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Manifesto: Milano discrimina i bambini stranieri

Il Tribunale dà ragione a una madre marocchina che ha fatto ricorso contro la circolare di Palazzo Marino che vorrebbe escludere dalle scuole materne i figli di immigrati irregolari

12/02/2008
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il manifesto

Luca Fazio
Milano
La scuola si cambia anche a colpi di circolare, e Milano e la Lombardia sono un buon punto di osservazione per capire cosa intendono fare coloro che potrebbero essere chiamati a governarla. La prima circolare ha fatto «scandalo», perché il comune di Milano ha cercato di rendere più complicata l'iscrizione alle scuole materne dei bambini con genitori privi del permesso di soggiorno: e ieri è dovuto intervenire il Tribunale per accogliere il ricorso di una donna marocchina che temeva di non poter iscrivere la figlia all'asilo. La seconda «circolare» purtroppo non scandalizza più nessuno, poiché ormai è dal 2001 che il governatore Formigoni finanzia con il trucco del «buono scuola» gli istituti privati lombardi: solo che adesso quel sussidio (45 milioni di euro all'anno) viene elargito spudoratamente come «dote per la libertà di scelta», e nemmeno viene più menzionata la dizione «scuola statale», con buona pace della Costituzione. Ma torniamo al più grave scivolone dell'era Moratti.
Il giudice del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, ha definito discriminatoria la circolare che escludeva l'accesso alle scuole materne dei figli di genitori «clandestini», e ha ordinato «la cessazione del suddetto comportamento discriminatorio e la rimozione dei suoi effetti». Uno schiaffo per la giunta Moratti, l'ennesimo, dopo che il provvedimento aveva fatto gridare al «razzismo» tutto il centrosinistra, in testa il ministro Fioroni, che non si è lasciato sfuggire l'unica occasione per dire qualcosa di sinistra. Secondo il legale della donna, «il Comune deve rimuovere l'ordinanza e non può risolvere il problema dicendo che farà entrare la bambina nelle liste». Parla di «scelta di civiltà» il ministro per la Solidarietà sociale, Ferrero: «Invece di escludere quanti già vivono e lavorano nel nostro paese, contribuendo allo sviluppo economico dell'Italia e assicurando una parte del lavoro di cura, la destra continua con le sue campagne ideologiche e razziste». Chi continua a non fare una piega, facendo finta di non cogliere il significato tutto politico di un provvedimento che discrimina i bambini, è l'assessore alle politiche sociale di Palazzo Marino, Mariolina Moioli. «La signora - insiste - pochi giorni dopo aver presentato il ricorso ha contattato i nostri call center e le è stato fissato un colloquio per il 18 febbraio. Come ho già detto, noi accoglieremo tutte le domande di iscrizione e poi le valuteremo. Chi ha titolo sarà accolto alle materne, chi non ce l'ha riceverà un altro trattamento di accoglienza». A tanta supponenza non si può rispondere prescindendo dalla richiesta di Alfio Nicotra, segretario regionale del Prc: «Farebbe bene a dimettersi». Ai consiglieri comunali dell'opposizione non sembra vero di poter sparare a zero contro Super Letizia. «Esprimo soddisfazione - dice Patrizia Quartieri del Prc - perché è prevalso il diritto dei bambini all'educazione, e la parziale marcia indietro dell'assessore nel dichiarare che avrebbe accolto le domande di iscrizione dei bambini non regolari come casi sociali si muoveva in una logica da Comune benefattore, quasi fosse una elemosina». Marilena Adamo, capogruppo del Pd, sottolinea la testardaggine della giunta, «ancora una volta la magistratura interviene e il Comune non vuole modificare la circolare». Non solo. Probabilmente Palazzo Marino ricorrerà in appello, perché, attacca il capogruppo di Forza Italia Giulio Gallera, «se vogliamo far prevalere il diritto all'istruzione allora siamo conseguenti fino in fondo, separiamo i bambini dalle famiglie, espelliamo i genitori irregolari e mandiamo questi bambini negli istituti». Aberrante, ma logico. La campagna elettorale è cominciata, la Bossi-Fini è ancora sciaguratamente in vigore, e per il Pd non sarà del tutto facile essere «conseguente» fino in fondo.


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