Manifesto-L'università incrocia le braccia
Professori e studenti oggi in piazza contro la riforma che strangola gli atenei e precarizza la ricerca pubblica. Alle 10 manifestazione nazionale alla Sapienza di Roma e alle 17 sit-in davanti al min...
Professori e studenti oggi in piazza contro la riforma che strangola gli atenei e precarizza la ricerca pubblica. Alle 10 manifestazione nazionale alla Sapienza di Roma e alle 17 sit-in davanti al ministero. La Moratti assediata incontra i sindacati
MATTEO BARTOCCI
ROMA
L'università non ci sta. La protesta contro la riforma Moratti dell'insegnamento e della ricerca entra da oggi in una nuova fase. A partire da questa mattina, infatti, si vedrà se dall'indignazione a macchia di leopardo degli ultimi giorni il movimento trasversale dei precari e dei ricercatori, dei docenti e degli studenti, riuscirà a bloccare la controriforma morattiana degli atenei e a trovare la strada per una mobilitazione unitaria. Sono due le manifestazioni di oggi a Roma contro la legge delega. Alla prima, indetta dai sindacati, hanno già aderito tutti i protagonisti della vita degli atenei con le rispettive associazioni, sigle e movimenti: l'appuntamento è alle 10.30 davanti al rettorato dell'università La Sapienza. Contestualmente, "l'ateneo più grande d'Europa" osserverà anche un giorno di blocco della didattica. Dalle 17 invece sit-in della Rete nazionale dei ricercatori precari e dei collettivi studenteschi di fronte al ministero dell'istruzione a viale Trastevere. Due manifestazioni che chiedono compatte il ritiro della legge che rende i ricercatori "precari a vita" e ridefinisce da cima a fondo l'insegnamento negli atenei. Una delega approvata dal governo senza aver avviato alcuna consultazione con il pur variegato mondo accademico.
Non è certo un momento brillante per il ministro dell'istruzione Letizia Moratti. Non passa giorno, infatti, che la responsabile di scuola, università e ricerca non venga contestata da chiunque - dai sei anni in su - finisca sotto le mire dei suoi disegni riformatrici.
Né saranno i divieti o le impresentabili blindature stile "zona rossa" genovese a bloccare la miriade di manifestazioni spontanee e auto-organizzate che avvengono da settimane in tutta Italia. Dagli alunni delle elementari agli accademici emeriti il dissenso contro il ministro è pressoché unanime.
Ieri a Genova si è addirittura sfiorato il ridicolo. Da una parte centinaia di genitori e bambini "armati" di semplici palloncini colorati che manifestavano contro la riforma della scuola di base e l'abolizione del tempo pieno, dall'altra un fitto cordone di polizia in tenuta anti-sommossa. Motivo di cotanta blindatura la firma in pompa magna da parte dei ministri Moratti e Tremonti del "Mit dei poveri": quell'Istituto italiano di tecnologie che a differenza di tutto il sistema pubblico della ricerca è stato creato ex novo dal governo Berlusconi e foraggiato con un miliardo di euro fino al 2014.
Risultato della kermesse ministeriale, il palazzo Ducale blindato e le nutrite proteste dei cittadini genovesi. Una scena che ha rievocato in sedicesimi quella del G8 e che non è giustificabile se non con il timore del ministro per i fischi e le pacifiche contestazioni di studenti e famiglie. Sempre ieri, a Lecce, gli studenti hanno inscenato l'ennesimo "funerale" della ricerca pubblica. E a Roma, a ingegneria, centinaia di persone hanno discusso i disegni di legge del ministro e la portata della manifestazione di stamattina.
Ma per chi a Roma non potrà venire sono state previste anche alcune manifestazioni cittadine. A Trieste assemblea alle 10 presso l'ala sinistra dell'università e alle 15 manifestazione in piazzale Europa. A Salerno blocco della didattica. A Bologna sit-in davanti al rettorato contro la "mercificazione dei saperi e i privati nelle università".
Di fronte a una protesta così ampia il governo risponde sempre allo stesso modo: promette maggiori fondi e il dovuto confronto con la comunità accademica per poi dimenticarsene o dirottare gli stanziamenti su strutture più "controllabili" come l'Iit di Genova. L'obiettivo dichiarato è dividere l'ostilità del mondo universitario e raggiungere accordi con le sue parti più dialoganti. L'ultima novella del ministro Moratti è di ieri: in finanziaria sono previste 7.000 assunzioni di nuovi ricercatori. Parole che stridono con la kafkiana vicenda (era solo qualche mese fa) dei ricercatori vincitori di concorso ma non ancora entrati in servizio dopo due anni. E se si chiede al ministro come saranno trovati i nuovi fondi la risposta è il solito mantra: "Più integrazione tra pubblico e privato". Affabulazioni retoriche che non incantano chi sfilerà oggi.