Manifesto-In piazza per difendere il tempo pieno"
In piazza per difendere il tempo pieno" I Coordinamenti per la difesa della scuola pubblica manifesteranno a Roma sabato 17 M.D.C. Non si sono lasciati abbindolare dalle rassicurazioni del ministr...
In piazza per difendere il tempo pieno"
I Coordinamenti per la difesa della scuola pubblica manifesteranno a Roma sabato 17
M.D.C.
Non si sono lasciati abbindolare dalle rassicurazioni del ministro dell'istruzione Letizia Moratti sulla permanenza di un tempo scuola di 40 ore, e così genitori e insegnanti si preparano a scendere in piazza in difesa del tempo pieno. L'appuntamento, per gli oltre trenta comitati e coordinamenti nati spontaneamente in tutta Italia, è per sabato prossimo a Roma, dove si svolgerà una manifestazione nazionale, con partenza alle 14 da piazza della Repubblica e arrivo a piazza del Popolo, al quale parteciperanno anche Cgil scuola e Cisl scuola, Cobas, associazioni professionali del settore come Cidi e Mcr, ma anche organizzazioni della società civile come Arci e Libera e i partiti dell'opposizione. Domani mattina i promotori incontreranno i parlamentari del centrosinistra e di Rifondazione comunista, e da qui a sabato prossimo saranno diverse le iniziative locali e gli incontri di preparazione: spettacoli, giochi e intrattenimenti per bambini, attraversamenti stradali a passo di lumaca. Sempre per domani è previsto un sit-in a piazza Montecitorio, mentre giovedì prossimo dalle 15 alle 16,30 in cento scuole romane bambini e genitori lanceranno palloncini in difesa del tempo pieno. Secondo gli organizzatori della protesta il primo decreto attuativo sulla scuola dell'infanzia, elementare e media, della legge 53, la cosiddetta riforma Moratti, avrebbe un effetto devastante sulla scuola pubblica: riduzione del tempo scuola e cancellazione del tempo pieno e prolungato, istituzione del tutor, personalizzazione dei percorsi, iscrizioni anticipate, riduzione della scuola dell'infanzia a parcheggio, introduzione del doppio binario licei e formazione professionale, cancellazione dell'obbligo scolastico. "No ai tagli sui fondi per la scuola pubblica; no al decreto perché fa tornare indietro una scuola tra le migliori al mondo; il tempo pieno non sarà più un progetto pedagogico gratuito come è attualmente ma un doposcuola a pagamento e si tornerà ad avere un insegnante, detto tutor, unico soggetto a decidere il programma didattico per il bambino; la mensa, da momento educativo e di socializzazione, diventerà una sorta di parcheggio con un solo insegnante a controllare 60-80 bambini. Per questi no e altri no partecipiamo con i nostri bambini alla manifestazione", scrive il coordinamento romano in difesa della scuola pubblica, che per questo chiede al governo Berlusconi il ritiro immediato del decreto.
Negli ultimi mesi, nonostante "l'opera di disinformazione" del ministero, si sono moltiplicate assemblee, raccolte di firme, mozioni, documenti e iniziative di informazione. Ma il tempo ora stringe, perché le commissioni parlamentari entro il 19 gennaio dovranno esprimere un "parere non vincolante" prima che il governo licenzi definitivamente il decreto. Quello di gennaio è inoltre il mese delle iscrizioni, e dunque per comitati e coordinamenti è indispensabile "produrre il massimo sforzo di mobilitazione entro quella data".