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Manifesto-La santa alleanza

COMMENTO La santa alleanza CARLA CASALINI C'è un accordo peloso tra il governo Berlusconi e la Confindustria di Luca di Monezemolo. Peloso, perché non è esplicitato fino in fondo nel suo nocci...

19/03/2005
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il manifesto

COMMENTO
La santa alleanza
CARLA CASALINI
C'è un accordo peloso tra il governo Berlusconi e la Confindustria di Luca di Monezemolo. Peloso, perché non è esplicitato fino in fondo nel suo nocciolo duro il comune sentire imprenditoriale del Cavaliere e del leader degli industriali: differenti le rispettive immagini pubbliche, comune il contributo all'ideologia del tempo presente che recita l'imperativo dello svilimento del lavoro e del suo prezzo. Come sempre, per i padroni di qualunque specie che si trovino a capo di un'impresa o fortunosamente a capo di un governo, presiede al loro agire il respiro breve, il conto su "quanto posso capitalizzare oggi, domani è un altro giorno". Che la rovina tocchi "domani" magari a loro stessi, è ciecamente esorcizzato, il calcolo è banale: basta che oggi il lavoro sia cancellato, gli uomini e donne che lo forniscono eliminati come possibili soggetti di diritto di parola, di contratto - il che equivale a dare un contributo fattivo dal fronte dei "produttori" all'offensiva reazionaria già in campo per disdire i fondamenti di libertà e democrazia che hanno incardinato la storia della modernità europea.

Perciò l'oggi, giorno dello sciopero dei prestatori d'opera del pubblico impiego, segnala in modo inequivocabile il senso della santa alleanza tra Berlusconi e Confindustria: che nell'immediato è semplicemente la pressione degli imprenditori perché il governo, datore di lavoro nei contratti pubblici, non ceda, ossia non consenta il recupero salariale che i sindacati chiedono. Solo così, infatti, può saldarsi il fronte con i padroni privati, che rifiutano di concedere anche poche lire agli operai, ai tecnici, già implicati nello scontro metalmeccanico.

"Operai e statali" uniti nella lotta? I termini suonano desueti nel lessico contemporaneo: la realtà cui alludono è inconfutabile e attualissima. Li unisce, infatti, la precarietà comune, ormai entrata a pieno titolo nel fortino un tempo "sicuro" della pubblica amministrazione; e ad essa si unisce la desertificazione: il semplice "blocco del turn over" ha già eliminato 30 mila addetti, indifferente al valore e qualità delle loro "mansioni" - mentre fuori contratto resta tutto il corpo dirigenziale, gestito "politicamente" da questo governo, come da quelli precedenti.

Ma il nesso cruciale del lavoro pubblico oggi lo lega indissolubilmente alla stessa salvaguardia dei "servizi" preposti alla garanzia di diritti sociali fondamentali. La direttiva Bolkestein parla anche dei dipendenti pubblici italiani, la guerra a loro ha questo significato "generale".


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