Manifesto-La pace tra legge e passione
La pace fra legge e passione Pietro Ingrao alla Fortezza: "La vostra speranza ha bisogno della forza della Costituzione". A Firenze, un ponte fra generazioni IDA DOMINJIANNI inviata a Firenze "Au...
La pace fra legge e passione
Pietro Ingrao alla Fortezza: "La vostra speranza ha bisogno della forza della Costituzione". A Firenze, un ponte fra generazioni
IDA DOMINJIANNI
inviata a Firenze
"Auguri per il vostro viaggio", termina commosso Pietro Ingrao il suo intervento nella Fortezza davanti alla platea commossa più di lui, non è ancora mezzogiorno e da fuori già arrivano suoni, colpi di tamburo e canti dei primi spezzoni del corteo che si aggrumano con un anticipo di tre ore sul previsto, prime avvisaglie che il corteo sarà effettivamente "bello e ardente" come Ingrao ha previsto. Eppure lui, il grande vecchio, è lì proprio per questo, per raccogliere "la grande speranza" del Social Forum, ma anche per dire che ci vuole un passo in più, che la protesta non basta, che la speranza di pace, "questa grande passione della pace che qui si tocca con mano", deve diventare anche potere politico, se vuole contrastare il potere di guerra. Lo fa con grande discrezione, "so bene che voi state inventando nuove forme di azione politica", ma "vengono domande aspre, difficili, sento il bisogno di un passaggio e dobbiamo parlarne".
Il passaggio che Ingrao vorrebbe, è l'accesso del movimento alla soglia della legge e dei parlamenti. Lo spiega tirando fuori la questione che più gli preme in questi ultimi tempi, la difesa del ripudio della guerra sancito in quell'articolo 11 della Costituzione che i potenti nostrani di turno, di fronte alla dottrina della guerra preventiva di Bush, considerano non vincolante, superabile, reinterpretabile, riformabile, insomma carta straccia. "Dobbiamo tirarlo fuori dalla saccoccia, quel libretto che si chiama Costituzione", dice Ingrao; chiedere chiaro chiaro a chi per mestiere dovrebbe farne il custode, da Ciampi in giù, se quell'articolo vale o no, dire papale papale che senza risposta a questa domanda (imparino anche i girotondini) non si può parlare di legalità in Italia, e impegnare su questa domanda "i nostri rappresentanti" nel parlamento italiano ed europeo. Perché i parlamenti "non possiamo lasciarli morire". Perché "dovete avere l'ambizione di chi sa pesare nelle leggi e negli Stati". Perché "la politica è dura, è fatta di potere e domanda potere".
Ingrao augura buon viaggio ai giovani del Forum, i giovani e i meno giovani scattano in piedi con i lucciconi agli occhi _ mai visti tanti maschi cedere alla commozione _ , la Fortezza si svuota, il corteo comincia e sfilerà fino a sera, da domani si riapre, o non si riapre, la partita con i poteri, lo Stato, la legge.
Le standing ovation, davanti a Ingrao, davanti a Rossanda, davanti ad altri testimoni del tempo lungo della politica, sono una delle cartoline da portarsi a casa da questo Social Forum, per tenersele ma anche per pensarci su. Le questioni generazionali, quando significano qualcosa, alludono a questioni storiche, e l'abbraccio ideale fra i testimoni del tempo lungo della politica e questo movimento che nasce in tempi detti post-politici, o di fine della politica tradizionale, andrebbe in qualche modo interrogato e decifrato. Perché loro sono lì non a blandire e a incantare con la forza di una biografia personale, o a offrire paternage e maternage, ma a portare l'esperienza storica di una politica incentrata sulla rappresentanza, sul rapporto fra movimenti e partiti e istituzioni, e chiedono al movimento di riattivarla, o comunque di darsi un giro più largo e un tiro più alto di azione.
Però non è affatto detto che da domani il movimento che li applaude commosso prenderà questa via. Perché, come dice Ingrao, vuole inventare forme nuove di azione; ma anche perché quei parlamenti che Ingrao invita a non lasciar morire, di questi tempi sono davvero in coma o almeno assai malati; e perché la durezza di una politica che conosce e riconosce solo i rapporti di forza ha davvero perso capacità di seduzione (e ormai non solo sulle donne). E dunque quel circuito classico della politica, che dalle piazze arrivava alle istituzioni, non sappiamo se dopo Firenze si potrà riavviare.
Eppure in quelle cartoline c'è scritto comunque un messaggio importante, e in quelle standing ovation si getta comunque un ponte importante, fra il movimento che può aprire un tempo nuovo della politica e quelli che ne hanno vissuto un tempo precedente. Comunque infatti, è una passione politica che torna a galla, dopo il grande freddo che aveva avvolto la politica, fatto salvo il femminismo, negli ultimi due decenni; e se c'è una stagione che il movimento dei movimenti archivia, è quella degli yuppy degli anni Ottanta e poi quella delle svolte e delle giravolte, dei revisionismi e delle terze vie degli anni Novanta; e forse proprio per questo può riannodare i fili e gettare i ponti con le stagioni e le generazioni precedenti. Si chiama reinvenzione della tradizione, e notoriamente non consiste nel fotocopiare ma nel riscrivere quello che si riceve dal passato. Non sarà semplice per il movimento che viene da Internet e si porta dentro tutto, la passione della politica e la fine della politica, una dimensione spaziale larga e una dimensione storica corta, Deleuze e Bella ciao, la relazione e l'antagonismo, le tangenti postmoderne e le icone dell'ortodossia rivoluzionaria. Ma sarà tutto da leggere il testo che ne verrà fuori.