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Manifesto: La favola del governo amico sta finendo

Sembra di assistere alla rivincita di Bettino Craxi (l'ombra sua torna ch'era dipartita...) che scelse la droga come tema discriminante per ricollocare il partito socialista come forza moderata, e prendere le distanze alla sua sinistra

29/05/2007
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il manifesto

Franco Corleone
Dalla palla di neve Chiamparino alla valanga Turco. Costernati più che indignati, tremiamo pensando alla prossima esternazione di qualche altro sindaco o ministro in cerca di facile notorietà. Livia Turco, al contrario del sindaco di Torino, non si è trastullata su antiproibizionismo e pentitismo, ma ha abbracciato senza travagli interiori la svolta poliziesca dentro le scuole, gettando nello sconcerto non solo le associazioni dei genitori e degli insegnanti democratici ma anche il ministro Fioroni, di provata e indiscussa fede moderata.
Si potrebbe ironizzare sulla richiesta di intervento del Nucleo antisofisticazione dei carabinieri (dovrebbero forse garantire la qualità della marijuana presente negli istituti scolastici?). In realtà quel che preoccupa della svolta della ministra della sanità è la clamorosa strumentalità politica di questa riedizione postuma della nefasta tolleranza zero: inaugurata oltre vent'anni fa (alla faccia del «nuovo che avanza») da Nancy Reagan, al grido appunto di consumo zero. Infatti ambienti bene informati del ministero fanno sapere che la spinta a questa presa di posizione sarebbe venuta da uno stretto collaboratore che, impressionato dai sondaggi negativi, avrebbe sollecitato un «riposizionamento» dopo gli effetti negativi del decreto sul raddoppio del quantitativo di cannabis detenibile senza incorrere nel reato di spaccio.
Insomma, invece di prendere atto della sentenza tutta politica e ammazza-diritto del Tar del Lazio e rilanciare una battaglia di grande respiro culturale, si sceglie l'appiattimento sotto la bandiera del law and order.
Già qualche giorno fa Livia Turco aveva manifestato interesse ed apprezzamento per l'iniziativa del sindaco di Milano di inviare a tutte le famiglie con figli adolescenti un kit antidroga. Anche questa è un'idea copiata pari pari dall'America di Bush: demagogica, costosa e fallimentare, come abbiamo con tenacia documentato da almeno tre anni a questa parte con articoli di Fuoriluogo e perfino con un volume che raccoglie gli scritti di sociologi e pedagogisti statunitensi (intitolato, appunto, Oltre la tolleranza zero).
Bisogna prendere atto che il cosiddetto «problema droga» è tornato al centro dell'interesse mediatico e che la politica va squallidamente a rimorchio. Non importa se l'autista di Novara non era sotto effetto di stupefacenti e che quindi la causa dell'incidente non sia imputabile alla canapa, così come non fa notizia che lo studente di Paderno Dugnano non sia morto per uno spinello. Non importa, perché semplicemente non asseconda la campagna di criminalizzazione in atto. E' possibile che Livia Turco non si renda conto che il compito dei carabinieri è di indagare e denunciare, con ciò pregiudicando la finalità educativa propria della scuola? Oppure anche il famoso slogan «Educare e non punire» va archiviato e sostituito dalla scelta muscolare?
Il 21 giugno è prevista una iniziativa del governo sulla prevenzione. Sarà un'occasione per il movimento e per i cartelli di associazioni che si sono battuti in questi anni contro la svolta proibizionista e punitiva per chiedere conto dopo un anno del destino del programma dell'Unione, che senza equivoci affermava la necessità non solo dell'abrogazione della Fini-Giovanardi, ma anche del superamento della Jervolino-Vassalli. La favola del governo amico sta arrivando al capolinea.
Sembra di assistere alla rivincita di Bettino Craxi (l'ombra sua torna ch'era dipartita...) che scelse la droga come tema discriminante per ricollocare il partito socialista come forza moderata, e prendere le distanze alla sua sinistra. E' noto com'è andata a finire. Per il Partito Democratico la storia si ripeterebbe, non come tragedia ma come farsa.


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