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Manifesto: «Italia all'avanguardia, ma la cattiva politica ha tagliato i fondi»

INGEGNERIA SISMICA Rui Pinho, ricercatore dell'università di Pavia: «Dobbiamo adottare la stessa filosofia di California e Giappone»

09/04/2009
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il manifesto

Eleonora Martini

Legno e acciaio contro muratura e cemento armato. C'è chi sostiene che il paragone con il Giappone o la California - dove un terremoto come quello de L'Aquila non sarebbe un dramma - non tiene proprio. Soprattutto perché, come spiegano alcuni esperti di ingegneria sismica dell'Ingv e dell'Università di Pavia, a fianco dell'edilizia convenzionale sostanzialmente basata sul legno, in quei paesi è l'acciaio a dominare nelle strutture moderne. Senza parlare del fatto che i centri storici su base medievale, come quelli del capoluogo abruzzese, non fanno parte di certo patrimonio storico. Che è anche culturale, e che produce la filosofia - malamente scimmiottata da Berlusconi - secondo la quale distruggere e ricostruire ogni 20 o 30 anni, è meglio che restaurare e mettere in sicurezza. Da noi invece, seguendo le orme cinquecentesche della muratura, sono state sviluppate altre tecniche edilizie, «di certo non inferiori». E nel Belpaese «non mancano neppure conoscenze scientifiche e leggi adeguate». «Basti pensare che l'Ocse ha appena assegnato all'Italia (battendo in finalissima la Germania, il 23 novembre 2008) il coordinamento scientifico del Global earthquake model, progetto finalizzato a costruire la prima mappa mondiale di rischio sismico, incrociando le conoscenze scientifiche su terremoti e vulnerabilità delle strutture», come racconta Rui Pinho, ricercatore all'Università di Pavia e collaboratore di Gian Michele Salvi, massima autorità italiana in materia. È di intelligenza politica dunque che abbiamo bisogno. Che poi vuol dire risorse.
«E invece no: il confronto col Giappone o la California è perfettamente giustificato - insiste Pinho - perché se le tecniche edilizie sono diverse, l'obiettivo di anteporre la salvaguardia della vita umana deve essere lo stesso». Oggi le conoscenze tecnico-scientifiche, assicura il ricercatore brasiliano trapiantato in Italia, permettono di migliorare la resistenza sismica di strutture vecchie e antiche. Opere d'arte e chiese, dunque, ma anche edifici, ponti, viadotti, autostrade e tutte le grandi opere costruite prima degli anni '80 «quando le normative italiane erano abbastanza carenti». Ma soprattutto prima di quella che Pinho considera una «svolta verso l'edilizia moderna». «Le metodologie hanno fatto un vero passo da gigante nei primi anni '90. Poi nel 2003 (con l'ordinanza della presidenza del consiglio dei ministri del 20 marzo, ndr) è stato mappato sismicamente tutto il territorio italiano e sono state introdotte leggi antisismiche modernissime ispirate al concetto della gerarchia delle resistenze secondo il quale in una struttura vanno identificate le zone critiche da salvaguardare assolutamente, affinché l'edificio non collassi». E sono stati disposti i requisiti tecnici del cemento armato, come «l'armatura obbligatoriamente nervorata e deformata, anziché liscia». Da allora la normativa sismica è in continua evoluzione ed è stata raccolta nel decreto ministeriale del 14 gennaio 2008 che ha subito però continue proroghe, tanto che ieri in commissione Ambiente della camera è passata la mozione Lega-Pd che impegna il governo a ritirare l'ennesima proroga «per assicurare uniformi livelli di sicurezza nella progettazione di edifici e di opere». Va detto però, come fa notare Massimiliano Stucchi, sismologo dell'Ingv, che «se il patrimonio edilizio italiano ha accumulato un deficit di norme sismiche che entravano in vigore per zone, ogni volta che si verificava un terremoto, la cosa non vale per L'Aquila e l'Abruzzo, classificati altamente sismici fin dopo il terribile terremoto di Avezzano del 1915». CONTINUA | PAGINA 6
Dunque perché, oltre all'ospedale, alla prefettura, alla casa dello studente o alle palazzine appena edificate venute giù nell'aquilano, la scossa di domenica notte ha provocato anche «gravi lesioni strutturali» al lungo viadotto di Popoli e a 13 chilometri dell'A25 Roma-Pescara? «In California, l'ente responsabile della rete autostradale da 25 anni sta intervenendo su ponti e viadotti e li sta riadeguando alle moderne conoscenze antisismiche - spiega ancora Rui Pinho - Ma il problema è il costo elevato». Così come è elevato il costo di una perizia sulla stabilità sismica di un edificio: può arrivare perfino al 10% del valore dell'immobile. Il perché non è molto chiaro, visto che saremmo (così spiegano) il paese più all'avanguardia nel settore: «Il prezzo è elevato perché per fare una verifica sismica su ogni edificio ci vuole molto tempo, almeno due o tre mesi, e le tecniche sono molto costose: bisogna analizzare la resistenza dei materiali utilizzati, mettere a punto dei modelli numerici con i quali individuare i punti deboli della struttura, e infine progettare un adeguamento per eliminare queste debolezze». Sulle autostrade A24 e A25, ancora ieri interrotte e a tratti vietate al traffico pesante, i tecnici dell'Anas e della società concessionaria "Strade dei parchi" stanno ancora lavorando e la perizia non è ancora ultimata. Come sarà forse la magistratura a stabilire se gli edifici crollati a L'Aquila siano stati costruiti illegalmente, su progetti sbagliati, con materiali scadenti o quant'altro.
Ma di sicuro, quello che è mancato «è l'applicazione delle norme e i fondi». «In Italia, seguendo la nostra cultura edilizia, bisogna introdurre campagne di adeguamento sismico del patrimonio esistente - conclude Pinho - e se spetta alle Regioni valutare la tenuta sismica delle strutture, è dal governo centrale che devono arrivare i fondi necessari. Mentre sono sempre stati troppo pochi, non solo in questo periodo di crisi economica».
Le risorse destinate non sono mai adeguate, ma è un risparmio che sfrutta la sorte delle amministrazioni e degli esecutivi che sperano di non doversi mai trovare, nell'arco della loro legislatura, a dover affrontare un post terremoto come questo. Un risparmio che fa scempio di vite umane. Ma come dice, saggiamente, l'esperto in ingegneria sismica, «la politica tipicamente è associata alle risorse». Se non ci sono stanziamenti ad hoc, è perché «non c'è stata una politica forte».


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