Manifesto-La lezione dei centomila
La lezione dei centomila Studenti in marcia negli stradoni dell'Eur, con finale di festa davanti al palazzo dei congressi. Demorattizzato CINZIA GUBBINI - ROMA Sembra di essere stati in piazza u...
La lezione dei centomila
Studenti in marcia negli stradoni dell'Eur, con finale di festa davanti al palazzo dei congressi. Demorattizzato CINZIA GUBBINI - ROMA
Sembra di essere stati in piazza un giorno intero. Tra musica, colori e il serpentone di gente che parte, non parte, si sfilaccia, corre in avanti e alla fine si allarga sul piazzale accanto al palazzo dei congressi. Cioè su "piazzale popolo di Genova", come è stato ribattezzato.
La risposta alla trovata morattiana degli Stati generali della scuola finalmente conclusi (e la domanda resta: che sono gli Stati generali?) è invece durata poco più di tre ore. Ma ha il sapore dell'evento. Perché in piazza c'erano centomila persone, tantissimi gli studenti medi. I sedicenni che non si sa mai cosa pensino, se sono rincoglioniti o no dalla televisione. Hanno preso i treni, hanno organizzato i pullman, sono partiti a notte fonda per Roma e ripartiti nel primo pomeriggio, hanno messo in fila tutti i loro "no", hanno deciso che la scuola la vogliono "pubblica, laica, pluralista", che vogliono "un sapere sociale". Hanno vinto la sfida di far ritornare la "scuola di tutti" in cima alla lista di "un altro mondo possibile". E si sono trascinati dietro i professori, persino i presidi, i sindacati, tutta la sinistra: da Rifondazione, ai Verdi, ai Ds, pure i Socialisti con i loro manifesti di solidarietà. Anche "La Filcams Cgil e i lavoratori della banca Fiderarum" hanno appeso fuori dalla porta il cartello "Al fianco di chi lotta per una scuola pubblica, democratica, laica, di massa". Ma non è bastato a evitare le scritte a spray su tutte le vetrate. Fuori dal Credito italiano un cartello contro "le banche armate".
Arrivano dal nordest e da Napoli, da Como e dall'Aquila, da Cagliari e da Bologna, da Genova e da Caserta. La differenza è nella parlata: Moratti "l'addobbamo come n'albero" e l'istruzione "è tottu paghende", ma la scuola la vogliono uguale per tutti. Devolution lontana anni luce. "Una risata vi seppellirà", avanza sicuro lo striscione dell'Unione degli studenti.
Un corteo che è quasi una passeggiata, con i poveracci addetti al "servizio d'ordine" stressati perché nessuno ne vuol sapere di mettersi dietro lo striscione. Per non parlare di quelli che scavalcano le transenne per l'irrinunciabile foto di fronte alla fila compatta dei celerini, bersagliati da numerosi cori. E' il dopo Genova che ancora brucia, "Carlo Giuliani è vivo e lotta insieme a noi", risuona ovunque. Proprio ieri ricorrevano i cinque mesi dalla sua morte. "20 luglio, 20 dicembre. Genova non dimentica" dice un cartello degli studenti liguri. Ci sono anche gli studenti della scuola Diaz.
I disobbedienti riempiono la manifestazione di contenuti trasversali. Non solo riforma Bertagna. "Via della civiltà del lavoro" diventa "Via dell'inciviltà del lavoro precario" e l'assedio è un partecipatissimo assedio sonoro. Lo striscione che apre la manifestazione dice: "No agli Stati generali. Rivoluzioniamo la scuola". Firmato: il movimento degli studenti. E proprio striscioni e slogan dimostrano che le anime sono tante, tantissime, è il regno della spontaneità e dello spontaneismo.
A "Moratti, i tuoi piccoli imprenditori costruiranno mondi sempre peggiori" risponde "Moratti nuoce gravemente alla salute pubblica" stampato su megapacchetti di sigarette, fino all'inquietante "Moratti fa i bocchini, Berlusconi gli scontrini", che è solo il peggiore di una lunga serie. In coda sfila la Sinistra giovanile. Difendono la riforma Berlinguer e attaccano la propaganda governativa, che snocciola percentuali bulgare sul consenso alla riforma.
"Ah serva Italia di dolore ostello, salva se puoi il futuro cervello", scrivono i prof del liceo romano Montale. Oltre alle centinaia scesi in piazza con gli spezzoni sindacali di insegnanti se ne trovano a ogni angolo con cartelli fai da te. Molti altri si uniscono al corteo e vengono assaliti dagli studenti che evidentemente non se lo aspettavano: "Pure voi qua". Sorridono composti: "C'è anche il preside". Raccontano di una serpeggiante mobilitazione, quasi la resurrezione di un corpo docente addormentato. "E' evidente che ci giochiamo un pezzo dell'identità sociale e democratica del nostro paese", nota il professor Gentili, di Foligno. E a proposito di Foligno gli "Studenti disobbedienti" della città umbra sono tantissimi, quasi dispiaciuti di non aver ospitato gli Stati. Ma colti da una botta di realismo ammettono: "E dove la mettevamo tutta 'sta gente". Tocca a loro enumerare le vittorie: "Volevano violenza e invece trovano intelligenza - dice Giovanni - Moratti ha dovuto abbassare i toni. E adesso, dimissioni". Convinto che "Moratti non dura" è Bernocchi dei Cobas: "E' una manifestazione strepitosa. Ora una grande mobilitazione che coinvolga tutta la società civile in difesa della scuola pubblica".
Molta società civile c'era anche ieri. Spezzoni di Arci e Legambiente, del Social forum romano. I genitori del "Coordinamento genitori democratici" che si battono "per la partecipazione di tutti i soggetti nella scuola. Anche la famiglia, ma non certo quella sacralizzata". Confusi tra gli studenti i volti noti del movimento no global, Agnoletto, Casarini, Caruso. "Il movimento degli studenti è no global - dice Casarini - inutile fare distinzioni. Sono ragazzi contro una finta società di lustrini e paillettes". I lustrini se li mettono per mimare i "fighetti" della scuola "pay", i sacchi dell'immondizia per incarnare quelli della scuola "free". "Insegnanti e studenti stanno rivendicando a gran voce una scuola pubblica di qualità per tutti", dice Enrico Panini segretario della Cgil scuola. "Questo movimento è una grande speranza. A gennaio anche gli universitari faranno parlare di loro", rilancia Danilo dei collettivi della Sapienza. I ragazzi di Studenti in movimento di Napoli hanno portato in dono a Moratti una befana, con la calza dorata (per le scuole private) e una bucata (per quelle pubbliche). A fine corteo brucia sul piazzale. Come buon auspicio.