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Manifesto: Lavoro precario da oltre sei anni? Chiedete all'Istat

ISTITUTO DI STATISTICA Il governo vuole esternalizzare la rete di rilevazione. Ieri la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil

31/07/2008
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il manifesto

Sara Farolfi
ROMA
Trecento ricercatori, pardon rilevatori. Sono il fiore all'occhiello dell'istituto nazionale di statistica e, come da nostrano copione, giovani precari da sei anni (con contratti co.co.co. rinnovati di anno in anno) e pagati a cottimo (30 euro a intervista per arrivare a mettere insieme, quando va bene, 800-900 euro al mese). Lavorano all'indagine continua sulle forze di lavoro, sono quelli che telefonano a casa vostra e vi chiedono che lavoro fate, con quale contratto... Raccontano, nei dati diffusi trimestralmente, i cambiamenti del nostro mercato del lavoro ma la loro condizione ne è testimone veritiera.
All'assemblea pubblica - nell'ambito della mobilitazione promossa da Cgil, Cisl e Uil dell'Istat, conclusasi con un corteo lungo le strade intorno alla sede centrale dell'istituto - hanno partecipato ieri oltre duecento persone. Al centro, i tagli al pubblico impiego previsti dal decreto legge che anticipa la manovra finanziaria. E soprattutto le sorti, oggi più che mai incerte, della rete di rilevazione delle forze di lavoro. La Rete Fol (così si chiama) è l'unica rilevazione statistica fatta direttamente dall'Istat (le altre, inflazione e quant'altro, sono svolte dai Comuni). Direttamente si fa per dire, perchè oggi si torna a parlare di esternalizzazione. Se ne era già parlato nel 2005 (pare anche che la gara pubblica fosse stata vinta da Atesia) e se ne è tornato a parlare ultimamente, quando il direttore generale dell'istituto, invitato a trovare una soluzione, ha fatto esplicito riferimento a una società a partecipazione pubblica. «Siamo tra l'incudine e il martello», commenta Lorenzo Cassata (Cgil).
Che un'eventuale esternalizzazione della rete possa arrivare a costare il 30% in più (dicono i documenti Istat) non sembra preoccupare nessuno. Anche sulla qualità della statistica (riconosciuta dai documenti ufficiali dell'istituti e non solo) tutti fanno orecchie da mercante quando si tratta di trarne le conseguenze. Il fatto è che la finanziaria (e non solo quest'ultima) mette il cappio al collo al rinnovo dei contratti di collaborazione nella pubblica amministrazione. «Trasformateci in contratti a tempo determinato», dicono loro. Ma il lavoro è, e deve continuare ad essere, pagato a cottimo (cioè a intervista) - risponde l'Istat - e dunque non se ne parla. Il loro contratto scade a fine anno: «Siamo certi che dal governo non avremo nessuna proroga», è l'amara conclusione.
In giugno, i sindacati hanno dato avvio a una campagna di ricorsi di massa (a cui hanno aderito per ora circa 150 rilevatori) per vedersi riconosciuto dal giudice la subordinazione del rapporto di lavoro. Nel contratto nazionale della ricerca, stanno cercando di inserire la figura del 'rilevatore', con il diritto perciò a una parte di salario fissa, oltre a quella variabile (a cottimo). In definitiva, i rilevatori chiedono l'internazionalizzazione della rete Fol. Che tra l'altro - dicono - dovrebbe essere usata per tutte le rilevazioni Istat.


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