Manifesto: L'Aula approva, la scuola no
Liscia come l'olio. La riforma della scuola - che riforma non è, come ha ammesso ieri anche la stessa ministra dell'Istruzione Mariastella Gelmini
Eleonora Martini
ROMA
Liscia come l'olio. La riforma della scuola - che riforma non è, come ha ammesso ieri anche la stessa ministra dell'Istruzione Mariastella Gelmini, non presente in Aula - ha ottenuto il primo via libera ieri sera alla Camera. Il governo ha incassato la fiducia sul maxiemendamento che sostituisce interamente il decreto legge 137. Dei 576 deputati votanti, chiamati alla conta per appello nominale, 321 hanno votato «Sì» e 255 «No», due gli astenuti. Il voto finale di Montecitorio sul provvedimento è previsto, in diretta tv, per le 18 di domani. Poi la parola passa al Senato. Durante la giornata di oggi invece il gruppo del Pd tenterà di resuscitare un minimo di dibattito parlamentare presentando gli oltre 180 ordini del giorno ottenuti dalla trasformazione degli altrettanti emendamenti ormai bypassati dalla mossa del governo. Altri quattro odg verranno esposti dal Movimento per le autonomie che - assieme a Pdl, Lega Nord e Partito repubblicano - ha votato la fiducia al governo, anche se nella dichiarazione di voto del gruppo il deputato Iannaccone ha espresso la preoccupazione dell'Mpa per «i tagli» imposti al sistema educativo e per il possibile conseguente «divario tra scuole del nord e del sud del paese». L'Udc invece, assieme all'opposizione, si è opposta alla fiducia. Infine, il gruppo delle Minoranze linguistiche ha deciso di astenersi perché in questo modo «le funzioni legislative del parlamento appaiono esautorate, e non è ammissibile che una materia così delicata possa essere trattata con un decreto d'urgenza». Zeller, parlando a nome delle Minoranze linguistiche, ha annunciato che «la provincia autonoma di Bolzano non intende adeguarsi alla norma che ripristina il maestro unico: provvederemo a mantenere l'attuale assetto delle scuole primarie con un'apposita legge provinciale».
Al centro del breve dibattito che ha preceduto il voto - un'ora in tutto - la scelta governativa di imporre il voto di fiducia, la sesta in cinque mesi di legislatura e «la prima nella storia repubblicana su elementi che riguardano la scuola e l'ordinamento scolastico», come ha fatto notare l'ex ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni. Una decisione che Gelmini continua a giustificare - contraddetta dal ministro delle Relazioni con il parlamento, Elio Vito, che parla di «motivi tecnici» e non politici - puntando il dito contro l'ostruzionismo dell'opposizione. Di cui deve avere una tale paura, tanto da aver deciso ieri di evitare l'Aula. Partecipando però in giornata ad un convegno, Gelmini ha spiegato meglio quello che pensa del suo decreto 137: «Più che una riforma, la mia credo sia una manutenzione della scuola». Di sicuro, «è un provvedimento che si scrive Gelmini ma si legge Tremonti», dice la deputata Silvana Mura (Idv), la prima a rivolgersi «alla ministra che non c'è», assente «ingiustificata».
Anche Maria Coscia, membro della commissione Cultura della Camera e responsabile Scuola del Pd, parla al convitato di pietra e la accusa di «raccontare bugie gli italiani» e di non volersi confrontare con il merito delle questioni. Altro che ostruzionismo, dice, visto che all'opposizione non è stato consentito nemmeno di presentare gli emendamenti. Per Coscia «il punto centrale della riforma è l'articolo 4, quello sul maestro unico, gli altri articoli servono solo a spostare l'attenzione degli italiani su altri argomenti». Eppure il Pd avrebbe tentato il confronto anche sugli altri punti: «Abbiamo cercato - continua Coscia - di dare un senso alla valutazione del voto in condotta proponendo di inserirlo all'interno di un patto educativo tra famiglia, studente e scuola». Ora questa proposta sarà contenuta in uno degli oltre 180 odg che verranno presentanti oggi alla Camera e che, se approvati, potranno sollecitare il governo ad affrontare i problemi della scuola a 360 gradi. «Tenteremo di dare corpo ad una riforma solo ideologica - spiega Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera - affrontando il problema del tempo pieno, dei moduli, della formazione dei docenti alla cultura della valutazione, dei valori della Costituzione di cui deve essere intriso tutto l'insegnamento, e di interventi fiscali sulle famiglie, altro che spot sui libri on line e nuove tecnologie». Ma la ministra Gelmini già guarda oltre, e chiede alle aziende la sponsorizzazione di scuole e università.