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Manifesto-L'Europa libera il software

L'Europa libera il software A Strasburgo, con una larga maggioranza, il parlamento ha bocciato la direttiva sulla brevettabilità dei programmi. Una vittoria per l'open source, uno scacco per le mul...

07/07/2005
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il manifesto

L'Europa libera il software
A Strasburgo, con una larga maggioranza, il parlamento ha bocciato la direttiva sulla brevettabilità dei programmi. Una vittoria per l'open source, uno scacco per le multinazionali
ALBERTO D'ARGENZIO
STRASBURGO
Le multinazionali e la Commissione europea escono con le ossa rotte dalla guerra dei software, la crucial tenzone che da tre anni si gioca sulla brevettabilità o meno dei programmi informatici, in pratica l'anima di quasi tutto ciò che ci circonda, dal telefonino alle lavatrici, dai sistemi di controllo delle auto a quelli per le apparecchiature mediche. All'inizio sembrava una battaglia impari, con le grandi imprese schierate in forza contro i partigiani dell'open source, del software libero, ma alla fine sono proprio i piccoli a vincere. Ieri il parlamento di Strasburgo ha inviato un segnale chiaro: in 648 hanno votato contro la proposta dell'esecutivo comunitario e dei 25 stati membri che mirava a immettere un sistema di patenti per i codici e i programmi. Solo 14 gli eurodeputati a favore e 18 gli astenuti. Dopo il voto partono gli applausi, da tutta l'aula, a autocelebrare una dimostrazione di forza del parlamento sulle altre istituzioni comunitarie. Ci volevano 366 voti per buttare la proposta alle ortiche, è arrivato un vero e proprio plebiscito: "Quello odierno è stato un voto storico - ha affermato ieri il presidente del parlamento Josep Borrell - è la prima volta nella storia della istituzione che il parlamento europeo respinge una proposta del Consiglio e della Commissione ancor prima del processo di conciliazione". "È stato scandaloso l'atteggiamento della Commissione - accusa Michel Rocard, ex premier socialista francese e relatore del rapporto sul tema - ha trattato con sarcasmo e disprezzo il parlamento. La Commissione, complice di Microsoft e i 25 avrebbero potuto rivedere la proposta, come chiedevano i due terzi dell'Eurocamera, invece niente".

Il voto non deve infatti trarre in inganno: non tutta l'Eurocamera è per il software libero (solo circa la metà), ma tutta si è ritrovata contro l'atteggiamento arrogante e ambiguo della Commissione (ormai una costante) che puntava a una normativa torbida, poco chiara, in pratica perfetta per far passare de facto la registrazione e l'uso esclusivo dei codici di base, proprio come chiede la cordata composta da Microsoft, Sony, Motorola, Nokia, Siemens, Philips... I giganti vogliono per l'Europa il medesimo sistema in uso negli Usa, Bruxelles e i 25 sono d'accordo con un'unica condizione aggiuntiva: che il software "apporti un contributo tecnico" all'invenzione a cui è applicato. Parole ambigue, poco chiare, comunque sufficienti a impedire che il programma venisse poi utilizzato da qualcun altro per sviluppare operatività differenti, come chiedono i cultori dell'open source e le piccole e medie imprese.

Dopo aver emendato due anni fa la proposta, il parlamento ha chiesto quattro mesi or sono a Barroso e soci di ritirare la proposta di direttiva e di presentarne un'altra, il portoghese faceva orecchie da mercante e andava avanti sperando che un parlamento diviso non fosse in grado di mettersi di traverso a lui e alla grande industria. Gli è andata male: "La Commissione ha finito per mettere d'accordo sia coloro che volevano la brevettabilità, sia pure con alcune modifiche, sia chi la combatteva", riassume Rocard baldanzoso.

"Finalmente - l'opinione di Monica Frassoni, capogruppo dei verdi - si vedono vanificati gli sforzi delle grandi lobby che per mesi e mesi hanno cercato di condizionare le libere scelte degli eurodeputati. È un grande giorno". "È stato sconfitto il sogno monopolistico delle multinazionali", Marco Rizzo dei Comunisti italiani; "ora si deve ripartire da capo e sarebbe bene percorrere la via maestra, quella di regole certe e chiare per un brevetto comunitario per dare all'Europa forza e autonomia rispetto ai colossi mondiali del software", Patrizia Toia, della Margherita.

Il futuro è però incerto. La Commissione ha già fatto sapere che non ha la minima intenzione di presentare un nuovo testo, come le spetterebbe. E così, in questo vuoto legislativo, da Strasburgo viene inviato un chiaro segnale politico di Stop all'Ufficio europeo dei brevetti, che di suo (e senza quadro normativo) ha già patentato 30.000 invenzioni controverse. La politica prova a mangiare terreno ai tecnici: "l'opinione pubblica - conclude Rocard - ha preso coscienza del problema e l'ufficio brevetti ci dovrà ascoltare".


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