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Manifesto: La Camera approva i regolamenti

I regolamenti sono l'ultima puntata della «riforma Gelmini» che di fatto è nata con la finanziaria dei tagli dell'agosto 2008. Per fare quadrare i conti si mette mano a orari e materie di insegnamento

21/01/2010
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il manifesto

Giorgio Salvetti
«Più italiano, più matematica, più inglese, più scienze, ma anche, più musica, più lingue, più informatica, più arte, più tecnologie e maggior raccordo con il mondo del lavoro». Insomma, più tutto. Così Valentina Aprea, presidente della commissione della cultura della Camera presenta i regolamenti della scuola secondaria approvati ieri. Per Aprea «sono il frutto di una concezione moderna e europea della scuola che offre meno frammentazione, più qualità e meno autereferenzialità». La settimana prossima i regolamenti passerano al vaglio del Senato e fra un decina di giorni verranno licenziati dal consiglio dei ministri.
I regolamenti sono l'ultima puntata della «riforma Gelmini» che di fatto è nata con la finanziaria dei tagli dell'agosto 2008. Per fare quadrare i conti si mette mano a orari e materie di insegnamento. Ecco solo alcuni dei tanti punti critici. Le scuole superiori rimangono divise in licei, istituti tecnici e istituti professionali. Manca il biennio unico, ovvero un programma comune per i primi due anni che consenta agli studenti di cambiare la propria strada. A 13 anni i ragazzi saranno già inseriti in canali rigidi con la conseguenza che i figli di dottori, come è sempre stato, faranno i licei e andranno all'università, gli altri andranno negli istituti tecnici o nei professionali (che la Moratti voleva addirittura appaltare alla scuole private), secondo una visione che vede l'istruzione non come un diritto ma un sistema classista funzionale al mercato del lavoro. Il mercato delle ore di studio, al di là di qualche variazione tra le materie, comporta una riduzione generalizzata dell'orario. Negli istituti tecnici si passerà da 36 ore alla settimana a 32, nelle professioni da 40 o 36 a 32. Un taglio che si traduce in meno posti di lavoro. «Ad esempio - spiega Mario Piemontese di Retescuole - negli istituti tecnici si tagliano le ore di laboratorio perché prevedono una compresenza di due insegnanti, uno teorico e l'altro pratico».
Udc, Idv e Pd, hanno votato contro i regolamenti. Chiedevano infatti che le scelte del governo venissero almeno rimandate di un anno. I tempi di attuazione per il prossimo anno infatti sono già scaduti e a settembre si rischia il caos. Inoltre il Consiglio di stato ha avanzato alcune obiezioni di merito. Il governo però va avanti senza sentire nessuno.
Ieri davanti a Montecitorio hanno manifestato studenti, precari, Cgil e sindacati di base. «Questi regolamenti - dichiara Mimmo Pantaleo, segreterio della Cgil Scuola - rispondono ad una logica di tagli senza offire nessuna vera base riformatrice».


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