Manifesto: Il Tar commissaria Gelmini
Il tribunale del Lazio: «Reintegrare i precari o lo farà un funzionario delegato». Ma la ministra dice no: «Un emendamento annullerà la sentenza»
Antonio Sciotto ROMA
Vittoria dei precari della scuola e smacco per Mariastella Gelmini: la ministra dell'Istruzione è stata addirittura minacciata di commissariamento dal Tar del Lazio. E se non ottempererà a una sentenza dello stesso tribunale, tra un mese sarà effettivamente commissariata. Ma lei non si arrende e rilancia: un emendamento annullerà le ordinanze del Tar - preannuncia - e tutto tornerà come avevo stabilito io. Si apre dunque un nuovo periodo di caos, una guerra tra le due istituzioni, e - quel che è peggio - una guerra tra gli stessi precari, quelli che erano stati favoriti dalla ministra e quelli «sostenuti» dal Tar.
La vicenda riguarda le ormai (tristemente) note graduatorie dei contrattisti a termine della scuola, rivoluzionate dalla ministra nel corso dell'ultimo anno in forza di un decreto che ha imposto il declassamento agli ultimi posti (in coda) a tutti quegli insegnanti che hanno chiesto il cambio di provincia. Dopo una serie di ricorsi, controricorsi e bocciature (sempre del provvedimento Gelmini), finalmente ieri il Tar ha deciso di agire in modo ultimativo, e ha chiesto di ripristinare in graduatoria i posti spettanti per diritto ai precari secondo il loro punteggio: e se la correzione non avverrà entro 30 giorni - ha sentenziato il Tribunale - al ministero verrà inviato un commissario (peraltro già individuato) che la farà in via sostitutiva. Insomma: s'adda fà.
Il tutto ha avuto inizio nell'aprile scorso, quando Gelmini, nella sua solerzia taglia-posti, si era inventata una legge per far fuori centinaia - se non migliaia - di contrattisti: la norma, di chiara ispirazione leghista, prevedeva in pratica l'annullamento del punteggio maturato per tutti quei docenti che facevano domanda di inserimento in liste di altre province; ovvio che la misura mirava a colpire gli insegnanti del Sud, condannati a emigrare verso il Nord per il sovraffollamento delle liste meridionali e il minor numero di pretendenti iscritti in quelle settentrionali.
Una settantina di precari, insieme a un'altra trentina assistiti direttamente dall'associazione di categoria Anief, ha nel frattempo presentato ricorso, ammesso poco prima della pausa estiva dal Tar del Lazio. Ma la ministra non ha voluto sentirci, da quell'orecchio: ha dato comunque ordine agli uffici scolastici provinciali di mettere in coda i precari «emigrati», e nel frattempo ha fatto a sua volta ricorso al Consiglio di Stato. Sperando di vincere.
Il Consiglio di Stato, però, la settimana scorsa ha respinto il ricorso del ministero. Gelmini ha tentato di tappare il buco facendo inserire solo i ricorrenti (e non tutta la platea dei messi in coda) al loro posto di diritto, ma «con riserva». Di ieri la sentenza ultimativa del Tar: i precari ricorrenti vanno iscritti senza riserva, ma a pieno titolo, al loro posto, operando il cosiddetto inserimento «a pettine», cioè tra gli attuali presenti in graduatoria, e non più nella coda della lista.
Se non verrà fatto entro il termine perentorio dei 30 giorni, il Tar invierà il commissario - già individuato nel dirigente generale della Funzione pubblica Luciano Cannerozzi - che eseguirà la correzione in via sostitutiva. Dal canto suo, ieri la ministra ha risposto che «è pronto un emendamento al decreto 'salvaprecari' che conferma i provvedimenti del ministero e che consentirà di rendere inefficace il pronunciamento del Tar e di evitare il commissariamento: l'emendamento non consentirà il trasferimento da una graduatoria all'altra, garantendo (e limitando) però la possibilità di inserimento in coda in altre 3 province, in posizione subordinata rispetto a coloro che sono già inseriti in queste ultime. Nulla dunque - conclude - cambierà rispetto a quanto già deciso dal ministero».
Si potrebbe così inaugurare un nuovo periodo di caos: secondo l'Anief sono già 7500 i precari che hanno presentato ricorso al Tar, e la platea totale degli interessati sarebbe di 15 mila persone. Bisognerà poi capire davvero se l'emendamento targato Gelmini sarà sufficiente a chiudere la questione, come spera la ministra. Intanto anche nelle classi la confusione potrebbe essere destinata ad aumentare, nel caso in cui si dovesse rimettere mano più volte alle graduatorie e dunque alle assegnazioni, in molti casi già avvenute