lampedusa

04/04/2007
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il manifesto

Demagogia Zen

di Retescuole

E’ stato riportato, su tutti quotidiani nazionali di domenica, l’impegno preso da Prodi a Bologna: faremo un progetto di legge dal titolo “Norme urgenti...” per avere un canale preferenziale nel dibattito parlamentare al fine di ripristinare il tempo pieno come progetto educativo a 40 ore con le compresenze”. Aggiungendo che ritiene il tempo pieno “un modello educativo indispensabile. E nel frattempo daremo mille insegnanti in più”. Due giorni prima, pressata da genitori e docenti di Bologna finalmente Mariangela Bastico aveva detto: «Faremo un disegno di legge urgente… che andrà a ripristinare il tempo pieno… daremo 700 insegnanti in più destinandoli prioritariamente per le materne e per aumentare, per quel che ora si può... il tempo pieno con particolare attenzione allo Zen e alla Campania...”. Ci sarebbe da esserne felici. Peccato che queste promesse fossero state già fatte lo scorso settembre-ottobre per essere smentite dagli atti concreti del ministero.
La novità, invece, è l'accusa di egoismo sociale che la Vice-ministra ci ha rivolto, contrapponendo i bisogni delle nostre scuole a quelli dei luoghi più disagiati della Campania e della Sicilia. Lo andiamo ripetendo da anni, sappiamo bene che l'apertura di sezioni a Tempo Pieno sarebbero maggiormente efficaci per la ricostruzione del tessuto sociale, ad esempio, dell'aumento delle forze di polizia con compiti repressivi.
Ciò vale dappertutto, allo Zen come a Scampia, a Milano come a Bari. Intristisce il tentativo un po’ maldestro di mettere scuole e popolazione del nord contro quelle del sud. Ci colpisce la contradditorietà del ministero, se esiste una sensibilità attorno a questi temi, che si impegna mediaticamente in campagne contro il bullismo e poi decide di aumentare il numero di alunni per classe. La politica di disinvestimento in cultura e saperi dura da troppi anni ed è venuto il momento di invertire una tendenza che accomuna i governi di centrodestra come quelli di centrosinistra.
Insieme al problema degli organici va risolto e subito, perché domani sarebbe troppo tardi, lo stato di abbandono economico e culturale cui versa la scuola pubblica statale. Servono più risorse per gararantire il normale svolgimento del prossimo anno scolastico e non una riduzione ulteriore del 20% che si aggiunge al già devastate –50% degli anni della Moratti, servono fondi per pagare le supplenze e non un taglio del 50% su quanto è stato speso lo scorso anno. Serve sì una legge che reintroduca il Tempo Pieno abrogato dal governo Berlusconi, ma contemporaneamente serve procedere concretamente al progetto di un biennio unitario vero, unico strumento per ripensare l’intero ciclo di istruzione obbligatoria mettendo al centro i saperi , la conoscenza, le relazioni e non solo le discipline e le competenze.
Queste sono le urgenze che chiediamo vengano risolte con onestà e trasparenza dalla politica.
Noi, quando parliamo della scuola della Costituzione e di diritti lo facciamo avendo ben presente che devono essere fruibili da Bolzano a Lampedusa, per questo la concessione di qualche cattedra in più a Bologna o a Milano non ci vedrà soddisfatti. Anzi rilanciamo. Il problema del diritto all'istruzione è un tema mondiale: ci piacerebbe che il nostro governo si adoperasse affinché il Fondo Monetario Internazionale la finisse di condizionare prestiti e aiuti ai paesi del terzo e quarto mondo subordinandoli alla privatizzazione di tutti i servizi, istruzione inclusa.
Mercoledì 18 alle ore 17 ci troveremo alla scuola di via Muzio. Fate girare la voce, abbiamo bisogno dell’impegno di tutte e di tutti.

Marco Donati, ReteScuole


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