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Manifesto-Lo sconforto dei rettori: "Siamo ultimi in Europa"

Lo sconforto dei rettori: "Siamo ultimi in Europa" Il presidente della Crui espone lo stato degli atenei italiani. E lancia un appello al prossimo governo MATTEO BARTOCCI ROMA "Ricordatevi dell'...

21/09/2005
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il manifesto

Lo sconforto dei rettori: "Siamo ultimi in Europa"
Il presidente della Crui espone lo stato degli atenei italiani. E lancia un appello al prossimo governo
MATTEO BARTOCCI
ROMA
"Ricordatevi dell'università!". L'appello di Piero Tosi, presidente dei rettori, nella presentazione annuale dello stato degli atenei ricorda un po' quello di Fort Alamo di 170 anni fa. Le università sono un fortino sotto assedio, dove le truppe messicane sono i pregiudizi della società, il malcostume baronale, le riforme calate dall'alto, la crisi finanziaria e perfino edilizia degli atenei e il basso compito culturale che a questi si affida, come se scuole al servizio del sistema economico. Per questo Tosi chiede alle forze politiche di convocare una "Costituente per l'università", una sorta di stati generali che con una discussione pubblica negli atenei e tra tutte le forze del paese ridisegnino "la nuova missione e il senso dell'università italiana". I 77 "magnifici " pubblici e privati della Crui (tutti rigorosamente maschi tranne due) stanno disciplinatamente seduti dietro il loro presidente. Dentro l'Auditorium di Roma la ministra Letizia Moratti, (che in corsa verso il salotto di Porta a porta ha preferito non commentare la relazione critica della Crui) e Gianni Letta, ma anche Romano Prodi e Piero Fassino, insieme al Ds Bersani e all'ex ministro ulivista dell'Istruzione Luigi Berlinguer, vero padre delle riforme degli ultimi anni. Fuori dal teatro i ragazzi di Azione universitaria (An), dell'Unione degli universitari (Ds) e delle Rdb, che fischiano i politici a seconda del colore.

La relazione di Tosi - fitta di citazioni dotte da Yehoshua a Platone - delinea un quadro puntualmente preoccupante delle università italiane. Note dolenti sono le difficoltà sul numero di laureati (il più basso d'Europa rispetto alla popolazione), l'esiguità dei ricercatori (la metà della media europea, con l'età più alta e con lo stipendio più basso), la crisi edilizia (solo il 2% dei fuori sede ottiene un posto letto contro il 10 della Germania e il 20 della Svezia), l'inesistenza del diritto allo studio (le borse coprono a malapena il 70% di chi ne avrebbe diritto) e l'esistenza di un precariato lungo e abnorme. Qualche luce viene solo dall'aumento delle lauree triennali (+33% rispetto al 2002), dalla diminuzione degli abbandoni (passati dal 70% degli immatricolati a un pur sempre alto 35%) e dai timidi segnali di "ritorno dei cervelli" (solo 416 i ricercatori accolti "in patria" dal 2001).

La Crui però guarda al futuro e non critica frontalmente un governo ormai in uscita. La relazione 2005 dunque preferisce concentrarsi sull'impianto culturale e di programma, con una difesa appassionata dell'università come comunità di ricerca e formazione opposta al modello anglosassone della "teaching university". Non una fucina di lauree "professionalizzanti" al servizio del sistema produttivo ma un luogo "in grado di anticipare il cambiamento centrato su nuovi modelli di apprendimento". Dove i veri laboratori sono quelli della "ricerca di base e le biblioteche", perché "è da qui che passa la vera innovazione".

Nel suo accento toscano insomma Tosi delinea un modello (riformista) di comunità accademica autonoma e indipendente, dedita alla "cultura generale e ricerca di base" ma in grado di dialogare con le imprese e gli enti locali, capace di attirare gli investimenti e di garantire, soprattutto, "la formazione permanente" e un vero "umanesimo critico", cioè uno sviluppo culturale e scientifico non condiscendente verso l'esistente per costruire, perfino, "una cultura di pace".

Sul merito tecnico però non mancano le critiche e le richieste. Bocciata la "laurea a Y" introdotta dalla Moratti, a chi punta ad abolire il valore legale del titolo di studio (Confindustria), Tosi risponde con una "terza via" fatta di certificazione dei corsi da parte di un organismo indipendente. E in vista della finanziaria chiede di ridurre l'Irap anche per gli atenei come fatto per le imprese. A chi critica i concorsi poi la Crui rilancia chiedendo di affidare le assunzioni degli idonei alle università, che saranno poi valutate per le loro scelte a seconda dei risultati. Non manca infine il riferimento a quei "50mila giovani che garantiscono un apporto essenziale con contratti di varie tipologie": la richiesta a chi si candida a governare è quella di soddisfare almeno la Carta europea dei diritti e doveri dei ricercatori, "che prevede la valutazione dell'impegno e la fine del precariato". Ai ricercatori di ruolo, infine, "non basta conferire un titolo onorifico come si pensa in parlamento ma bisogna riconoscerne l'indispensabile ruolo di docenza". Logico che con un programma simile sia Prodi che Fassino commentino con soddisfazione le parole di Tosi. Entrambi infatti lasciano la Crui con la promessa che l'università non sarà abbandonata, anzi, che per loro si parte da qui.


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