Manifesto-La scuola torna in piazza
La scuola torna in piazza Il 28 febbraio con i confederali, il primo marzo con i Cobas CINZIA GUBBINI ROMA La scuola continua a essere sotto i riflettori dopo le iniziative che hanno investito c...
La scuola torna in piazza
Il 28 febbraio con i confederali, il primo marzo con i Cobas
CINZIA GUBBINI
ROMA
La scuola continua a essere sotto i riflettori dopo le iniziative che hanno investito centinaia di scuole nel paese nei giorni scorsi contro il primo decreto attuativo della riforma Moratti. Nell'agenda bisogna segnare la data del 28 febbraio, giorno in cui i sindacati confederali hanno indetto una manifestazione nazionale a Roma (da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, appuntamento alle 14,30) e la data del primo marzo, per lo sciopero della scuola indetto dai Cobas. La manifestazione dei confederali cerca di rispondere alla grande pressione sociale cresciuta in questi mesi. "E' un modo per dare continuità alla battaglia per la difesa della scuola pubblica, che rischia di essere fortemente penalizzata dall'applicazione della riforma, e per chiedere garanzie di unitarietà del sistema scolastico, contro le prospettive di devolution un po' selvaggia che si stanno prospettando. Ma soprattutto è un modo per dare voce alla scuola reale, che in questi mesi ha dato vita a una grandiosa protesta", spiega Daniela Colturani, segretario della Cisl scuola. Certo, va riconosciuto che non è quello che ci si aspettava: dopo il corteo del 17 gennaio, quando centomila persone scesero in piazza per difendere il tempo pieno, tutti chiedevano (e continuano a chiedere) uno sciopero. Lo hanno capito bene i Cobas, che scioperareanno il primo marzo con una ventina di manifestazzioni regionali e provinciali: "Abbiamo accolto le richieste che vengono dai lavoratori - dice Piero Bernocchi, portavoce del sindacato di base - speravamo in uno sciopero unitario e abbiamo anche aspettato, forse un po' troppo. Ovviamente, è aperto a tutti i lavoratori, aldilà della tessera sindacale". I vari coordinamenti per la difesa del tempo pieno - che usano muoversi sull'obiettivo - sono toccati fino a un certo punto dalle polemiche sulla data del 28: ogni mobilitazione va bene - se si condividono le parole d'ordine - a patto che non si metta il silenziatore alla questione scuola.
Ovviamente anche nel mondo confederale serpeggia l'idea dello sciopero, soprattutto dopo gli incontri deludenti con il ministro. Incontri che, però, sono riusciti a strappare parole di approvazione da Snals e Gilda. Una spaccatura che non giova, in considerazione di altri fattori che vengono posti sulla bilancia: la mobilitazione per la difesa del tempo pieno ha coinvolto soprattutto il centro-nord, lasciando fuori il sud; per ora, inoltre, la protesta è montata nella scuola primaria e in quella dell'infaniza, colpita direttamente dal primo decreto (sarà per questo che il ministro tiene nel cassetto i decreti attuativi sulla secondaria?). A ciò va aggiunto che anche dentro i confederali non tutti sono inclini all'idea dello sciopero, per ora. Intanto, si attende con ansia la pubblicazione in gazzetta ufficiale del primo decreto (in ritardo di una settimana) per procedere con le impugnazioni dei sindacati che contesteranno, tra l'altro, l'illegittimità della figura del tutor.