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Manifesto: Mannaia sugli insegnanti: verso il blocco del contratto

Domani protesta sotto il ministero: «Non toccate il tempo pieno». Ovunque eliminate le compresenze

19/05/2010
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il manifesto

Cinzia Gubbini
ROMA
«L'obiettivo mi sembra chiaro: un forte ridimensionamento della scuola pubblica, una scelta dettata dalla mancanza di risorse ma anche da un preciso impianto ideologico», dice il segretario generale della Flc Mimmo Pantaleo. D'altronde la scuola è il settore in cui il centrodestra ha trovato la maggiore resistenza nell'applicare la sue varie riforme. E ora arriva il conto da pagare. Tagli, tagli e tagli. Senza alcuna pietà. Se ne accorgono le famiglie che proprio in questi giorni stanno scoprendo una triste realtà: il tempo pieno è morto, deceduto. Ma gli insegnanti non hanno finito di vedersi complicare la vita: il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha in mente una manovra «alla greca». E il comparto pubblico sarà il primo a farne le spese, compreso ovviamente quello della conoscenza. L'ultima indiscrezione, non confermata dal ministero, è che verranno bloccati gli scatti di anzianità. «L'unica certezza è che sarà un'ennesima mannaia sul pubblico. Ma stiamo discutendo al buio: non c'è alcuna certezza». Se non, dice il segretario della Cgil, che non c'è da aspettarsi il rinnovo dei contratti. Ieri l'ennesima riunione all'Aran per il riordino dei comparti, conditio sine qua non secondo il decreto Brunetta per l'apertura della trattativa sul contratto: «Ma è solo una scusa», secondo Pantaleo, «la verità è che vogliono bloccare la contrattazione». E le indiscrezioni sugli scatti di anzianità? «Possibile, ma inaccettabile».
E mentre Tremonti assicura che la manovra non avrà «impatti sulla vita concreta delle persone comuni», come ha detto a Bruxelles, le «persone comuni» si stanno accorgendo proprio in questi giorni in quale stato sia ridotta la scuola pubblica dopo le precedenti manovre tremontiane. Dalla Lombardia al Lazio, genitori e insegnanti sono sul piede di guerra perché la riduzione degli organici impone una riduzione delle classi a tempo pieno, e l'impossibilità di garantire il modello di quel tipo di scuola, che vive e ha senso soltanto se gli insegnanti possono dedicare delle ore alle compresenze. A Roma domani si concludono «le quattro giornate per la scuola pubblica», che nascono sulla scia di una mobilitazione che già da qualche mese ferve nelle scuole romane e che è esplosa dopo la «scoperta» che i tagli quest'anno sono «enormemente aumentati con oltre 700 esuberi del personale di ruolo» spiega il Coordinamento permanente delle scuole. Domani alle 17 l'appuntamento è sotto al Miur per un «assedio sonoro». Ma non va meglio nelle altre città. Si legge sul sito «Rete scuole» che a Milano, ad esempio, sono state richieste 7.206 classi a tempo pieno e sono state autorizzate 7.059 classi a 40 ore, per un totale di -147. A settembre, quando sarà reso noto l'organico di fatto, le sorprese potrebbero essere addirittura più brucianti. L'autunno caldo potrebbe partire proprio dalla scuola.


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