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Manifesto: Manifesto:La Corte dei conti boccia il 3+2: «Effetti deludenti»

E'un vero grido d'allarme quello della Corte dei Conti sul sistema universitario italiano.

20/04/2010
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il manifesto

UNIVERSITÀ

Cinzia Gubbini

E'un vero grido d'allarme quello della Corte dei Conti sul sistema universitario italiano. Messo nero su bianco nel «Referto sul sistema universitario» pubblicato ieri. I magistrati bocciano senza appello la riforma del 1999 che ha introdotto in Italia la laurea a «doppio ciclo» (breve più specialistica), ma sottolineano anche la sofferenza finanziaria degli atenei. Per quanto riguarda la riforma varata dall'allora governo di centrosinistra, il giudizio non è lusinghiero: si è verificata una moltiplicazione immotivata dei corsi di studio che ha determinato «una frammentazione dell'offerta formativa senza migliorare la qualità». Cade perdipiù l'illusione dell'aumento dei laureati. Dopo un iniziale «boom», infatti, negli ultimi cinque anni gli iscritti non crescono più, mentre il tasso di abbandono (20%) è uguale a quello che si registrava prima della riforma. Aumenta, invece, il numero di laureati già in possesso del titolo di laurea breve - 73.887 nel 2008 rispetto a 38.214 nel 2006 - a dimostrazione dell'altissimo numero di studenti che decide di proseguire gli studi, con buona pace di chi pensava che il titolo triennale potesse aprire le porte del mondo del lavoro.
Tutto ciò a fronte di un'università che ha pochissime risorse per fronteggiare le sfide del futuro. La Corte mette sotto accusa il sistema che negli anni si è venuto a creare: trasferimenti da parte dello Stato praticamente immutati, a fronte di un aumento delle spese del personale. Ma, attenzione, non siamo di fronte alla solita amministrazione pubblica «sprecona». I contabili della Corte, infatti, tengono a precisare che l'aumento della spesa per il personale è «determinata da dinamiche volte ad avviare la riforma degli ordinamenti didattici e ad assicurare i necessari ricambi generazionali». Di contro, i finanziamenti per il fondo ordinario evidenziano «un tasso di incremento in progressiva diminuzione». Le università statali nel 2008 hanno speso per il personale di ruolo 6.574 milioni di euro, assorbendo circa il 78°% delle risorse ordinarie Ma non basta perché, sottolinea la Corte, se venissero calcolate le attribuzioni accessorie la spesa per il personale finirebbe per assorbire l'intero ammontare del Fondo ordinario. Le difficoltà, aggiungono i magistrati «potrebbero accentuarsi anche a seguito delle più recenti misure legislative che non hanno attualmente rifinanziato a decorre dal 2011 il Fondo Straordinario della legge 244/2007 nè hanno confermato i correttivi alla spesa per il personale previsti nel periodo 2004-2008».
L'università italiana - come è noto - non ride anche sul fronte della ricerca: 4,637 miliardi nel 2006, 4,753 miliardi nel 2007 e circa 4,763 miliardi nel 2008, e quasi tutti provenienti dallo Stato. La Corte sottolinea che gli atenei dovrebbero cercare di attirare finanziamenti dai privati, ma conoscendo la struttura dell'imprenditoria italiana non si fa illusioni e sottolinea «la necessità di mantenere comunque elevata la quota di risorse statali», consigliando di concentrare i finanziamenti sulle università «più meritevoli».


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