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Manifesto-La politica dai colori arcobaleno

COMMENTO La politica dai colori arcobaleno MARIO PIANTA Tre sorprese, tra Perugia e Assisi. La prima è l'autorganizzazione. Di fronte al ritrarsi della politica iniziato vent'anni fa e ancora in...

14/10/2003
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il manifesto

COMMENTO
La politica dai colori arcobaleno
MARIO PIANTA
Tre sorprese, tra Perugia e Assisi. La prima è l'autorganizzazione. Di fronte al ritrarsi della politica iniziato vent'anni fa e ancora in accelerazione, non c'è più solo l'iniziativa della società civile che organizza i cittadini per il "bene comune". La sorpresa è che domenica scorsa c'erano 300 mila cittadini che sembravano non aver nemmeno bisogno delle organizzazioni della società civile per farlo. La "presa di parola" personale delle centinaia di migliaia di bandiere arcobaleno esposte per mesi sui balconi ha avuto come sbocco naturale una presenza autorganizzata alla marcia per la pace ben superiore alle attese. La seconda sorpresa è la politicità di tutto questo. La marcia di domenica non è stata una testimonianza morale, un'esibizione di buoni sentimenti, un evento "pre-politico". Le persone sono andate alla marcia a manifestare le proprie passioni, ma anche a difendere i propri interessi. Interessi più materiali del sogno di qualche sgravio fiscale, più concreti del dialogo sulla riforma istituzionale. E sufficientemente generali da diventare una politica capace di dare risposte ai disastri della guerra permanente e della globalizzazione neoliberista. Naturalmente la politicità della marcia di domenica non si misurava negli slogan, negli striscioni o nelle bandiere di organizzazione, tutti rarissimi. Si misurava nell'interesse che l'Italia e l'Europa non abbiano più soldati in Iraq e che l'articolo 1 della Costituzione europea reciti "L'Europa ripudia la guerra".

La politicità stava nel far propri gli otto "obiettivi di sviluppo del millennio" definiti dalle Nazioni unite (ridurre la povertà, migliorare l'istruzione, la salute, la condizione delle donne, tutelare l'ambiente) per i quali l'Undp ora passa al setaccio tutti i governi, chiedendo priorità diverse nelle scelte interne e contributi per finanziarne il raggiungimento nei paesi del Sud, tanto da farli emergere come i parametri di un'"altra Maastricht" a cui vincolare qualunque politica degna di questo nome.

La politicità stava nel riconoscere l'acqua come un bene comune che non si può privatizzare, nel consiglio comunale della propria città come ai negoziati Wto di Cancun. Nel chiedere un'agenda per il commercio internazionale che serva allo sviluppo del Sud e non alle lobby del Nord. Ed era assolutamente politico don Luigi Ciotti, alla chiusura dell'Assemblea dell'Onu dei popoli, quando ricordava che non c'è pace in Italia se il governo diffonde la cultura dell'illegalità. Come dire: un programma bell'e fatto per le elezioni del Parlamento europeo della prossima primavera.

Terza sorpresa, un moltiplicatore di democrazia. Nel panorama delle nostre democrazie malate di scarsa partecipazione ed egoismi corporativi, dalla Rocca di Assisi si poteva vedere un'onda lunga di partecipazione spontanea e un orizzonte di interessi generali. Metà del corteo era sotto i vent'anni, non per la selezione prodotta dai 24 km della marcia, ma perché quell'intreccio di passioni e di interessi parla come nessun altro ai giovani. Si tratta di un'onda in parte sovrapposta a quella del Forum sociale europeo di Firenze, forse meno vicina a quella dei girotondi e delle passate manifestazioni sindacali. Ma nei prossimi mesi sarà sicuramente intrecciata agli appuntamenti studenteschi, ai nuovi Forum sociali, alle iniziative che sapranno parlare di giustizia economica e sociale, di partecipazione politica e "democrazia dal basso". Tra Perugia e Assisi la politica dell'arcobaleno ha mostrato le sue gambe. Potrebbero fare molta strada.


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