Manifesto: Mariastella, una ministra da far west
Marina Boscaino Marco Guastavigna
Ulteriore caos amministrativo nel caos organizzativo della scuola italiana targata Gelmini: entro 30 giorni - ha disposto ieri il Tar del Lazio - il ministro deve rimettere mano alle graduatorie per incarichi e supplenze; altrimenti interverrà un commissario. Che cosa è successo? Il Consiglio di Stato aveva dichiarato illegittima la decisione del ministro, che aveva stabilito che i docenti precari avrebbero potuto richiedere l'inserimento prioritario in una provincia e poi in ulteriori altre tre in cui «figurare in graduatoria per il biennio 2009-2011», con collocazione però in coda al personale incluso. A patrocinare i ricorsi è stata l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, che ha rilevato l'iniquità della collocazione in coda e rivendicato una collocazione «a pettine» in base al punteggio anche nelle province ulteriori. Nonostante diversi Tar avessero accolto questa interpretazione, Gelmini in luglio invitava gli Uffici scolastici provinciali a procedere nell'assegnazione dei posti, in attesa del suo ricorso al Consiglio di Stato.
La prima impressione è che si sia trattato di un tentativo improvvisato e contraddittorio di fornire una risposta al fatto che le graduatorie si esauriscono al Nord, mentre traboccano di precari al Sud, e di offrire al precariato meridionale una chance in più, cercando di evitare gli strali della Lega. Un'analisi più approfondita fa pensare che questo percorso impraticabile non sia stato casuale: la moltiplicazione di emergenze e criticità in un sistema così complesso come quello delle graduatorie potrebbe preludere all'ennesima «semplificazione» populista; del resto mettere mano al sistema di reclutamento degli insegnanti è obiettivo esplicito del governo. In ogni caso sono 7.500 gli aspiranti che si sono iscritti «in coda» e, anche se il ministro ha disposto che l'inserimento a pettine debba riguardare soltanto i «ricorrenti», a essere in una condizione di incertezza sono 150.000 insegnanti coinvolti, di cui 100.000 hanno già avuto la supplenza annuale e 8.000 sono stati immessi in ruolo secondo una graduatoria che è completamente da rivedere. Per non parlare dei ricorsi che deriveranno certamente dai contro-interessi messi in moto dalla rivisitazione.
Usando i metodi spregiudicati a cui ci ha abituati, Gelmini ha annunciato l'emanazione di un provvedimento che «sana» l'intera questione. Il fatto che il Tar ricordi che eludendo le ordinanze cautelari il ministero ha aggirato la Costituzione e l'abbia condannata al pagamento delle spese a favore degli insegnanti danneggiati non sembra impensierirla. L'efficientismo da Far West della pedestre Gelmini: una delle tante insidie da cui la scuola pubblica italiana deve cercare di proteggersi.