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Manifesto-Materne a rischio nei piccoli comuni

Materne a rischio nei piccoli comuni I tagli del governo mettono in crisi la prosecuzione dei servizi scolastici. Soprattutto nel Sud ANTONIO MASSARI BARI Alunni di un dio minore. Sono i ragazzi...

07/09/2004
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il manifesto

Materne a rischio nei piccoli comuni
I tagli del governo mettono in crisi la prosecuzione dei servizi scolastici. Soprattutto nel Sud
ANTONIO MASSARI
BARI
Alunni di un dio minore. Sono i ragazzi dei piccoli comuni del Mezzogiorno, paesi che variano dai duecento ai tremila abitanti, dove l'inizio dell'anno scolastico si trasforma in un triplo salto mortale: c'è chi rischia di perdere la mensa, chi lo scuolabus, chi il riscaldamento. Dati i tempi, si fa quel che si può: sindaci assessori e presidi oggi godono di maggiore autonomia e potere ma, contestualmente, anche di molti soldi in meno. Qualche esempio. Con la finanziaria 2003 il comune di Faeto, paesino di 800 abitanti del subappennino dauno (provincia di Foggia), ha perso 40mila euro. "Il nostro bilancio è di 310mila euro", dice il sindaco Antonio Marella, "con il denaro che abbiamo a disposizione possiamo appena pagare il personale: quei 40mila euro in meno ci tocca recuperarli riducendo i servizi, l'uso delle luci in paese, il gasolio. Lo scuolabus è a rischio. Viviamo a mille metri, il percorso dalle masserie alla scuola è lungo e quest'anno si sono aggiunti anche gli alunni di Celle di san Vito, un borgo a pochi chilometri che conta duecento abitanti e pochissimi bambini. Se non dovessimo riuscire ad attivare lo scuolabus gli alunni di Celle perderanno anche questa opportunità, dovranno tornare alle interclassi, mischiando bambini di tutte le età ed esigenze diverse". Come se non bastasse, rischiano di saltare anche i pasti: "Sono molto preoccupato per la mensa della scuola materna", conclude il sindaco, "dei circa cinque euro necessari, uno e mezzo ricade sulle famiglie, il resto invece pesa sull'amministrazione. Cercheremo di non far saltare il servizio, certo, ma non posso neanche aumentare le tasse: i miei concittadini sono quasi tutti anziani e vivono con una pensione da bracciante di 370 euro al mese".

Il sindaco di Morra De Sanctis, paesino dell'Irpinia, per mantenere lo standard scolastico ha dovuto rinviare la costruzione del campo di calcetto: "Quest'anno", spiega Gerardo Capozza, "per la manutenzione della scuola ci tocca spendere 30mila euro: 16mila euro servono solo a garantire il riscaldamento. Abbiamo dovuto rinunciare al campo di calcetto: può sembrare un'inezia, ma per noi è importante, perché i ragazzi giocano tra i vigneti e a volte finisce a botte con i contadini. Ho dovuto rinunciare anche a mettere su l'asilo aziendale, lo costruiremo non appena possibile". La situazione è pressoché identica in tutti i piccoli comuni: "C'è chi ha dovuto aumentare le tasse per non sottrarre fondi alla scuola", denuncia Virgilio Caivano, portavoce nazionale dei Piccoli Comuni, "ormai viviamo in una condizione insostenibile: col nuovo anno scolastico si ripresenta l'impossibilità, soprattutto al Sud e nella fascia alpina, di garantire ai bambini l'apertura delle scuole materne comunali. La Finanziaria 2003 ci ha avviato verso il disastro e purtroppo anche la politica del centrosinistra non tiene conto delle nostre difficoltà. Resta l'impossibilità di garantire l'apertura delle scuole materne, del servizio mensa e del trasporto a meno di aumentare le imposte locali o introdurne nuove. Da noi le tre `I' sono solo propaganda: manca internet perché non abbiamo neanche l'Adsl, le scuole non possono attivare la doppia lingua e non riescono ad avere un laboratorio informatico".


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