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Manifesto-L'equazione irrisolta della laurea

Piero Tosi rieletto presidente della conferenza dei rettori. Via libera alle "lauree a Y", dall'anno prossimo Formule del sapere Dal vecchio "3+2" alla nuova Y: "1+2+2". D'ora in poi negli atenei si ...

19/06/2004
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il manifesto

Piero Tosi rieletto presidente della conferenza dei rettori. Via libera alle "lauree a Y", dall'anno prossimo
Formule del sapere Dal vecchio "3+2" alla nuova Y: "1+2+2". D'ora in poi negli atenei si imparerà a lavorare. Carriere separate, invece, per chi studia
MATTEO BARTOCCI
Nell'era targata Moratti, l'università serra i ranghi. La Conferenza dei rettori (Crui) ha confermato ieri Piero Tosi alla presidenza per altri due anni. Anni che si annunciano come i più difficili per il sistema universitario italiano. L'assemblea dei 77 "Magnifici" che guidano gli atenei del nostro paese ha eletto Tosi quasi all'unanimità (solo 5 le schede bianche). Con lui arriva anche il nuovo comitato di presidenza, composto dai rettori Bianchi (Università mediterranea di Reggio Calabria), Calzolari (Bologna), Decleva (Milano), Fabiani (Roma Tre), Limone (Lecce), Marinelli (Firenze), Milanesi (Padova), Secchi (Bocconi di Milano), Silvestri (Palermo), Trombetti (Napoli Federico II). La conferma di Tosi, rettore dell'università di Siena, non prelude a grandi cambiamenti rispetto alla lunga fase di sofferenza che imperversa sugli atenei. I prossimi anni, infatti, saranno i più difficili per il sistema universitario. Presto molti nodi verranno al pettine: crisi verticale dei finanziamenti statali, riforma dello stato giuridico e della carriera dei docenti, blocco delle assunzioni del personale di ricerca e amministrativo, nuova valutazione della didattica e delle attività delle università, ultimo ma non ultimo, la riforma dei cicli di laurea.

Mercoledì la camera ha dato il parere positivo alle lauree targate Moratti, che saranno adottate in via sperimentale già dal prossimo anno. Si tratta delle famigerate "lauree a Y". Dal "3+2" attuale, introdotto dal centrosinistra - un triennio professionalizzante e un biennio "specialistico" di preparazione alla ricerca -, si passerà a uno spezzatino di "1+2+2" anni, con l'obiettivo esplicito di renderle strumenti immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. Nelle intenzioni del ministero, infatti, il primo anno sarà un periodo di formazione di base (60 crediti), dopo di che le carriere degli studenti si separano per sempre: la famigerata "Y".

Da un lato ci sarà un biennio "professionale", caratterizzato da una serie di stage e tirocini "formativi" nelle aziende. Dall'altro (secondo le "attitudini" dimostrate) si prevedono due anni "metodologici-formativi" di preparazione al biennio finale. Dopo questi tre anni si è "dottori" (180 crediti complessivi). Per chi vorrà proseguire la formazione scientifica invece rimane da conquistare la laurea "magistrale" (altri due anni per 120 crediti). Parzialmente diverso il percorso per chi vorrà diventare medico e per i futuri avvocati e notai. Questi ultimi dovranno affrontare un ciclo articolato in "1+4" anni.

Gli studenti, però, non ci stanno. "La nuova didattica - dice l'Udu, unione degli universitari - getterà definitivamente nel caos il sistema universitario, che sta ancora affrontando i disagi dell'esperimento '3+2'. Un'altra fase transitoria non farà altro che aggiungere maggiori disagi travolgendo anche chi si è iscritto al nuovo ordinamento". Secondo l'Udu la controriforma rafforza "un'università classista, che nega la funzione sociale del sapere". Non a caso si giudica eccessiva la proliferazione di corsi di laurea (sono quasi 3mila) "della cui validità culturale è spesso lecito dubitare".

Per il via libera definitivo, tuttavia, restano soltanto i decreti attuativi del ministero. A nulla sono valsi il parere negativo del Consiglio di stato e le perplessità della Crui e del Cun. La riforma del centrodestra parte quando quella precedente (il decreto Zecchino del `99) non ha avuto tempo nemmeno per un periodo di prova. E' davvero grande la confusione sotto il cielo."


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