Manifesto: L'autunno caldo degli studenti
Scuola In centinaia di migliaia invadono le piazza di 130 città per «bocciare» il ministro Fioroni
Nel mirino le risorse nella finanziaria, gli esami di riparazione e il numero chiuso nelle università
Giacomo Russo Spena
Giornata nera ieri per il ministro Fioroni. Avrà avuto un bel mal di pancia nel vedere centinaia di migliaia di studenti invadere le strade di più di 130 città per contestarlo. E' già iniziato nelle scuole l'autunno caldo. Più risorse in finanziaria per scuola e università, per didattica e edilizia; una legge nazionale per stabilire un reale diritto allo studio,uno stop al numero chiuso, la possibilità di accedere al sapere e alla cultura per tutti; infine più democrazia e diritti per gli studenti nei luoghi di formazione. Una piattaforma completa e radicale quella degli studenti, capace di far tremare i palazzi della politica.
Imperiosi anche i numeri della mobilitazione: 20 mila a Roma e a Napoli, 15 mila a Milano e a Torino, solo per citare le più affollate. Indubbiamente la protesta ha visto una partecipazione superiore anche alle attese degli stessi organizzatori. «Il dato emerso è l'incredibile spontaneismo - spiega Roberto Iovino, coordinatore nazionale dell'Unione degli studenti - che ha portato migliaia di giovani a rivendicare i propri diritti. Ma è solo l'inizio, il 20 ottobre saremo in piazza contro tutte le forme di precarietà con una piattaforma per il libero accesso ai saperi». Nella mobilitazione non traspare solo malcontento, che si esprime anche con canti grillini come «Fioroni vaffanculo», ma precise rivendicazioni. Nessuno strillo politico ma tanti ragionamenti. «Studiare - affermano gli organizzatori - è diventato un privilegio. Chiediamo sconti non solo sui libri di testo, ma anche nell'ingresso nei cinema, nei teatri e in tutti gli spazi culturali». In cima alle contestazioni c'è la proposta di Fioroni di reinserire l'esame di riparazione. «Non si può capire - dice Valentina dell'Uds - la preparazione di uno studente su una sola prova. Meglio inserire dei corsi di recupero durante tutto l'anno scolastico che mettono in condizione di recuperare veramente il debito nella materia. Ovviamente questo deve essere compito delle scuola e non dei privati. Inoltre - conclude - debiti e crediti non possono essere un calcolo algebrico così come vuole il ministro». Ma nel colorato e partecipato corteo di Roma si chiede anche altro. Ci sono striscioni che attaccano il «governo di guerra», altri che invocano «una scuola libera e laica». Senza dimenticare quello illuminante d'apertura: «Le nostre idee fanno scuola». Ciò che sorprende è la bassissima età dei manifestanti, che già dimostrano una ferrea conoscenza dei propri diritti tanto da volere uno «nuovo statuto degli studenti che sappia leggere i nostri bisogni e i nostri desideri».
La manifestazione romana ha vissuto qualche attimo di tensione quando è stata costretta ad «allontanare» una ventina di giovani del Blocco studentesco, dell'area politica di estrema destra, che in modo provocatorio avevano intonato cori inneggianti a Mussolini. I ragazzi hanno poi invaso l'università La Sapienza, prima occupando la scalinata del rettorato, poi improvvisando un'assemblea pubblica nella facoltà di Chimica. E' qui che sono arrivate le contestazioni anche per Mussi. Giorgio dei Collettivi universitari della Sapienza ritiene la sua riforma peggiorativa di quella «già terribile» della Moratti. «Ha esteso - spiega - il numero chiuso per l'ingresso nelle facoltà e ha aumentato le tasse». Ma il nocciolo della questione è un altro e proviene dal passato: la riforma Zecchino-Berlinguer del 3+2. «E' da quella legge del centrosinistra - si sfoga - che è iniziata la mercificazione dei saperi e la cultura si è sottomessa alle dipendenze delle imprese».
Stessa partecipazione a Milano, dove protagonisti sono stati i collettivi medi e i giovani del centro sociale il Cantiere. Inizialmente era previsto solo un presidio sotto la sede dell'assessorato regionale all'istruzione, poi è partito un corteo spontaneo per le vie del centro. Radicali anche i contenuti. «Siamo - afferma Luca - la spina nel fianco di questo governo e ci stiamo preparando per lo sciopero sociale del 9 novembre. Fino a quella data metteremo in piedi una serie di conflitti, in primis contro il copyright e gli strumenti di controllo dei liberi saperi».