Manifesto: «La prova di matematica era un salto agli ostacoli»
Intervista/2Il docente di matematica Walter Maraschini «La scuola per essere seria sia meno classista ma di qualità»
Ci. Gu.
Roma
Walter Maraschini è professore di matematica presso l'Istituto Macchiavelli di Roma, ma è conosciuto al grande pubblico per i suoi libri di testo, scritti insieme a Mauro Palma, considerati negli anni '80 una vera e propria innovazione nell'approccio alla materia. Quest'anno è stato tra i firmatari di una lettera al ministero dell'Istruzione, sottoscritta da più di duecento insegnanti di matematica, in cui si critica la seconda prova scritta dell'esame di Stato. Proprio quella in cui sono stati riscontrati voti più bassi degli anni passati.
Professore, perché avete criticato quella prova?
Non tanto perchè fosse complessa. ma perché era inutilmente complicata. Basti pensare che le soluzioni fatte girare in internet nei giorni successivi erano lunghe nove pagine..Ma la cosa più grave, a mio avviso, è che i temi proposti erano abbastanza anacronistici. Si chiedeva più che altro di fare calcoli piuttosto che risolvere problemi sensati. Insomma, non proponevano una problematicità interessante, si è voluto mettere i ragazzi davanti a un ostacolo.
Ma si trattava di problemi non contemplati nei programmi di scuola?
I programmi nelle scuole sono molto antichi, ma in genere nelle prove di maturità ci sono delle consuetudini. Il problema è non avere una chiara definizione di cosa deve sapere lo studente: l'esame di maturità diventa il canone. Se viene cambiato, i ragazzi finiscono per pagarla.
In genere le prove dell'esame di Stato sono una specie di messaggio agli insegnanti: il prossimo anno preparatevi su questi temi..
Infatti il messaggio di quest'anno era contraddittorio: se da una parte si parla della necessità di rilanciare una matematica più innovativa sono ricomparse formule di trigonometria particolarmente antipatiche che neanche i matematici si curano di sapere a memoria. Non sono sicuramente indice di abilità scientifica.
Eppure si parla molto della necessità di avere una scuola più rigorosa, anche nei contenuti.
Rigore e serietà vanno coltivati e certamente aumentati. Ma si tratta di capire a cosa ci riferiamo, se a modelli esecutivi e non produttivi. Questo genere di serietà non ha senso. Più seria significa anche riuscire a costruire una scuola meno classista di quella italiana.
La nostra scuola è ancora classista?
Basta vedere la differenza di utenza tra licei e istituti professionali.
E' possibile avere una scuola rigorosa e contemporaneamente di massa?
Io penso di sì, il problema è cambiare alcune modalità. Bisogna dare spazio a forme nuove di competenza. Nei nostri esami sono ancora escluse le nuove tecnologie. Si considera sempre ciò che gli studenti sanno di meno, e mai ciò che sanno di più. E' vero, i ragazzi oggi leggono di meno, scrivono peggio, e questo è un problema da affrontare. Ma contemporaneamente dominano video, musica, internet. Se gli insegnanti non sanno accendere un computer, è inevitabile che perdano prestigio e autorevolezza di fronte ai loro studenti.