Manifesto: La gente protesta e la scuola prepara l'integrazione
nel silenzio dell'anno scolastico che si prepara i docenti pavesi parlano di accoglienza.
Pavia è accogliente. Almeno sui banchi di scuola. Mentre fuori si scatenano più o meno costruttivi umori politici, nel silenzio dell'anno scolastico che si prepara i docenti pavesi parlano di accoglienza. Un progetto coordinato dall'Università di Pavia per gli istituti professionali della provincia prevede trenta ore nei primi due mesi di attività didattica dedicate all'approfondimento delle problematiche specifiche dei questi studenti, moltissimi stranieri, fra i quali fortissima è l'incidenza dell'insuccesso e della dispersione scolastica. Si sente parlare di comprensione e di integrazione, di centralità della persona e di lotta alla logica del profitto. «Questi ragazzi conoscono un mondo che li sfrutta e li abitua al trionfo della competizione», dice un preside che crede nel potenziale di riscatto sociale della formazione professionale. «Bisogna insegnare loro che sono persone, che le loro opinioni sono importanti e valide come quelle dei ragazzi socialmente più favoriti». Uno dei punti chiave del progetto di accoglienza è l'elaborazione in classe del regolamento di istituto; che verrà stilato sulla base delle proposte dei ragazzi, coordinati dai professori di diritto. Nella scuola dove questo preside parlava ai suoi docenti, almeno cinque studenti per classe sono di origine straniera. Moltissimi i rumeni, «ragazzi tranquilli, con un grande rispetto della possibilità che qui hanno di imparare un mestiere». Saranno meccanici, elettricisti, odontotecnici, «ma soprattutto cittadini». Che accoglienza e consapevolezza della cittadinanza siano la stessa cosa?
cl.cir.