Manifesto-MADE IN GERMANY-Il tabù della scuola per tutti
MADE IN GERMANY Il tabù della scuola per tutti GUIDO AMBROSINO Mentre in Italia si scende in piazza per difendere le scuole a tempo pieno dalle forbici del governo, i politici tedeschi almeno su u...
MADE IN GERMANY
Il tabù della scuola per tutti
GUIDO AMBROSINO
Mentre in Italia si scende in piazza per difendere le scuole a tempo pieno dalle forbici del governo, i politici tedeschi almeno su un punto sono d'accordo: la Germania ha bisogno di più Ganztagschule, scuole dove si possa restare "tutto il giorno", anche il pomeriggio. La Germania ha un ritardo enorme da colmare. Adesso sono a tempo pieno solo il 5 per cento delle scuole, in media federale. Ancora di meno nei Länder occidentali, a lungo afflitti dall'ideologia familistica democristiana per cui i bambini devono stare con la mamma.
A Berlino e nelle regioni dell'est (la Rdt qualcosa di buono lo ha lasciato) la scuola elementare pubblica offre almeno un doposcuola: i bambini mangiano insieme, fanno i compiti, giocano. Una pattuglia di "educatori" cerca di evitare che si sfascino la testa. Ma a Bonn, dove ho abitato fino a quattro anni fa, non c'era nemmeno questo minimo servizio di babysitting: lì erano i genitori a doversi associare per pagare un'educatrice e organizzare la refezione. Il comune metteva a disposizione solo le aule.
Ora quest'andazzo dovrebbe cambiare. L'anno scorso il governo federale ha stanziato 4 miliardi di euro, da spendere sull'arco di quattro anni fino al 2007, per creare nuove Ganztagschulen. Si tratta di contributi per i Länder, le regioni cui è affidato il sistema scolastico.
Questo programma è la prima reazione allo choc provocato dal deprimente verdetto di uno studio comparativo internazionale sulle capacità cognitive dei ragazzi di 15 anni. L'indagine Pisa (Programme for International Student Assessment), curata dalla Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, è stata pubblicata il 4 dicembre 2001. Con risultati catastrofici, sia per l'Italia che per la Germania. Su 32 paesi esaminati i ragazzi tedeschi erano al 21esimo posto per capacità di lettura (comprensione di testi scritti), gli italiani al 20esimo. Per la matematica e le scienze naturali i tedeschi occupavano il 20esimo posto, gli italiani rispettivamente il 26esimo e il 23esimo. Italia e Germania brancolano entrambe nell'ultimo terzo della classifica internazionale (l'indagine è sul sito www.pisa.oecd.org)
Mentre in Italia pochissimi ci hanno fatto caso, per la Germania questa bocciatura è stata una tragedia, di cui si continua a discutere appassionatamente.
Per il professor Jürgen Baumert, direttore del Max-Planck-Institut per le ricerche pedagogiche di Berlino, e coordinatore del progetto Pisa in Germania, la colpa è del "meccanismo di segregazione sociale" che domina la scuola tedesca. Nella maggior parte dei Länder la scuola elementare dura solo 4 anni. Germania e Austria sono i soli paesi europei che dividono i bambini a dieci anni, quando i futuri operai vengono relegati alla Hauptschule. Per tecnici, impiegati esecutivi, addetti al commercio c'è la Realschule. Il Gymnasium resta riservato a chi proseguirà gli studi all'università.
Il programma Pisa ha elaborato un indice per misurare il nesso tra provenienza sociale degli scolari e prestazioni scolastiche. La Germania è al primo posto con 60 punti. Ha cioè la scuola più classista, più di quella degli Usa (48punti). La media Oecd è di 41 punti. L'Italia, con 41 punti, è tra i paesi con il minor tasso di selezione sociale.
I pedagogisti tedeschi si battono per una scuola integrata sul modello scandinavo (tra i paesi europei la Finlandia ha ottenuto nei test Pisa i migliori risultati), dove i ragazzi restano insieme per nove anni, con molte occasioni di sostegno per chi arranca. Ma per i politici di tutti i partiti la scuola unica è ancora un tabù (l'aveva già la Rdt...). L'Italia, su questa via, potrebbe partire da una posizione migliore: rispetto alla Germania abbiamo più tempo pieno e la media unificata. E invece, con la signora Moratti, andiamo all'indietro.