Manifesto: Il Vaticano ordina, il governo sgancia
La Cei contro i tagli alle private. E in mezz'ora i soldi rientrano
COME CEI COMANDA
È bastato che la Conferenza episcopale facesse la voce grossa contro l'esecutivo perché il taglio di 134 milioni alle scuole paritarie rientrasse. Per la Chiesa sono «un diritto inalienabile». E in meno di un'ora i vescovi ottengono quello che non è riuscito in decine di manifestazioni a centinaia di migliaia di insegnanti e genitori
Eleonora Martini
È bastata l'agitazione dei vescovi - nel senso emotivo, non di mobilitazione (che è stata invece solamente annunciata) - per far scattare sull'attenti la maggioranza. Decisamente superfluo che si sia scomodato addirittura Sua santità in persona. Tagli alle scuole cattoliche? «Possono dormire su quattro cuscini», ha assicurato il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas. E così sia.
Mesi di manifestazioni, mezza Italia che protesta per il taglio di 8 miliardi alla scuola pubblica statale e per gli 83 mila maestri in esubero, e niente. Il governo non ha dato il minimo cenno di ripensamento, anzi. «Non retrocederò nemmeno di un centimetro», annunciò in proposito tempo fa Berlusconi. Nemmeno una tragedia come la morte di Vito Scafidi, lo studente morto sotto il soffitto di una scuola di Rivoli, hanno convinto il Pdl ad accettare la proposta avanzata dall'opposizione in Commissione Bilancio del Senato di reinvestire almeno una parte di quei "risparmi" sulla sicurezza delle infrastrutture scolastiche. Ma la minaccia di mobilitare le scuole cattoliche contro il taglio di 134 milioni di euro al fondo per le scuole paritarie, lanciata non a caso ieri mattina dal direttore dell'Ufficio nazionale della Cei per l'educazione, monsignor Bruno Stenco, ha ottenuto l'immediato dietro front della maggioranza. Figuriamoci poi se si poteva ignorare l'appello sollevato personalmente da Papa Benedetto XVI - durante la cerimonia di accredito del nuovo ambasciatore argentino - per «l'adozione di misure a favore dei genitori che li aiutino nel loro diritto inalienabile di educare i figli secondo le proprie convinzioni etiche e religiose». Nel giro di poche ore, la Commissione Bilancio del Senato, al lavoro sul testo della legge finanziaria, è riuscita ad approvare un emendamento del relatore Maurizio Saia (Pdl) che prevede il ripristino di 120 milioni di euro per quel fondo. Risorse che però non andranno solo ai 2.304 istituti cattolici (secondo la Federazione Fidae) ma a tutte le 13.287 scuole paritarie che comprendono anche le comunali e quelle non religiose del privato sociale. La maggioranza delle scuole paritarie accreditate, infatti, sono per l'infanzia (8 mila, secondo la Fism) e si tratta prevalentemente di istituti comunali. Le rimanenti invece sono scuole elementari, quasi tutte cattoliche. «Soldi che, secondo la legge 62/2000, andranno ripartiti per sezioni territoriali e non per tipologia - spiega il capogruppo Pd in commissione Istruzione del Senato, Antonio Rusconi - quindi non possono essere elargiti in prevalenza alle scuole cattoliche». Anche se spetterà al governo decidere come esattamente saranno distribuite queste risorse, almeno stando ad un secondo emendamento presentato dal relatore alla finanziaria, Gilberto Pichetto Fratin (Pdl), e approvato in Commissione Bilancio, che rimanda al ministro dell'Istruzione la responsabilità di stabilirne i criteri.
Molti a sinistra dunque accusano il governo di essere «servile con le gerarchie vaticane» (parole di Franco Grillini, presidente Gaynet), o di correre «al primo fischio» d'Oltretevere (espressione del segretario del Prc, Paolo Ferrero). Ma a parte le modalità con cui si è deciso di rifinanziare parzialmente il fondo per le scuole paritarie, nel merito nessuno protesta. Anzi. «Il comportamento tenuto dal governo è offensivo - attacca Maria Coscia, responsabile scuola per il Pd - poiché presenta il doveroso ma parziale reintegro delle risorse come una benevola concessione». Si tratta pur sempre di tagli, aggiunge la deputata, dato che «tra i 120 milioni reintegrati e i 134 originari ci sono 14 milioni di differenza. Quindi c'è poco da gioire, è l'ennesimo colpo per le famiglie visto che le paritarie, quelle del privato sociale e le tantissime scuole comunali dell'infanzia, suppliscono l'offerta del sistema statale assicurando un servizio educativo fondamentale». Sarebbe infatti un grosso problema, puntualizza Coscia, se le scuole comunali dell'infanzia non fossero finanziate lasciando a casa molti bambini dai 3 ai 6 anni. Ma Coscia attacca il governo anche per aver tagliato «23 milioni di euro per la sicurezza edilizia delle scuole» e per aver respinto due emendamenti del Pd che ne chiedevano il reintegro. «In Commissione Bilancio avevamo proposto - racconta Rusconi - almeno di reinvestire il 20% di quegli 8 miliardi sottratti alla scuola pubblica su un piano per le insfrastrutture, ma non ci hanno nemmeno presi in considerazione». E dunque, «ben venga la marcia indietro del governo». Ma a questo punto l'opposizione, dentro e fuori il Parlamento, si chiede: perché non dimostrare la stessa capacità di ascolto anche per la scuola e l'università pubblica?