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Manifesto:L'«Onda anomala» non si ferma più

ATENEI Mobilitazioni in tutta Italia

28/10/2008
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il manifesto

Stefano Milani

L'«Onda anomala» non si ferma. Anzi s'ingrossa sempre più, quasi a diventare tsunami contro il decreto Gelmini. Da qui a giovedì, giorno dello sciopero generale indetto da Cgil, Cisl e Uil, sarà tutto uno sbocciare di manifestazioni in giro per lo Stivale. Dai licei alle università, passando per le materne e gli asili. Ieri davanti a un nido di Roma, un bimbo di appena otto mesi indossava una tutina blu con una scritta bianca: "Gelmini? No, grazie". «Se passa questa riforma il primo ad essere colpito sarà proprio lui», dice sconsolata la mamma.
Come darle torto, al suo pargoletto gli si prospetta un futuro niente male. Quando andrà alle elementari troverà il maestro unico e non avrà più il tempo pieno. Alle medie e al liceo (pubblico?) dovrà stare attento al voto in condotta e a docenti esasperati per il magro stipendio. Superato l'ostacolo si ritroverà all'università, non più pubblica nel frattempo trasformata in fondazione. E, per fare bingo, intraprenderà una carriera, rigorosamente precaria, da ricercatore in qualche istituto senza fondi. E il bimbo ormai grandicello tornerà in mutande, come è adesso ma senza pannolone. Esattamente come hanno fatto ieri una trentina di studenti e studentesse della facoltà di Psicologia della Sapienza di Roma, che si sono denudati davanti al rettorato per protestare contro chi «spoglia la ricerca».
Solo una delle centinaia di manifestazioni che anche ieri hanno paralizzato la didattica in tutta la penisola. Sempre a Roma i ragazzi dell'università di Roma Tre sono scesi in strada, hanno impugnato la spugna e lavato i parabrezza dei passanti indossando una maglietta che recita: "Non voglio soldi, faccio pratica per il futuro. No alla 133". Ma è nei licei che la mobilitazione corre senza sosta. Come Milano dove da ieri è «caduto» anche il liceo artistico Boccioni. «Quello che ci siamo presi è solo una piccola parte di ciò che ci spetta», recita uno striscione apposto all'ingresso della scuola. A Napoli un'altra giornata di cortei. Due in particolare: un primo, autorizzato, è partito poco dopo le 10 in alcune strade di Ponticelli; un altro, estemporaneo, si è radunato in piazza del Gesù per dirigersi poi in piazza Municipio. Anche sotto il Vesuvio la conta degli istituti occupati o autogestiti aumenta di ora in ora. Stesse scene si sono viste a Palermo. Davanti la sede della Rai del capoluogo siciliano migliaia di studenti di scuole medie superiori si è radunato ieri per un sit-in, mentre altri dopo un presidio davanti al centralissimo teatro Politeama hanno sfilato in corteo per via Libertà, creando non pochi problemi alla circolazione.
Anche in Toscana la protesta non accenna a diminuire. Ieri a Pistoia si sono tenute lezioni in piazza del Duomo intervallate da alcune letture tratte da Gomorra di Saviano. A Pisa fa capolino nella facciata della Normale un grande striscione: "Un paese vale quanto ciò che ricerca. No alla 133". Centinaia di studenti in rappresentanza delle scuole superiori aretine, San Giovanni e Castiglion Fiorentino e della facoltà di Lettere e filosofia, si sono ritrovati ieri mattina in piazza San Francesco ad Arezzo per protestare contro il decreto Gelmini. Il malcontento arriva anche nella culla del Rinascimento, ad Urbino ieri si sono svolte diverse lezioni a cielo aperto.
Centinaia di candele a formare la parola "Fermatevi" sono pronte ad essere accese dalle scuole di Bologna sul crescentone di piazza Maggiore oggi pomeriggio alle 18:30, sperando che altre piazze italiane facciano lo stesso, «per lanciare un messaggio luminoso» alla vigilia del voto sulla riforma Gelmini in Senato. A Torino l'elenco dei licei e degli istituti in agitazione è ormai lunghissimo, università compresa. Ma la protesta è salita anche più a nord, fino a Trento, dove ieri ha preso il via dalla facoltà di Sociologia una maratona didattica no stop contro la legge 133. Un'iniziativa promossa dal "Comitato No Gelmini" in preparazione della manifestazione di questa mattina che prevede un corteo fino alla sede del rettorato.


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