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Manifesto: La cacciata degli invisibili

Via i precari dal pubblico e dal privato. Brunetta, Tremonti e Gelmini ne licenziano 300 mila tra statali e scuola. Altrettanti a rischio nell'industria. Sono del tutto privi di ammortizzatori. E intanto Sacconi decurta i salari degli apprendisti

22/11/2008
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il manifesto

Antonio Sciotto

La «valanga» colpirà per primi e soprattutto loro, gli sfruttati al quadrato: sono almeno 600 mila - una cifra enorme - i precari che potrebbero perdere il posto l'anno prossimo, per l'effetto combinato della crisi (e dei «non» interventi del governo) e - dall'altro lato - dello stop alle assunzioni ordinato dal trio Tremonti-Brunetta-Gelmini. Quel che è peggio, non è neanche la perdita del posto in sè - questa categoria è più che abituata - ma il baratro che si apre il giorno successivo, con il mercato del lavoro gelato dalla recessione e l'assenza di qualsiasi ammortizzatore sociale. Dalla sera alla mattina, niente proroga, poche speranze di trovare qualcos'altro, e neppure un euro per respirare almeno qualche mese. Un vero incubo.
Nel pubblico impiego, università e ricerca comprese, il conto dei contratti «appesi» è presto fatto: come spiega Michele Gentile, della Cgil nazionale, si tratta di 47 mila contrattisti a termine, 20 mila Lsu, 10 mila interinali, e ben 80 mila rapporti di collaborazione (è il numero complessivo di contratti attivati nel 2007, dunque non corrispondono esattamente a 80 mila persone, ma ci siamo vicini). Poi ci sono i 130 mila a termine del mondo della scuola. La somma è di quasi 300 mila lavoratori, per il momento tutti a rischio, tranne qualche fortunato che potrà essere «graziato» dal ministro anti-precari Renato Brunetta, a sua totale discrezione, in forza di una legge approvata di recente. Vediamo quale.
Il blocco di fatto alle stabilizzazioni è contenuto in un emendamento alla legge 1167, passata già alla Camera e che aspetta l'ok del Senato, in base alla quale dal primo luglio 2009 non si potrà stabilizzare nessuno che abbia oltre 3 anni di precariato alle spalle, fatti salvi quelli che abbiano concluso l'iter concorsuale entro il 30 giugno 2009 (con un 40% di posti riservato a chi abbia 3 anni di anzianità). E' l'annullamento delle precedenti finanziarie Prodi, che autorizzavano alla proroga indefinita dei contratti e davano la possibilità di stabilizzare tutti i precari.
Sembrerebbe comunque che almeno fino a luglio prossimo ci sia qualche speranza, ma la Cgil spiega che è praticamente impossibile per un'amministrazione bandire, effettuare e chiudere con le nomine un concorso in meno di 7 mesi. Ma soprattutto la legge non fa i conti con il decreto 112 varato dal ministro dell'Economia Tremonti quest'estate, quello che prevede tagli per 34 miliardi di euro, in particolare stoppando il turn over nel pubblico: si autorizza solo un'assunzione a fronte di ben 10 uscite. Dunque Brunetta avrebbe varato una legge che disegna percorsi concorsuali, senza però avere i soldi per farli. Come, d'altra parte, promette il salario accessorio agli statali nell'accordo separato firmato con Cisl e Uil: solo che serve un'apposita legge finanziata dal Tesoro, per ben 730 milioni, e di questi tempi è tutt'altro che facile che Tremonti sganci.
Tornando ai precari, trascorso l'1 luglio 2009, e annullata qualsiasi residua speranza, potrà essere il ministro Brunetta - che nel frattempo si sarà fatto consegnare una «mappatura» del precariato in tutti i settori - a scegliere per l'assunzione quelli che lui riterrà meritevoli. «Brunetta si è ritagliato un ruolo discrezionale enorme, che aumenta il suo potere - spiega il sindacalista Cgil - Se facciamo l'esempio della ricerca, dove i precari sono almeno 2 mila, in base allo stop del turn over di Tremonti ne potranno essere assunti sì e no 450 entro il prossimo anno». E soprattutto, questi concorsi riguardano solo i 47 mila contrattisti a termine, mentre gli altri atipici in diverse forme sono praticamente già cancellati da Brunetta.
Passando ai precari del settore privato, se ne quantificano almeno 300 mila nelle industrie metalmeccaniche, quelle più colpite dalla crisi della domanda. Maurizio Landini, della Fiom, spiega che sono il 15% degli addetti del settore, peraltro rilevabili soprattutto nelle aziende maggiori, dove il sindacato può recuperare una casistica. Molti lavorano da più di 5-6 anni nella stessa fabbrica, senza contare la complicazione dei tanti immigrati, che insieme al contratto rischiano di perdere anche il permesso di soggiorno. Cgil e Fiom chiedono ammortizzatori per tutti, e la sospensione della legge Bossi-Fini.
Sul fronte delle tutele, ieri il ministro del Welfare Sacconi ha spiegato genericamente che il governo «allargherà i beneficiari di integrazione al reddito, tenendo conto anche dei soggetti più deboli». Non si capisce però chi avrà diritto (oltre ai precari, sono esclusi dagli ammortizzatori, settori come il terziario e l'artigianato). E non finisce qui, perché Sacconi ha fornito una nuova interpretazione in merito alle retribuzioni degli apprendisti: fino a oggi non potevano mai essere inferiori di due livelli rispetto a un pari mansione, d'ora in poi sono decurtabili a piacere. Liberalizzata è anche la formazione degli apprendisti: non ci sarà più bisogno di una certificazione pubblica, potrà essere svolta tutta in azienda. «Sono due notevoli peggioramenti - commenta il segretario Fiom Gianni Rinaldini - che danno nuove ragioni allo sciopero generale del 12 dicembre».


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