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Manifesto: La dura realtà e gli slogan della Gelmini

Comitato insegnanti precari di Roma

12/09/2010
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il manifesto

Il ministro Gelmini, di fronte al montare delle proteste del mondo della scuola, ha mostrato di non essere disposta ad alcun confronto, scegliendo conferenze stampa prive di qualsiasi contraddittorio in cui ha fornito informazioni parziali e spesso false. È per questo che è necessario un lavoro di controinformazione per rispondere alle istanze fondamentali alle quali il ministro si sottrae.
Gli insegnanti precari hanno conseguito l'abilitazione tramite concorso nazionale o tramite la scuola di specializzazione Ssis, o sono persone che lavorano da anni. E' personale specializzato e formato attraverso un percorso di studi selettivo. Il ministro ha affermato che nella scuola non si tiene conto del merito. Ciò è falso e funzionale a disegnare l'idea di una scuola allo sfascio. I percorsi abilitativi sono sempre stati a numero chiuso e differenziati a seconda del merito conseguito.
Il funzionamento della scuola italiana si basa sul lavoro precario. Infatti un enorme numero di cattedre (intorno alle 120.000) sono senza un titolare di ruolo e vengono assegnate annualmente a personale precario; nell'arco di un ciclo scolastico capita sempre che una classe cambi il docente di una materia da un anno all'altro. Tale assurdo fenomeno è dovuto appunto alla complessiva precarizzazione del personale docente. A causa di questo sistema, ogni anno gli insegnanti non sanno se, ed in quale scuola andranno ad insegnare, disperdendo così il percorso didattico intrapreso l'anno precedente, il che incide sulla qualità didattica e quindi sugli alunni.
La lotta dei precari per l'assunzione, quindi, non nasce dalla richiesta di qualcosa che non esiste, come il ministro va affermando, ma è nient'altro che la richiesta di regolarizzare ciò che già c'è: la nostra fondamentale presenza nelle scuole come docenti e personale non docente. È chiaro inoltre che il prezzo che la scuola ha pagato per mantenere il precariato è la mancanza di continuità didattica e che la possibilità di una scuola di qualità passa in primo luogo attraverso la stabilità lavorativa di quelli che vi si impegnano.
Il buon senso vorrebbe che se i posti ci sono e gli insegnanti precari sono necessari, sarebbe meglio assumerli a tempo indeterminato. La situazione è solo apparentemente illogica e la ragione va cercata sul piano economico: la cattedra priva di titolare, a differenza delle cattedre con docente di ruolo, può essere cancellata. Il contratto del precario scade con la chiusura delle lezioni e viene rinnovato all'inizio del successivo anno. Se nel mentre il governo ha deciso di eliminare alcune cattedre non ha bisogno di licenziare nessuno: basta non rinnovare il contratto del precario. Nei fatti è un licenziamento, nella forma è un mancato rinnovo. In questo modo sono stati già tagliati 67.000 posti di insegnante e 35.000 di personale non docente: un licenziamento di massa che passa inosservato.
*** Comitato insegnanti precari di Roma


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