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Manifesto-L'Udc boccia la riforma Moratti

L'Udc boccia la riforma Moratti Lo scudocrociato difende il tempo pieno. Dubbi sulla copertura finanziaria del decreto Continua la protesta Ieri presidio al parlamento. Oggi previsto un nuovo sit-...

21/01/2004
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il manifesto

L'Udc boccia la riforma Moratti
Lo scudocrociato difende il tempo pieno. Dubbi sulla copertura finanziaria del decreto
Continua la protesta Ieri presidio al parlamento. Oggi previsto un nuovo sit-in alle 15. La destra attacca: "Bambini strumentalizzati"
CINZIA GUBBINI
ROMA
Due ostacoli si frappongono all'approvazione definitiva del primo decreto attuativo della riforma Moratti: uno è il parere della Commissione bilancio, che si esprimerà questa mattina, l'altro si chiama Udc ed è l'alleato di maggioranza che già in passato ha fatto le pulci al governo (vedi legge Bossi-Fini). Anche stavolta lo scudocrociato parla attraverso gli emendamenti, e quelli presentati ieri alla Commissione cultura della camera hanno strappato sguardi preoccupati al sottosegretario Valentina Aprea (il ministro Moratti non partecipa alla discussione, è malata): chiedono infatti una revisione radicale del decreto. Il principale chiede la "cancellazione dell'articolo 7 e totale riscrittura del medesimo", cioè lo stravolgimento degli obiettivi ministeriali sulla scuola elementare. L'Udc chiede di tornare alla ripartizione dell'orario stabilito nel `94 (cioè 30 ore compresa la lingua straniera e non 27), ma soprattutto "la conferma dei progetti di istruzione e formazione di tempo pieno e prolungato", il mantenimento del "gruppo docente", la garanzia per tutti i docenti di "contitolarità piena ed effettiva" (questi ultimi due punti significano la cancellazione del cosiddetto "maestro tutor"). Stesse cose si chiedono per le scuole medie, con un ritorno all'orario attualmente vigente, poiché come scrive l'Udc, "la configurazione (nella riforma, ndr) è molto inferiore all'attuale tempo normale". Infine, si chiede lo slittamento dell'attuazione della riforma al 2004-2005 per le prime calssi e all'anno 2005-2006, per le classi a partire dalla terza. Ovvero: bocciatura totale. I Ds hanno annunciato che appogeranno gli emendamenti. Titti De Simone del Prc li considera "degni di nota", poiché "chiedono uan revisione radicale del provvedimento, per questo credo che non verranno mai appoggiati e per questo noi siamo semplicemente per il ritiro del decreto". Non si prevedono notizie migliori dalla Commissione bilancio. Con una lettera i deputati dell'opposizione hanno chiesto l'intervento del presidente della Camera Pier Ferdinanando Casini, che ha risposto rendendo noto che la Commissione bilancio ha già chiesto ulteriori particolari tecnici. Perché dal punto di vista finanziario il decreto zoppica, nonostante la legge delega fosse stata approvata con una raccomandazione della Commissione bilancio che stabiliva l'obbligatorietà di una precisa previsione di spesa per ogni decreto attuativo proposto. Secondo le opposizioni, invece, nel primo decreto mancano totalmente gli investimenti per introdurre l'insegnamento della lingua inglese e dell'informatica (due delle tre "i" con cui il premier ha fatto campagna elettorale, la terza era "impresa") in tutte le scuole elementari. Per non parlare delle scarsissime risorse previste in finanziaria, completamente in controtendenza rispetto a quanto scritto nel Piano finanziario.

Se all'interno del palazzo l'aria ogni tanto si scalda, ma probabilmente si potrà far poco per impedire che il decreto sia presentato al Consiglio dei ministri il 30 gennaio, nella piazza il furore contro il decreto non trova argini. Ieri mattina una folla di insegnanti e genitori si è riunita di fronte a Montecitorio su chiamata di un circolo didattico (VII Montessori). Oggi previsto un nuovo sit-in alle 15.


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