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Manifesto: In classe con chi? La scuola nel caos

ABRUZZO Al via le lezioni, tra paure e incertezze

12/09/2009
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il manifesto

Eleonora Martini INVIATA A L'AQUILA

A poco più di una settimana dal suono della campanella, a L'Aquila e dintorni il mondo della scuola è in subbuglio. A stare con il cuore in gola per il primo giorno di lezione, quest'anno non sono solo i circa 15 mila iscritti delle scuole di ogni ordine e grado - dalle elementari alle superiori - dei comuni terremotati, ma anche le loro famiglie, gli insegnanti, il personale Ata, gli amministrativi, le segreterie dei circoli didattici, e con loro l'intero apparato amministrativo dei paesi del "cratere". Motivo? Non solo perché il 21 settembre (ma la data potrebbe essere posticipata) sarà la prima volta da quel maledetto 6 aprile che gli studenti torneranno a scuola tra quattro mura e sotto un tetto. Il fatto è che, malgrado l'accelerazione impressa negli ultimi giorni e l'affannoso lavoro del personale scolastico costretto ad operare in condizioni che definire caotiche sarebbe un eufemismo, rimane difficile trovare qualcuno disposto a giurare per quel giorno sul perfetto funzionamento dell'intera macchina organizzativa.
Certo, le strutture ci sono, forse perfino a sufficienza, anche se in alcune scuole non si potranno probabilmente evitare i doppi turni. A L'Aquila, gli istituti lesionati leggermente dal terremoto sono stati ristrutturati fin da subito e sono ora pronti per accogliere circa 700 alunni, mentre altri 15 plessi (per 2200 alunni) con lesioni più serie ma non strutturali sono in via di rifacimento, con una spesa totale di 50 milioni di euro. Ma soprattutto si punta sui cosiddetti Musp (Moduli ad uso scolastico provvisorio) che sostituiranno 18 plessi di scuole statali distrutte o quasi del centro storico e della periferia (4000 studenti) e 8 tra paritarie e comunali (1000 alunni). Costati 61 milioni di euro, non sono stati ancora consegnati ma fanno già bella mostra di sé nelle due aree prescelte non lontano dalla zona rossa. Ubicazione felice, questa, voluta dai sindacati e da tutto il mondo scolastico, a dispetto di chi aveva scelto l'opposta politica urbanistica delle new town in periferia. Altri 50 milioni di euro sono invece destinati alla realizzazione dei Musp negli altri comuni del "cratere": sorgeranno in 17 località come Pizzoli, Montereale, Ovindoli, Rocca Di Mezzo, Scoppito. In totale sono 34 strutture destinate ad ospitare 6 mila alunni, ma la loro consegna è inesorabilmente destinata a slittare, soprattutto per quelli costruiti sui lotti assegnati con l'ultimo dei due bandi di gara, scaduti il 21 luglio e il 27 agosto scorsi. Le ditte vincitrici che si sono spartite i 110 milioni di euro - tra le quali vale la pena di segnalare la "Walter Frezza costruzioni" dell'Aquila, che è anche una delle tre sole ditte abruzzesi che si sono aggiudicate otto dei trenta lotti del progetto "C.a.s.e", secondo quanto riportato dal quotidiano Il Centro, e che è impresa nota in città, anche perché associata agli scavi di via XX Settembre 79 per la costruzione di un garage di fianco ad un palazzo che crollò durante il terremoto, e alla ristrutturazione del 2007 dell'ospedale San Salvatore affidata alla ditta di Armidio Frezza - sono in molti casi ancora indietro con i lavori. «In alcuni paesi del cratere gli appalti non sono stati nemmeno assegnati - accusa invece la presidente della provincia Stefania Pezzopane -: scegliendo di esautorare comuni e provincia dalla competenza sull'edilizia scolastica e affidando invece potere e risorse solo nelle mani del governatore della Regione, Chiodi e del provveditorato alle opere pubbliche, si è prodotta farraginosità e inefficienza».
Ma se comunque l'edilizia scolastica è un problema in via di soluzione, il grattacapo, invece, sta nel fatto che nessuno sa con esattezza quanti bambini e ragazzi si siederanno davvero sui banchi a loro riservati secondo le iscrizioni scolastiche chiuse a febbraio 2009, prima cioè del terremoto. Nessuno lo sa perché sono pochi gli aquilani che sanno con certezza dove andranno a vivere nei prossimi mesi. E infatti gli studenti che hanno richiesto i cosiddetti "nullaosta" sono pochi, troppo pochi per un territorio così sconvolto dal sisma: in cinquecento circa, su 15 mila, hanno chiesto il trasferimento dalle scuole dell'aquilano a quelle della costa adriatica o di altre località. E qualche altro centinaio chiede di spostarsi da un istituto all'altro, ma sempre all'interno del "cratere". E questo è tutto, per il momento.Ma un figlio iscritto nelle scuole aquilane, si sa, fa salire il punteggio nella graduatoria per l'assegnazione di un appartamento del progetto C.a.s.e. e il futuro scolastico dei piccoli è, così, legato indissolubilmente all'ordinanza che sancirà definitivamente i criteri per il punteggio e che Guido Bertolaso tiene ancora nascosta nel cassetto. È pronta, ma la tirerà fuori, probabilmente, solo a ridosso dell'apertura delle scuole.
«Scuola e casa sono due problemi inscindibili per le famiglie che soffrono oggi di grandi incertezze perché non sanno dove andranno a vivere e di conseguenza dove iscriveranno i lori figli, e hanno grosse perplessità anche sulla sicurezza delle strutture scolastiche». Cinzia Angrilli, segretaria provinciale della Flc-Cgil racconta di lunghi incontri con le famiglie nel tentativo di rassicurarle, ma senza grandi successi. «Non è vero che c'è fiducia nelle istituzioni, purtroppo non è vero quel che dice il presidente Giorgio Napolitano».
Eppure l'istituzione scolastica è fatta di persone come Genovina Miconi, dirigente del secondo circolo didattico dell'Aquila (corrispondente al centro storico) che racconta: «Per tutta l'estate abbiamo lavorato sull'aspetto psicologico: gli insegnanti con il supporto degli psicologi hanno cercato di fortificarsi e di prepararsi ad aiutare i bambini e le loro famiglie a metabolizzare questa brutta esperienza». Non sarà facile questo nuovo anno scolastico, il primo della nuova era: «Anche noi insegnanti siamo terremotati. Che devono aiutare altri terremotati».


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