Manifesto-Maestri e garzoni nella Spd
MADE IN GERMANY Maestri e garzoni nella Spd GUIDO AMBROSINO Uno dei segreti del made in Germany è la qualità della formazione professionale. In Italia può ancora capitare che elettricisti impr...
MADE IN GERMANY
Maestri e garzoni nella Spd
GUIDO AMBROSINO
Uno dei segreti del made in Germany è la qualità della formazione professionale. In Italia può ancora capitare che elettricisti improvvisati facciano impianti senza "terra", con cavi non adatti ai carichi da sopportare. Impensabile in Germania. L'iscrizione a una scuola professionale è obbligatoria per i giovani fino a 18 anni che non frequentino altre scuole. La via regia è quella della formazione "duale": un lavoro come apprendista in un'azienda, affiancato da corsi sui fondamenti teorici, in media per otto ore a settimana, in qualche caso anche fino a dodici ore. Seguire i corsi è indispensabile per ottenere il Meisterbrief, il diploma di maestro d'arte (come meccanico, idraulico, tappezziere, conciatetti, parrucchiere e per tutti gli altri mestieri, anche i meno "artistici"). O almeno il Gesellenbrief, il diploma di "garzone", come si dice con una terminologia mutuata dalle antiche corporazioni artigianali. E rimasta immutata a dispetto delle rivoluzioni industriali e postindustriali.
Punto debole della formazione "duale" è la crescente difficoltà a trovare un'azienda che ti assuma come apprendista. Anno per anno decine di migliaia di ragazzi e ragazze bussano invano a mille porte, che restano chiuse. Con 4,5 milioni di disoccupati in giro, spesso sufficientemente qualificati, le aziende hanno perso interesse a formare i giovani.
Di qui la proposta, discussa da almeno dieci anni, di riscuotere un "tributo per la formazione professionale", a carico delle aziende che non assumono apprendisti. I proventi verrebbero poi girati alle aziende virtuose, quelle che formano giovani, in forma di contributi. Insomma una cassa di compensazione, che in qualche settore, come nell'edilizia, già esiste per iniziativa delle imprese del settore.
Insistono per il tributo i sindacati e la sinistra Spd. Democristiani, liberali e Confindustria lo aborriscono come diavoleria socialista. Il cancelliere Schröder, e soprattutto il ministro dell'economia Clement, condividevano finora l'avversione del campo borghese. Meglio puntare su impegni volontari delle imprese a formare di più - usavano ripetere - giacché nuovi oneri sarebbero un "veleno" per la congiuntura.
Considerati questi precedenti, è una novità non da poco che la maggioranza di governo si sia finalmente decisa a introdurre il controverso "tributo per la formazione professionale". La conferma è venuta il 13 febbraio, al termine di un vertice della coalizione rosso-verde. Il ministro Clement ha fatto buon viso a cattivo gioco. Il tributo gli sembra una fesseria, ma ha cercato di scherzarci su. "Che volete, il cancelliere me lo ha ordinato", ha detto con un sorriso poco convincente.
La svolta segue soltanto di una settimana al grosso terremoto in casa Spd: l'annuncio che Schröder cederà la presidenza del partito al capo del gruppo parlamentare Müntefering, a un congresso convocato per il 21 marzo. Entrambi si sforzano di presentare il passaggio di consegne come un espediente per migliorare la divisione del lavoro, con uno Schröder concentrato sul lavoro di governo, e Müntefering nel ruolo di "comunicatore", per spiegare al partito la necessità delle "riforme" schröderiane.
Molti commentatori dubitano di questa versione ufficiale. Temono, o auspicano, un cambiamento di linea. Il segnale di venerdì sul "tributo per la formazione professionale" sembrava confermare le loro supposizioni. Per non accreditarle, ieri - a un congresso regionale della Spd in Nordreno-Vestfalia - Schröder e Müntefering hanno fatto una mezza marcia indietro. Entrambi hanno detto che, se di qui all'autunno le aziende metteranno a disposizione un numero "sufficiente" di posti d'apprendista, il tributo sarà loro risparmiato. Resta da stabilire chi sarà il maestro e chi il garzone nella Spd.