Manifesto-L'Unione promette battaglia in aula

L'Unione promette battaglia in aula
Scontro in commissione sulla riforma. E oggi Moratti tenta l'intesa con i rettori
MATTEO BARTOCCI
"La condividevo quando era liberal ora mi sembra più una cosa alla Cirino Pomicino"... L'autorevole esponente forzista mette da parte l'aplomb del pensatore e alza le braccia di fronte alle ultime modifiche sulla legge che riforma l'ordinamento della docenza universitaria. Ciononostante oggi la commissione cultura della camera licenzierà definitivamente la legge Moratti, che da calendario dovrebbe andare in aula la prossima settimana. L'opposizione già annuncia che per protesta non presenterà nessun emendamento e diserterà l'ultima riunione della commissione. "Appena la legge arriverà in aula chiederemo che torni subito in commissione per essere finalmente discussa davvero" dicono in coro Titti De Simone del Prc e le Ds Alba Sasso e Maria Chiara Acciarini. Mentre tra i commi della legge spunta un ulteriore obolo elettorale (+ 7%) alle università private prelevato direttamente dal fondo di finanziamento ordinario dello stato.

Un dato per ora è sicuro: "Nella girandola di cambiamenti e dichiarazioni più o meno propagandistiche è davvero difficile trovare il filo conduttore della riforma", dicono come un sol uomo i rettori della Crui nella loro assemblea di ieri aperta alla stampa.

Oggi la presidenza della fondazione che raccoglie i magnifici delle 77 università italiane salirà al ministero dell'Istruzione per parlare con Moratti delle sue ultime idee riformatrici.

Il presidente Crui Piero Tosi si schiera con chi critica il governo: "Si sta lavorando con molta approssimazione e demagogia", sottolineando "la scorrettezza di un atteggiamento politico confuso e contraddittorio che non tiene conto delle esigenze unanimemente espresse dal mondo universitario".

I rettori sperano in un confronto riparatore con il presidente della camera Casini e della VII commissione Adornato (Fi). La Crui però è sempre più sola in questa trattativa istituzionale dell'ultimo minuto: l'unico organismo universitario disposto ad ascoltare le promesse di una ministra che pare non dare indicazioni precise nemmeno al relatore che porta in aula la sua legge. Nell'incontro di oggi con Moratti i rettori sperano di ascoltare proposte concrete, precisando però che su alcuni punti "non è possibile trattare": l'introduzione di un terzo livello di docenza non ad esaurimento in linea con il resto d'Europa (dopo il dottorato un periodo massimo di 2+2 anni di contratti e poi l'ingresso "dei meritevoli" nella terza fascia docente dei "professori aggregati di ricerca", che costerebbe secondo la Crui 240 milioni di euro l'anno); cancellare l'ope legis rappresentata dalla nuova idoneità aperta per professore associato considerata "demagogica, inapplicabile e foriera di costi insostenibili"; una chiara distinzione tra docenti a tempo pieno e a tempo definito e infine fondi in media europea.

"Le urne si avvicinano e la tentazione di 'svendite di fine stagione' è molto forte - sospira il rettore di Padova Vincenzo Milanesi - tuttavia il ritiro del ddl Moratti non mi sembra sia praticabile". Un punto di divergenza, questo, con tutto il resto del mondo accademico, che dalle manifestazioni negli atenei e nei documenti ufficiali ha invitato la Crui a smetterla di ergersi a unica controparte del governo. "La Crui non rappresenta nessuno, solo se stessa - dicono a chiare lettere alcuni parlamentari dell'Unione - la trattativa, una volta ritirata la legge Moratti, si farà in parlamento e con tutto il mondo delle università".